Fino al 1971, vincitrice del concorso per l’insegnamento, è docente di filosofia e pedagogia nella scuola secondaria superiore, intanto completa la sua preparazione specializzandosi in Psicologia presso l’Ateneo Salesiano insieme al marito Maurizio Pontecorvo. Su segnalazione del prof. Visalberghi, ormai arrivato alla cattedra di Pedagogia della Sapienza, partecipa a un seminario promosso da Unesco e Ministero dell’Education francese, seminario diretto dal prof. G. De Landsheere; da qui inizia la sua attiva partecipazione, anche a livello internazionale, agli studi di ricerca scientifica nell’ambito della psicopedagogia sperimentale.
La sua carriera universitaria inizia nell’anno accademico 1972-’75 (professoressa incaricata di Docimologia alla Sapienza), tra il 1975 e il ’78 insegna Pedagogia all’università di Salerno dove diventa ordinaria nel 1976 per passare successivamente, nel 1983, a insegnare alla Sapienza Psicologia dell’educazione. Questo insegnamento è collocato nel Dipartimento Psicologia dei processi di Sviluppo e Socializzazione, di cui diviene il primo direttore.
Dal 1984 al 1998 è docente di Psicologia dell’educazione e di Psicologia del linguaggio e della comunicazione. Con il suo pensionamento è nominata Professore emerito. Molto si potrebbe ancora scrivere sul percorso accademico di Clotilde Pontecorvo, che si svolge, spesso indirizzato dal suo impegno continuo dall’interno, intrecciato e orientato dalle modalità in cui hanno trovato spazi e collocazioni gli studi delle discipline psicopedagogiche. Un lavoro caratterizzato dalla sua attenzione per gli approfondimenti dei contesti sociali di riferimento, e di verifiche sperimentali sul campo, perché l’approccio laboratoriale, come metodologia di ricerca, rimane sempre la cifra della sua presenza nell’insegnamento universitario e non solo. Di tutto questo è testimonianza la ricchezza della sua produzione e l’importante gruppo di persone che ha indirizzato, coltivato, formato e seguito nel corso della sua carriera.
Per ricostruire la sua straordinaria e innovativa presenza nella cultura italiana, non solo negli studi psicopedagogici, basti sfogliare la sua ricchissima bibliografia dal 1968 fino a oggi, che documenta e raccoglie la sua lettura critica di Piaget, il suo confronto, per citare solo due dei grandi nomi, con J. Bruner, L. S. Vygotskij insieme a moltissimi altri.
È tempo di cambiare-nuove visioni dell’in ...[continua]
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