Cari amici,
un brindisi alla vostra salute! Nel momento in cui scrivo, si può tornare a farsi tagliare i capelli e a bere tutta la birra che ci entra nello stomaco. Si può anche andare sull’ottovolante, ma non a teatro, né è possibile ascoltare un’orchestra da camera dal vivo, né partecipare a un festival musicale. Il tendone del comico è vuoto, l’evento dal vivo è stato cancellato e, da come stanno le cose, sembra che i musical non siano mai stati un’attrattiva globale che portavano centinaia di migliaia di turisti nel West End di Londra. C’è un che di profondamente malinconico nel vedere gli autobus vuoti che circolano per le strade con quei poster ormai scoloriti, risalenti all’epoca pre-pandemia, che pubblicizzano il musical di “Frozen”. Le Arti sono l’anima di un Paese e stiamo lasciando che muoiano.
Questo doveva essere il tema della mia lettera per voi, ma proprio mentre stavo cominciando a scriverla... il governo si è mosso per “salvare” la cultura e l’industria del patrimonio culturale con un’iniezione di liquidità pari a 1,75 miliardi di sterline. Sono sollevata. Dappertutto, in Inghilterra, gli artisti e i performer stanno facendo i salti di gioia nei loro tinelli -ma, come abbiamo imparato da questo governo, meglio aspettare di aver letto le avvertenze scritte in piccolo.
La cultura è l’attrazione principale dell’economia. L’anno scorso ha raggiunto un valore di 32,3 miliardi di sterline, senza considerare il suo vero valore, che non è monetizzabile: la capacità di risollevare e migliorare lo spirito, di indagare il nostro malessere e far circolare l’empatia. Durante il lockdown, e ancora adesso, è alla cultura che ci siamo rivolti per rimanere sani di mente. I teatri hanno trasmesso in streaming i loro spettacoli, e se certo non è come trovarsi lì, è stato comunque qualcosa.
In un certo senso, la pandemia è riuscita là dove nemmeno il puritanesimo era arrivato: fermare non solo il teatro, ma anche il ballo e il canto. Oliver Cromwell aveva vietato il Natale, ma il Coronavirus ha fatto irruzione nelle nostre vite e ci ha depredati dell’umanità del contatto. Ha smascherato tutti i mali dell’inuguaglianza. È entrata nelle nostre vite come nessuna religione ha mai potuto, e ci ha divisi tutti, ancora una volta.
Non ci si affolla più al bar del teatro durante un intervallo dell’“Amleto”, ma le strade fuori dai teatri nel West End sono piene di giovani che bevono, e sicuramente lì la pratica del distanziamento sociale andrebbe presa maggiormente sul serio. Abbiamo abbandonato la cautela. Dovrebbero prendere le cose più sul serio anche quelli che trovano difficile indossare la mascherina, come dicono le norme, quando indossare la mascherina è esattamente ciò che tutti dovremmo fare.
Siamo un paese infelice e instabile, e non solo per via del Coronavirus, perché, onestamente, non sappiamo proprio più in cosa credere. Vicino casa mia c’è “Alex”, quasi certamente il miglior pub della contea, piccolo, accogliente e a conduzione familiare, che ora ha sommessamente riaperto i battenti. Ci sono dei cartelli che avvisano i clienti che “i bambini non possono girovagare liberamente”. C’è un percorso che ricopre le mattonelle fuori dal locale, a indicare dove le persone si possono incontrare all’aria aperta. Ma gli unici con le mascherine sono i membri del personale. Non tutti i pub né i bar sono riusciti a riaprire “sommessamente”. Nella zona del Barbican, a Plymouth [zona del porto di Plymouth frequentato per la vita notturna] dall’altra parte del Paese, i pub hanno dovuto chiudere prima del previsto, e la zona è stata sgomberata, dopo che la gente aveva preso a comportarsi male, per esempio urinando in strada. Qui, invece, un’amica mi ha raccontato che aveva appena ordinato il primo gin&tonic quando dietro di lei è scoppiata una rissa, immediata e brutale, senza motivo. Questa violenza è generata da una rinnovata aggressività. Siamo una terra di rabbia arbitraria e in continuo aumento, e le sue radici sono nella Brexit.
Il “little Englander”, lo stereotipo del piccolo inglese presuntuoso fautore della “piccola Inghilterra” si sta gonfiando come un palloncino riempito di elio. Cosa sta succedendo? Le cose vanno tanto male quanto sembra? Davvero dobbiamo fare il fact-checking di tutto ciò che dicono il Primo ministro e i suoi ministri? Davvero dobbiamo gettare luce in tutti i corridoi del potere, davvero non ci si può fidare ad affidare gli appalti per i beni pubblici a questa classe politica? ...[continua]

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