Nicola Chiaromonte ad Albert Camus
8 agosto 1945
Mio caro Camus, non so che cosa voi potrete aver pensato del mio silenzio. È stato dettato da una sorta di timidezza che io non saprei spiegare. Sono stato contento di farvi sapere attraverso Sartre che ero molto lontano dall’avervi dimenticato, voi e Francine. […] La vostra è la sola voce francese che ispira veramente coraggio e fiducia - in questo momento. Io vi ammiro e vi rispetto. Ma voi mi capirete se vi dico che l’immagine che conservo di voi è quella di Algeri e di Orano -specialmente quest’ultima, in casa vostra, e nelle strade di questa città così irreale. È l’immagine di un amico e di un compagno.

Nicola Chiaromonte ad Albert Camus
15 ottobre 1945
[..] Vi manderò dunque, soprattutto per averne il vostro amicale giudizio, un saggio, abbastanza lungo, che io conto di pubblicare qui. Io non so se quello che scrivo può avere l’onore di essere ammesso nella vostra collezione [la collana diretta da Camus per Gallimard]. Quello che mi interessa, è soprattutto stabilire un legame con voi, cioè, mostrarvi cosa penso, e, sono tentato di aggiungere, che cosa sono.

Albert Camus a Nicola Chiaromonte
7 novembre 1945
Vorrei avere del tempo per parlarvi a lungo di ciò che interessa a tutti e due. Non lo posso fare a freddo. Ma la sola cosa a cui penso senza posa è il modo in cui potremmo mantenere al centro di questo mondo lacerato i valori che sono i nostri. Oggi che le passioni collettive hanno sostituito quelle individuali, la libertà è divenuta l’ultima delle passioni individuali. Nel “gran secolo” ciò che la società minacciava era l’amore. Il soggetto della tragedia era l’amore. Oggi, è la libertà in tutte le sue forme. Noi dobbiamo difenderla senza tradirla e tutto ciò che so è che è più difficile da salvare dell’amore.

Nicola Chiaromonte ad Albert Camus
14 dicembre 1951
Mi sembra che quello che voi rivendicate sia, più semplicemente e più radicalmente, la ­realtà di un mondo al quale, nella sua noia e nel suo disgusto, il nihilista non attribuisce che il valore di un incubo. È dunque del mondo che si tratta: del cosmos - l’ordine del mondo che era per l’uomo greco il fondamento stesso del sacro, perché era allo stesso tempo per lui ciò che appariva nei fenomeni e ciò che, in essi e attraverso di essi, rimaneva eternamente invisibile.

Albert Camus a Nicola Chiaromonte
5 maggio 1954
Caro Nicola […] Sì mi ricordo del nostro incontro in Africa. L’amicizia è una cosa strana. Il giorno della vostra partenza per il Marocco, io non sapevo neppure se ci saremmo rivisti e tutte le probabilità della guerra suggerivano che non ci saremmo più ritrovati. Eppure, io ero certo di voi, dell’avvenire che ci era comune. Io vi avevo riconosciuto e voi siete fra la decina di esseri con i quali io ho sempre vissuto, anche quando separato da loro.