Parto dall’invito di Alessandro Montebugnoli a chiarire e chiarirci sul contenuto di alcuni termini, nello specifico la parola “relazione”. Ecco, io penso che questo sia molto importante perché non è vero che la società attuale non produce relazioni, il fatto è che produce cattive relazioni. Lo si vede bene nel campo che a me interessa principalmente e che io ritengo decisivo, quello dell’educazione. Uno dei drammi della nostra società è una crescente mancanza di cura nell’educazione delle nuove generazioni da parte di tutti i responsabili: famiglia, scuola, eccetera. Quindi, ripeto, non c’è una mancanza di relazione ma una distorsione e una negatività della relazione. La famosa corporazione dei tassisti di Roma, che è stata presa come metafora, è un sistema di relazioni; come ci sono le buone pratiche e le cattive pratiche così ci sono le relazioni buone e quelle cattive.
Mi sembra allora importante interrogarci su quali sono le caratteristiche di una buona relazione, e su questa base vedere poi le contraddizioni con il verticale. Nessuno ha infatti negato l’esistenza di contatti permanenti tra orizzontale e verticale; ci sono bensì contraddizioni e conflitti, che però vanno incorporati, perché se vengono eliminati, rimossi o negati si alimenta una patogenicità della società. Quindi con la politica e con il verticale ci sono e ci devono essere conflitti, il punto è come si affrontano, che strumenti ci sono per elaborarli e superarli.
Per dire, il progetto “Maestri di strada” è partito dalla politica, dalla legge 285 di Livia Turco. Se non ci fosse stata la 285 non ci sarebbero stati i maestri di strada. Quindi più politica di così si muore. Dopodiché è stata una battaglia quotidiana con la politica, ma, senza quello non ci saremmo stati neppure noi.
Sarebbe interessante fare un repertorio delle caratteristiche che fanno di una relazione una “buona relazione”. Ne menziono due o tre brevemente. Un primo elemento irrinunciabile mi sembra quello del tempo: per fare una buona relazione ci vuole una quantità di tempo. E qui si presenta già un primo conflitto con la politica, perché al di là delle lungaggini infinite della burocrazia (ma quello è un non-tempo, un tempo vuoto, tempo perso) i tempi politici seguono altre logiche, si confrontano con le elezioni, con le approvazioni dei bilanci, con le scadenze elettorali, purtroppo sempre di più col tempo quotidiano, che collide drammaticamente con i tempi di una buona relazione.
Io faccio sempre quest’esempio: Rosa Russo Jervolino, in una città che cade a pezzi come Napoli, con Scampia che conta tre omicidi al giorno, eccetera, ha organizzato la grande parata aereonavale sul lungomare dichiarando alla tv: “Che bello: per due giorni l’immagine di Napoli in televisione è stata positiva!”. Certo è altrettanto triste e sbagliato che la situazione di Napoli venga scandita quotidianamente dal numero di omicidi però se la risposta deve essere la parata oppure la Coppa America!
Per costruire buone relazioni ci vuole molto tempo, anche perché bisogna riparare dei danni. E qui emerge un’altra e più grave contraddizione, perché mentre per fare un danno basta un secondo, per fare una guerra basta una settimana (dopodiché hai distrutto un paese, un’intera generazione); ecco, poi a ricostruire e a medicare ci vogliono decenni, se non secoli.
Un altro parametro fondamentale è l’indipendenza: una relazione che crea dipendenza non è una buona relazione. E qui bisogna essere conseguenti: il volontariato, anche le persone con le migliori intenzioni, se creano dipendenza non lavorano bene. Questa è una faccenda difficilissima da gestire perché l’indipendenza è legata a doppio filo con un’altra caratteristica a mio avviso irrinunciabile di una relazione, che è la reciprocità: se non è reciproca, una relazione non è “buona”. Reciproco cosa vuol dire? Che si cresce insieme. Tante volte nel volontariato, ma in tutte le azioni che investono il sociale, c’è la tentazione della relazione unilaterale: “Io faccio qualcosa per te”, che è la tentazione del potere. Perché se io faccio qualcosa per te e tu ricevi qualcosa da me, io ho più potere di te e la relazione è asimmetrica. E questa cosa è pericolosa e si supera a una sola condizione: “Io faccio una cosa per te perché tu ne fai una per me”. Però anche qui poi le cose sono molto complicate perché c’è un tipo di reciprocità che è malsana. E allora anche qui cito il volontariato perché è la cosa più clamorosa, però succede in t ...[continua]

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