“Un giardino segreto?” disse Colin “Che vuoi dire? Spiegati”
“Ma non lo capisci?” disse Mary, affastellando le parole ,“non capisci che se la storia del giardino la conosciamo noi due soli… e si riuscisse a trovare la porta, si potrebbe andare insieme di nascosto, e nessuno saprebbe che ci siamo dentro? Lo potremmo chiamare il nostro giardino, e ci si potrebbe andare a giocare insieme, a lavorare la terra, a far rinascere i fiori…”
“E’ stata la forza magica che c’è in questo giardino che mi ha fatto alzare in piedi e mi ha fatto capire che potrò crescere e diventare un uomo!”
Il giardino segreto, F. Burnett
Dizionario dei simboli
“Il giardino è il luogo della crescita, della coltivazione dei fenomeni vitali e interiori... Il muro del giardino trattiene le forze interne che fioriscono.
Vi si penetra solo attraverso una porta stretta, che spesso il sognatore deve cercare facendo il giro del giardino. E’ l’espressione in immagini di un’evoluzione psichica assai lunga che è giunta ad una notevole ricchezza interna... Il giardino può rappresentare l’allegoria dell’io quando al centro si trova una grande albero o una fontana... Assai spesso rappresenta per l’uomo la parte sessuale del corpo femminile. Ma, con l’allegoria del piccolo giardino paradisiaco, i canti religiosi dei mistici esprimono molto più del semplice amore e della sua incarnazione, essi cercano e lodano ardentemente il centro più intimo dell’anima”.
Il racconto dell’atelier 2002 di Caroline è di straordinario interesse. Esso è un assemblaggio di due componenti: un sintetico diario di bordo in forma di appunti, e la ricostruzione orale fatta a parecchi mesi di distanza nell’intervista con Rita. Colpiva in quest’ultima che, dopo tanto tempo e quando i muri della scuola erano ancora tutti coperti dai bellissimi lavori dei ragazzi, tuttavia i sentimenti con cui Caroline raccontava quell’esperienza fossero ancora così negativi, evocassero deserto, distruttività, fallimento. Mentre all’occhio esterno risulta evidente l’originalità e la ricchezza di una specie di percorso iniziatico condotto nelle condizioni più tempestose, in cui la guida è largamente inconsapevole della portata del viaggio e tuttavia si orienta con l’istinto e la sensibilità dell’artista, dando modo ai ragazzi di elaborare senza disintegrarsi un tema sconvolgente.
Perché il soggetto, di cui Caroline -per sua ammissione- non riesce a fare a meno, e che porta a scuola a inizio d’anno nonostante le sue riflessioni sulle esperienze precedenti è una delle metafore più potenti create dal genere umano, che riempie religioni e mitologie, fiabe, leggende, arti e letteratura: il giardino.
Lo presenta come oggetto -pesante, dieci chili di terra in un vaso, messo al centro dell’atelier- ad una dozzina di adolescenti di un tipo che, per cultura ed esperienza di vita, non ha quasi nessuna capacità di riconoscere, controllare ed elaborare le emozioni, immediatamente tradotte in gesto e azione. L’oggetto viene pertanto attaccato e danneggiato: i ragazzi non conoscono i giardini -così dichiarano- ma captano la portata simbolica di quell’oggetto: sessualità, identità, crescita, espansione e recinzione, segretezza… Nel caos apparente di questo anno di laboratorio artistico, esso è sempre presente, riaffiora continuamente, lega insieme tutte le tappe del percorso.
Il vaso-giardino sta al centro della guerra tra i sessi, la ricchissima tessitura di scambi e richiami che ognuno può sbizzarrirsi a leggere, a partire dal rapporto intimo fra emozioni e colori, e poi le forme, tutte altamente simboliche: uccelli, alberi, fontane, e la Terra, oggetto di un vero e proprio attacco bellico (“l’aiuola che ci fa tanto feroci”). Perché i maschi reclamano il diritto all’astrazione, dal loro tavolo separato dal quale lanciano alle femmine le loro battute “da cantiere”? E’ solo perché le femmine disegnano meglio, o perché le femmine hanno già imparato a dare forma all’informe mentre loro non ne hanno ancora il coraggio?
E la figura affascinante del taciturno Enzo, che impastando i colori per le ragazze funge da traghettatore tra i due ...[continua]
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