La migrazione è una componente fondamentale dei processi di globalizzazione: dietro la finanza e le merci, prima o poi si muovono anche le persone. Nei paesi del mondo sviluppato, nonostante siano cresciuti gli ostacoli normativi e fisici alle migrazioni, il numero degli stranieri residenti è quasi raddoppiato tra il 1990 e il 2020 (da 83 a 157 milioni), passando dal 7 al 12 per cento della popolazione. È questo un sicuro indicatore dei crescenti rapporti umani tra società di paesi diversi, alimentati da persone che si muovono per spinte tradizionali: per motivi di lavoro, di impresa, per ragioni di famiglia, di studio, di cultura, di cura; per attività sociali, religiose o semplicemente per vivere in un ambiente più gradito. Ci sono poi i migranti irregolari, i rifugiati, i profughi.

Oltre le migrazioni:
movimenti fisici e contatti intrapersonali virtuali
Ma oltre a questi migranti, che formano una robusta rete di rapporti umani, vi sono altri vincoli che, pur non implicando un cambio di dimora più o meno stabile, alimentano una rete informale di rapporti interpersonali, di varia intensità, tra abitanti di paesi diversi. Questa rete è sempre più fitta e avvolge l’intero pianeta in modo sia materiale (spostamenti fisici) sia immateriale (relazioni virtuali).

Vediamone qualche aspetto. Si considerino i cosiddetti “turisti internazionali”, un insieme molto eterogeno di persone che per lo più hanno rapidi e passeggeri rapporti con gli abitanti dei paesi che visitano. Secondo le rilevazioni, si trattava di qualche decina di milioni di persone negli anni Cinquanta, quando il “turismo” di massa stava per decollare. Nel 1995, secondo la Banca Mondiale, erano circa un miliardo, nel 2019 2,3 miliardi e 3 miliardi sono previsti alla fine del decennio. Nell’ultimo trentennio la crescita è stata continua, con la sola caduta nel 2010, anno della crisi, e del 2020, anno della pandemia. Il turista, o viaggiatore, incontra persone, stringe conoscenze e in casi non rari stabilisce rapporti amicali o affettivi, o attiva rapporti economici. Dai milioni, miliardi di viaggi, scaturiscono fili che arricchiscono la trama cui prima si è accennato. Le rappresentazioni grafiche (vedi neodemos.info) forniscono un’immagine dell’intensità e delle direzioni di questo particolare movimento di persone. È particolarmente interessante l’ingresso di paesi nuovi, in sviluppo, in questi movimenti: nel 1990 i cinesi che intrapresero un viaggio internazionale furono circa un milione, nel 2019 sono stati 157 milioni, cioè un cinese su otto, e la tendenza di fondo in robusta ascesa sta riprendendo dopo la battuta d’arresto della pandemia.

Studenti internazionali
e spostamenti mossi dalle multinazionali
Consideriamo adesso un altro indicatore assai significativo. Sono in forte aumento, nel mondo, gli studenti che trascorrono periodi di studio in altri paesi e che divengono perciò vitali messaggeri di cultura e conoscenza. Un sottoinsieme di questi sono i cosiddetti “studenti terziari internazionali”, studenti nel ciclo universitario che studiano in un paese diverso dal proprio. Il loro numero può sembrare relativamente esiguo, ma molto rilevante è il loro apporto alla reciproca conoscenza di società diverse. Tra il 1998 e il 2019 -poco più di un ventennio- il loro numero si è triplicato, da 2 a 6 milioni. Per una metà si tratta di studenti iscritti in corsi di studio nei paesi anglosassoni, a riprova dell’assoluta predominanza di quella cultura negli studi avanzati. Gli studenti internazionali -spesso non vengono contati correttamente dalle statistiche migratorie, o addirittura ne vengono esclusi- hanno una funzione importante di moltiplicatore degli scambi di conoscenze e generano solidi rapporti tra paesi. Molti di loro, alla conclusione degli studi, premono per entrare nel mercato del lavoro del paese che li ospita, altri apportano il capitale di nuove conoscenze nel paese di origine, altri ancora alimentano rapporti e migrazioni circolari. La loro funzione è tanto più importante in quanto la durata della loro permanenza all’estero (sei mesi, uno o più anni) permette di acquisire una conoscenza approfondita del paese ospitante e di avviare e mantenere durevoli contatti personali e istituzionali.
L’integrazione economica e la crescita delle imprese multinazionali (Mne, Multinational Enterprises, che hanno sede in un paese, e producono o erogano servizi in altri paesi tramite filiali o imprese associate) moltiplica le occas ...[continua]

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