George Gurvitch non ha ritenuto affar suo indicare con quali mezzi politici concreti si possano raggiungere gli scopi che egli descrive -non sarebbe giusto criticarlo per questo. Si può solo prendere nota che la sua Dichiarazione sembra implicare l’esistenza di un milieu in cui, nonostante la naturale opposizione alle oligarchie politiche ed economiche, certi principi di diritto vengono mantenuti attivamente e chiaramente per iniziativa dei gruppi sociali. Il fatto, comunque, è che quello che abbiamo visto nel passato e vediamo oggi non è solo la mostruosa crescita dei Leviatani. è, più fondamentalmente, la disarticolazione progressiva della società in masse di individui che sono stati spossessati delle fonti stesse del potere sociale, e alle quali niente sembra realizzabile se non attraverso quelle stesse organizzazioni che sanno di non poter controllare. A loro, George Gurvitch offre "i simboli giuridici” dei diritti sociali e di una società pluralistica. Ma, per essere qualcosa di più di ombre inconsistenti, questi simboli presuppongono l’esistenza di un modo di pensare la vita basato sulla fiducia nelle forze della società umana, un orgoglioso rifiuto dell’autorità e un amore generoso per la diversità che è precisamente quello che manca al presente. Risvegliare questo modo di pensare sembra essere il problema vero di oggi. Gurvitch si ferma prima.
Il saggio di Hallowell su " Il declino del liberalismo” è un buon esempio della posizione senza speranza in cui si trova il liberalismo intellettuale a causa del suo ostinato rifiuto a riesaminare le proprie premesse. Indirettamente corrobora anche le idee di Gurvitch. Ci sono, secondo Hallowell, due tipi di liberalismo: il liberalismo sostanziale e il liberalismo formale. Il liberalismo sostanziale è caratterizzato dal fatto di credere nel valore morale assoluto di ogni individuo, nei diritti naturali dell’uomo, e nella supremazia della legge, cioè "nell’assunzione che la legge positiva si conformerà a certe norme e valori trascendentalmente garantiti”. Il liberalismo formale, sotto le malefiche influenze del Romanticismo e del Positivismo, riduce ogni legge a legge positiva, andando a finire quindi con la deificazione dello Stato. Il liberalismo sostanziale è buono, il liberalismo formale è cattivo, come dimostrato dal nazismo. Questo è quanto sostiene la tesi di Hallowell.
La prima difficoltà che incontra è che, mentre è in grado di dare un esempio concreto delle cattive conseguenze del liberalismo formale, lo Stato nazista, non sembra capace di fornire un singolo esempio di liberalismo sostanziale in azione. Il liberalismo, sembrerebbe, fu significativo solo in Grotius, Adam Smith e Wilhelm von Humboldt. Cosa che è, in realtà, molto vicina al vero. Ma la seconda e principale difficoltà risiede nella nozione di Hallowell della base trascendentale della legge, una forma di assoluto dalla quale egli deriva l’idea piuttosto inquietante che il liberalismo sostanziale è contro il dispotismo, ma non necessariamente contro l’autocrazia. Questa "base trascendentale”, naturalmente, può consistere solo in qualche specie di volontà divina. Ma se c’è una volontà divina, allora non solo la legge, anche la ragione umana e la legge naturale con loro, diventano puramente formali. Infatti, da una volontà divina, si può solo far derivare la gerarchia divina e l’autorità (e l’autocrazia), non il liberalismo. Il liberalismo sostanziale perde la sua sostanza.
Che Hallowell non si sia reso conto della contraddizione inerente alla nozione di una legge naturale "garantita trascendentalmente”, si può spiegarlo solo con il fatto che egli assume come postulato incrollabile l’opposizione fra l’arbitrarietà dell’individuo e la suprema razionalità della Legge. Ma, ancora una volta, questa opposizione conduce direttamente al totalitarismo e non al liberalismo. Perché in quel caso non c’è un’altra definizione possibile della legge che non sia la volontà dello Stato, teocratico o meno.
Naturalmente, nella tradizione classica del liberalismo, la nozione di legge naturale è centrale. E il punto è che non la si può identificare né con la Ragione astratta né con la legge positiva. Deve avere un contenuto concreto, indipendente sia dalla volontà dell’individuo sia da quella dello Stato. Un contenuto, si potrebbe aggiungere, più sostanziale del concetto medievale dell’ordine naturale dell’universo stabilito dalla volontà divina, e inoltre più s ...[continua]
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