Il libro è quindi un resoconto del golpe raccontato da oppositori che quasi sempre sono stati arrestati, torturati e sono scampati per miracolo dal morirvi. Le testimonianze sono anonime e non contengono nemmeno altri elementi che avrebbero potuto permettere di identificare familiari e compagni ancora sul posto. Chi testimonia è riuscito a scappare dalla barbarie, spesso lasciato andare dopo un periodo di detenzione o perché i militari, poco informati, non sono riusciti a provare la loro partecipazione attiva nei sindacati e nei partiti di sinistra o forse, come è ipotizzato in qualche brano, la liberazione avrebbe potuto essere stata concessa dai militari per poter meglio organizzare un secondo arresto in segreto e la sparizione del soggetto. Per dare un’idea degli avvenimenti e del dramma di quel periodo riassumo alcuni brani del libro, che sono comunque una parte di quanto è raccontato. Alcuni argomenti (ad esempio lo sciopero dei camionisti, dettagli sulle torture, delle condizioni in cui venivano trasferiti) sono forse raccontati più diffusamente in altri racconti. Sono testimonianze di orrori, ma comunque a lieto fine, in cui chi parla racconta di come ha scampato la morte. La prima storia invece è giustamente dedicata a chi è scomparso.
Il fotografo
L’autore di questa testimonianza stava cercando cinquanta compagni scomparsi dopo essere stati arrestati dai militari. Viene avvisato che tre cadaveri sono stati rinvenuti nel fiume Pilmaiquen (nella provincia di Bio-Bio a 600 km a sud di Santiago) e portati all’obitorio e vi si reca. Due vengono riconosciuti: il primo è Raul Santana, militante del partito socialista, presidente del "Comando dei senza tetto”; il secondo è Gustavo Igor Sportman che lavorava per la riforma agraria; il terzo è irriconoscibile. Quei cadaveri, riporta il testo, con una terminologia non più in voga ma probabilmente corretta, "ricordano le decine di migliaia di morti che l’imperialismo ha voluto per conservare i propri interessi”. Il fotografo venne poi denunciato per il timore che le nefandezze del golpe venissero alla luce e dell’impatto che avrebbe potuto avere.
"Facevo un uomo in più”, storia di resistenza nella zona di Santiago
L’io narrante viveva con la sua famiglia in condizioni economiche molto precarie, spesso lui e la moglie rinunciavano a mangiare per poter dare qualcosa ai figli.
11 settembre. Appena la mattina sa del golpe esce in strada con la pistola e si unisce ad altri per resistere. Le forze dei militari erano sovrastanti. Vede subito molti morti, compagni massacrati portati via sulle auto dei militari. Partecipa a combattimenti; è tutto il quartiere a ribellarsi. Tornato un momento a casa, la moglie lo prega di restare e lui, considerando di fare "un uomo in più”, esce di nuovo a combattere. Carabinieri ammazzavano sia quelli che combattevano sia quelli che cercavano di raggiungere casa. L’ambulanza carica solo i militari feriti, sparano anche dall’ambulanza. Descrizioni di combattimenti. Cerca rifugio, bussando di casa in casa, per diversi compagni che non sanno dove passare la notte. Torna a casa dove nasconde dei fucili.
12 settembre. Tanti morti in strada, se ne contano 70. I militari cercano le armi, quando le trovano sterminano la famiglia della casa in cui le trovano. Lui riesce a portarle via. Arrivano i militari, chiedono dove sono le armi. Nega di saperlo. Viene preso, fatto salire su un camion e fatto sdraiare. Un militare gli schiaccia la testa con lo stivale. Riceve un colpo alla bocca che gli fa saltare i denti. Interrogato, buttato in una cella buia per tre giorni, continua a negare. Lo lasciano andare, torna a casa e abbraccia i familiari. Qualche giorno dopo vengono effettuati dei rastrellamenti per punire i responsabili della rivolta; vengono a cercarlo di nuovo e lo stanno per fucilare quando compagni del partito socialista provocano una confusione di cui riesce ad approfittare per scappare.
Alcune testimonianze raccontano dei mesi precedenti il golpe: latifondisti, camionisti, padroni delle miniere si schierano contro il governo Allende, proclamano uno sciopero che dura mesi. Con il golpe, insieme ad altre categorie di oppositori, chi non ha partecipato allo sciopero viene licenziato e denunciato.
"Il disco nero”, ...[continua]
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