L’esperienza della guerra nell’arco della propria esistenza è comune alla gran parte delle società umane e alla gran parte delle epoche della storia. Nella storia europea degli ultimi secoli non vi è stata generazione che non abbia pagato un tributo di sangue, sia sangue di soldati morti e feriti in combattimento, sia sangue di popolazioni civili il cui territorio risultava devastato da eventi bellici. I periodi di pace erano brevi intervalli, temporanee sospensioni di operazioni di guerra. La guerra era endemica ed era raro trovare città, villaggi e famiglie la cui storia non fosse costellata da lutti, saccheggi, distruzioni. A parte i libri di storia, ma tutta la letteratura dell’Ottocento e della prima metà del Novecento da Tolstoi a Erich-Maria Remarque, a Elsa Morante testimonia della presenza costante della guerra.
Per la prima volta nella storia di (alcune) società europee le armi tacciono da più di 60 anni e per la prima volta la grande maggioranza della popolazione non ha conosciuto l’esperienza della guerra nell’arco della propria esistenza. Ci sono delle eccezioni: alcuni paesi sono stati coinvolti nelle guerre che hanno segnato la fine del colonialismo (Francia e Gran Bretagna, Belgio, Portogallo), altre hanno vissuto le guerre succedute al crollo della repubblica jugoslava, altri paesi, e anche l’Italia, hanno partecipato alle cosiddette "missioni di pace” in zone calde del mondo. Ma, salvo Serbia, Croazia, Bosnia e Kossovo, la vita quotidiana delle masse non è stata sconvolta dalla presenza della guerra sul proprio territorio.
È un fatto straordinario, di cui non sempre ci si rende conto, che i giovani d’oggi, ma anche i loro genitori, non hanno vissuto nessuna esperienza diretta della guerra. Per trovare dei testimoni diretti bisogna risalire alla generazione dei nonni e ai loro ricordi infantili, perché coloro che la guerra l’hanno vissuta sui campi di battaglia sono molto vecchi o già scomparsi.
Il fatto di non avere esperienza della guerra e neppure testimoni vicini che hanno fatto quell’esperienza è un’immensa fortuna di coloro che oggi sono giovani. Ma questa "immensa fortuna” ha però un lato che può apparire inquietante. L’assenza di memoria può essere insidiosa.
In che senso si può parlare di "assenza di memoria”? Abbiamo visto che la "memoria famigliare”, veicolata da adulti con i quali si ha un legame forte, è necessariamente debole e in via di estinzione. Questa "fonte” di memoria si sta rapidamente esaurendo con la scomparsa dei testimoni diretti.
Tuttavia, di guerre sono pieni, anche troppo, i libri di storia che si studiano a scuola. Potrebbe essere una fonte importante, ma è anche vero che, così come spesso viene fatto, l’insegnamento della storia lascia tracce deboli nella mente (e anche nel "cuore”) delle studentesse e degli studenti. Sappiamo poco dell’effetto dell’insegnamento della storia. È noto che la storia non è una "materia” molto amata dalla maggioranza degli studenti.
Solo da poco più di un decennio la storia contemporanea è entrata ufficialmente nei programmi scolastici e di didattica della storia non si sono molto occupati gli esperti di educazione.
La guerra, tuttavia, non è presente solo nei libri di storia. È presente spesso anche nel paesaggio urbano. Si pensi ai tanti "monumenti ai caduti” che si trovano praticamente in ogni centro abitato (quale paese non ha avuto i suoi morti?), ai monumenti di "eroi a cavallo” tipici soprattutto nell’Ottocento, alla toponomastica che spesso ricorda date e battaglie, normalmente vittoriose (raramente si ricordano anche le sconfitte, a meno che non siano legate ad atti di eroismo individuale o collettivo). Quasi in ogni città c’è una via Vittorio Veneto, ma non ci sono, che io sappia, vie Caporetto. I "cimiteri di guerra” sono sparsi in ogni angolo di Europa, a testimonianza delle "guerre civili” che hanno insanguinato il continente: le lunghe file di tombe e croci tutte uguali danno un’impressione piuttosto agghiacciante dello sterminio seriale di massa che ha segnato la nostra storia fino all’altro ieri. Ma non credo siano molte le scolaresche che visitano questi luoghi.
Se una parte d’Europa, quella cioè che oggi grosso modo appartiene all’Unione europea, non ha conosciuto nell’ultimo mezzo secolo guerre sul proprio territorio, guerre però sono state costantemente presenti in altre parti del mondo. La gioventù americana, ad esempio, non ha avuto la stessa fortuna della gioventù europea. In ...[continua]

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