Cari amici,
nel Regno Unito è una tradizione: arriva l’estate, e con lei una forma di campeggio tipicamente inglese. Non parlo delle famiglie che si avventurano sui litorali con le borse frigo, i fornelletti Primus e le grosse tende pod ad apertura rapida buone per ogni stagione. Questo tipo di campeggio deve rispondere a delle severe leggi storiche. Qui l’estate è famosa per i rievocatori, e in particolar modo per i medievalisti: uomini e donne -e a volte i loro figli- con un’autentica doppia vita, che soprattutto nei fine settimana diventano un popolo di un’altra epoca; gente in costume giunta dal passato per una mascherata di abiti e modi. È una pratica che affonda le radici nei masque di corte, nelle rappresentazioni comunitarie e nelle sfilate pubbliche. Il suo fascino e il suo crescente successo sembrano derivare da una certa voglia di sicurezze nostalgiche, come anche dal desiderio inconscio di fare un passo indietro nel passato, sia che -come facciamo quasi sempre- si parli del clima ("Finalmente un’estate come quelle di una volta!”) sia che si finisca per essere eccessivamente sentimentali in occasione della nascita di un principino.
La Black Knight Historical ha la fama di ospitare il miglior torneo del paese: due cavalieri corazzati da capo a piedi, in groppa a cavalli ben addestrati, che si avventano lancia in resta l’uno sull’altro per disarcionare l’avversario. È emozionante. È una replica vivente di quanto veniva rappresentato in passato, ma senza le parti cruente e rispettando certe regole per la sicurezza. I rievocatori vanno matti per i dettagli. Solitamente gli uomini si calano nel ruolo dell’eroe dell’epoca; di sicuro apprezzano le vecchie lame usate nelle rappresentazioni dei duelli e, dopo un giro in barca sul lago, le corse su per i pendii erbosi. Si tratta di rievocazioni, di un gioco per adulti, eppure la conoscenza del periodo è così dettagliata da arrivare a includere perfino il cibo. Dev’essere tutto autentico ancora nel XXI secolo, pensavo. Eppure non ci sono pulci e pidocchi, né efflussi, volti sfigurati dalla lebbra e dal vaiolo o il timore della ruota della fortuna che gira in cielo. La narrazione è scherzosa, e la verità storica, nonostante sia rispettata, non include il carattere drammatico del passato. O così stavano le cose prima che i rievocatori manipolassero la storia introducendo una caccia alla streghe.
La gente ci crede da sempre -e di questo dobbiamo esser grati alla cara vecchia Bibbia- ma la vera e scrupolosa persecuzione delle streghe non ebbe luogo se non un paio di secoli dopo questo mondo quattrocentesco. Tuttavia i rievocatori hanno deciso di portarla in scena: un prete guidava un gruppo di uomini del XIV secolo verso "l’antro della strega” e la folla lo seguiva avida. Era elettrizzante. Giovani e anziani accompagnavano un carro a una stamberga, e due donne in abiti semplici, nei panni di due vecchie sagge, venivano trascinate all’esterno. Venivano legate e sospinte sul carro trainato a mano e intanto protestavano la propria innocenza. Le loro mani venivano legate alle sponde poste sui lati del carro, e la folla le seguiva mentre venivano portate a una forca da cui pendeva un cappio. A rendere davvero strana questa parte della ricostruzione è stato l’improvviso destarsi della folla. Ritengo che alcune delle nostre azioni portino su di sé il peso di vite già vissute. Il semplice gesto consistente nel disporre un tessuto sul capo, per esempio, è stato ripetuto in centinaia di culture per migliaia di anni. È un’azione legata al peso. E così è stato con la folla di famiglie al seguito di quel carro scoperto, con le donne legate ai suoi fianchi, con il battere di un tamburo, con il rimbombo delle accuse del prete e con gli uomini che trascinavano le donne verso la forca. Sotto al cappio, le due dichiaravano la propria innocenza. Le vecchie sagge sapevano effettuare delle semplici cure servendosi di alcune erbe; erano levatrici e curatrici. Mentre una delle due stava in piedi con il cappio intorno al collo, il prete chiedeva alla folla di decidere se dovessero essere impiccate. E le famiglie -questa popolazione di persone, compreso il più piccolo dei bambini- gridavano che dovevano essere giustiziate, mostrando un’energia che non si era vista per tutto il giorno. Si trattava di una rappresentazione in costume, e tutti noi sapevamo che non era reale. Ma immaginate se a questa società civile fosse data la possibilità di uccidere. Era bastato che una singola autorità accordasse la facoltà di invocare la morte e la maggior parte della gente si era dimostrata a favore. Le immagini delle due donne legate ai bordi del carro e della folla latrante ricordavano una di quelle antichissime azioni gravate dal tempo e recitate migliaia di volte. Agghiacciante.
Le streghe del passato erano levatrici con le competenze e l’esperienza necessarie a far nascere i bambini. Oggi abbiamo una carenza cronica di ostetriche. L’Rcm -il collegio reale delle ostetriche- stima che tale carenza si prolungherà fino al 2026.
Lo scorso anno il Cqc -la commissione che regola l’assistenza sanitaria dell’Nhs- ha fatto sapere che dei 141 enti ospedalieri inglesi che forniscono servizi di maternità, uno su sette non dispone di un sufficiente numero di ostetriche. Un problema dovuto a una serie di fattori: il numero delle ostetriche non cresce in modo proporzionale alla domanda, mentre aumentano le nascite complicate a causa dell’età e del peso delle madri. La cosa ha portato alla chiusura temporanea di alcune unità sanitarie di maternità, e le pazienti sono state costrette a rivolgersi altrove. Toc! Toc! Toc!... non c’è nessuno.
L’impatto di questa penuria non può che evidenziare i pericoli di un’assistenza inadeguata prima, durante e dopo il parto. È già realtà. Questo mese una mia amica ha partorito una bambina. Voleva rivolgersi a un’unità diretta da un’ostetrica, per riuscire a partorire nel modo più naturale possibile; tuttavia, a causa di una serie di complicazioni, è stata costretta ad entrare direttamente in ospedale. La mia amica era al secondo parto, eppure ha avuto l’impressione che il trattamento riservatole fosse sbrigativo e mancasse di carità e comprensione. Una volta dimessa, nessuno ha avvisato le ostetriche comunitarie, e lei non ha ricevuto alcun tipo di indicazione. Questo è stato solo l’inizio di una litania di continuo stress e difficoltà che hanno segnato le prime settimane di vita della bambina. Il governo sostiene si stiano formando 5000 nuove ostetriche, ma l’Ima -l’associazione delle ostetriche indipendenti- ritiene che il 20% di quelle qualificatesi di recente non sarà in grado di trovare un impiego; una stima che, stando all’Rcm, si aggirerebbe attorno al 31%. Al momento sono 5000 le ostetriche autorizzate che, causa i tagli di bilancio o le cattive condizioni lavorative, sono senza impiego. Un sondaggio rivela che il 90% di loro sarebbe favorevole a una forma di lavoro autonomo, per ottenere un approccio faccia a faccia e poter garantire standard impeccabili operando al di fuori dell’Nhs: un’ostetrica per una madre. A causa della mancanza di assicurazioni di responsabilità limitata, nel Regno Unito esistono soltanto 170 ostetriche indipendenti. Non ci sono assicurazioni perché le compagnie assicurative ritengono si tratti di un settore poco redditizio. Dall’ottobre di quest’anno, le ostetriche indipendenti saranno le uniche figure professionali sanitarie senza lavoro proprio a causa della mancanza di assicurazioni. Invece di starsene seduto, il governo potrebbe risolvere questa situazione. Eviterebbe a moltissime ostetriche di perdere il lavoro e a moltissime madri di patirne le conseguenze.
© Bel Greenwood
(traduzione a cura di Antonio Fedele)