 
          
            2
          
        
        
          
            Indice
          
        
        
          Alexander Langer: dal Sudtirolo
        
        
          a Srebrenica, pag. 2
        
        
          Costretti gli uni accanto agli altri
        
        
          a dispetto del male
        
        
          di
        
        
          
            Irfanka Pasagic
          
        
        
          , pag. 2
        
        
          La cospirazione del silenzio
        
        
          di
        
        
          
            Yael Danieli
          
        
        
          , pag. 4
        
        
          Primo Levi: il silenzio e la vergogna
        
        
          Di
        
        
          
            Fabio Levi
          
        
        
          , pag. 6
        
        
          Tra storia e memoria: conflitto, oblio
        
        
          e conciliazione
        
        
          Di
        
        
          
            Giorgio Mezzalira
          
        
        
          , pag. 8
        
        
          La lezione bosniaca
        
        
          Inedito di
        
        
          
            Alexander Langer
          
        
        
          , pag. 10
        
        
          
            Srebrenica 1992-1995
          
        
        
          Di
        
        
          
            Nemanja
          
        
        
          e
        
        
          
            Zarko Zekic
          
        
        
          , pag. 16
        
        
          Ci uccideranno tutti?
        
        
          Testimonianza
        
        
          di
        
        
          
            Hasan Nuhanovic
          
        
        
          , pag. 20
        
        
          Io non odio
        
        
          Testimonianza di
        
        
          
            Zijo Ribic
          
        
        
          , pag. 21
        
        
          A Srebrenica è stata distrutta una storia
        
        
          millenaria di convivenza
        
        
          Intervista a
        
        
          
            Camil Durakovic
          
        
        
          , pag. 22
        
        
          Perché torniamo nei nostri villaggi
        
        
          Di
        
        
          
            Velibor Rankic
          
        
        
          , pag. 24
        
        
          Grano saraceno, seminando il ritorno
        
        
          Di
        
        
          
            Anna Brusarosco
          
        
        
          , pag. 25
        
        
          Srebrenica prima della guerra
        
        
          di
        
        
          
            Marinko Sekulic Kokeza
          
        
        
          , pag. 26
        
        
          La rivolta di Konjevic Polje
        
        
          Di
        
        
          
            Andrea Rizza Goldstein
          
        
        
          , pag. 27
        
        
          Premio Langer 2015 all’associazione Adopt,
        
        
          Srebrenica, pag. 28
        
        
          Perché un centro di documentazione
        
        
          a Srebrenica
        
        
          Interventi di
        
        
          
            Muhamed Advic,
          
        
        
          
            Bekir Halilovic, Nemanja Zekic, Zarko Zekic,
          
        
        
          
            Amra Nalic, Valentina Gagic
          
        
        
          , pag. 30
        
        
          Le Settimane Internazionali della Memoria
        
        
          2007-2014, pag. 36
        
        
          Quei cippi bianchi...
        
        
          Reportage di
        
        
          
            Fabio Levi
          
        
        
          , pag. 38
        
        
          Sapevo che a Srebrenica ci sono giovani
        
        
          che non si rassegnano
        
        
          Di
        
        
          
            Irfanka Pasagic
          
        
        
          , pag 44
        
        
          Quando inizierà la scuola?
        
        
          Di
        
        
          
            Irfanka Pasagic
          
        
        
          , pag. 46
        
        
          I bambini ricordano, pag. 47
        
        
          Dedicato ad Alexander Langer
        
        
          di
        
        
          
            Safet Zec
          
        
        
          , in ultima
        
        
          Alexander Langer aveva dedicato molte
        
        
          energie per cercare di interrompere la violen-
        
        
          za che aveva visto crescere giorno dopo gior-
        
        
          no in ex-Jugoslavia. Nell’aprile del 1991, con
        
        
          un gruppo di intellettuali belgradesi, era arri-
        
        
          vato fino in Kossovo e aveva con loro com-
        
        
          preso che la situazione era già molto deterio-
        
        
          rata. “Qui si rischia di passare presto da una
        
        
          guerra tra esercito federale e Slovenia a una
        
        
          guerra tra stati, tra etnie, tra religioni... biso-
        
        
          gna che subito tacciano le armi e si abbia tut-
        
        
          to il tempo necessario per negoziare”, aveva
        
        
          scritto nel luglio 1991 dopo un convegno pro-
        
        
          mosso dalla “Helsinki Citizens’ Assembly”
        
        
          sempre a Belgrado.
        
        
          Al termine di una seconda “Carovana di pa-
        
        
          ce”, nel settembre 1991, emerge unanime
        
        
          l’urgenza di un intervento europeo nel cuore
        
        
          d’Europa per un definitivo cessate il fuoco, la
        
        
          smilitarizzazione del conflitto, il ritorno dell’ar-
        
        
          mata federale nelle caserme e il disarmo del-
        
        
          le diverse milizie.
        
        
          Con il “Verona Forum”, che dall’inizio del
        
        
          1992 aveva riunito persone interessate al dia-
        
        
          logo provenienti da tutte le regioni dell’ex-Ju-
        
        
          goslavia, con l’impegno parlamentare, con
        
        
          decine di interviste, articoli, risoluzioni pre-
        
        
          sentate e spesso accolte dal Parlamento eu-
        
        
          ropeo; con viaggi e incontri nelle aree del con-
        
        
          flitto, di cui ora dà ampio conto il sito della Fon-
        
        
          dazione, Alex aveva cercato un impegno diret-
        
        
          to delle istituzioni internazionali a favore delle
        
        
          forze di dialogo e contro la deriva nazionalista.
        
        
          In questo quaderno trovate la trascrizione
        
        
          inedita di una relazione tenuta da Alexander
        
        
          Langer a Vicenza, nel novembre del 1992,
        
        
          presumibilmente rivolta a giovani volontari
        
        
          che numerosi andavano nei territori dell’ex-
        
        
          Jugoslavia a portare aiuto. E tornavano come
        
        
          lui sconvolti per l’orrore che vedevano e in-
        
        
          travvedevano. Non un’esplosione di violenza
        
        
          marginale, frutto della disgregazione di vec-
        
        
          chi equilibri di potere, ma un dispiegarsi di
        
        
          forme nuove di guerra contro i civili, basate
        
        
          su conquiste territoriali, terrore, pulizie etni-
        
        
          che e religiose, con l’espulsione di moltitudini
        
        
          di persone minacciate di morte.
        
        
          A Srebrenica siamo arrivati nel 2005 accom-
        
        
          pagnati da Irfanka Pasagic e non ce ne siamo
        
        
          più andati. Abbiamo avviato rapporti e stretto
        
        
          amicizie che si sono consolidate nel tempo e
        
        
          costruito un clima di fiducia operosa, docu-
        
        
          mentato da questo quarto Quaderno della
        
        
          Fondazione.
        
        
          “Srebrenica -scrive Irfanka Pasagic- deve di-
        
        
          ventare la città della memoria. Ma anche la
        
        
          città della speranza. La città nella quale im-
        
        
          pareremo delle lezioni. E speriamo che que-
        
        
          sta volta vengano imparate veramente. Per-
        
        
          ché non si ripeta, come si sta ripetendo oggi
        
        
          in Siria, in Ucraina...”.
        
        
          
            Alexander Langer: dal Sudtirolo a Srebrenica
          
        
        
          
            Costretti gli uni accanto
          
        
        
          
            agli altri a dispetto del male
          
        
        
          
            Irfanka Pasagic, psichiatra, è nata a Sre-
          
        
        
          
            brenica
          
        
        
          .
        
        
          
            È presidente dell’associazione “Tu-
          
        
        
          
            zlanska Amica”.
          
        
        
          Nella sua lunga storia la Bosnia-Erzegovi-
        
        
          na ha attraversato eventi turbolenti. Ed è
        
        
          sopravvissuta innumerevoli volte, nono-
        
        
          stante tutti i tentativi di uccidere anche il
        
        
          solo pensiero della convivenza tra diversi
        
        
          gruppi etnici.
        
        
          A mio parere, la guerra recente è stata una
        
        
          guerra contro le diversità, prima di tutto,
        
        
          paradossalmente, contro tutto ciò che l’Eu-
        
        
          ropa cerca di essere. Srebrenica, come tutti
        
        
          i luoghi della Bosnia-Erzegovina, è costitui-
        
        
          ta da un intreccio di villaggi nei quali vive-
        
        
          vano molti bambini, giovani e persone di
        
        
          ogni generazione. Alcuni villaggi erano ser-
        
        
          bi, bosgnacchi, croati, mentre altri erano mi-
        
        
          sti. Proprio come il
        
        
          
            cilim
          
        
        
          , il tappeto bosniaco
        
        
          -coloratissimo, bellissimo, indistruttibile.
        
        
          I villaggi vicini condividevano scuole, am-
        
        
          bulatori, strade, luoghi di raduno e nessuno
        
        
          si era mai chiesto perché stavamo insieme.
        
        
          Era il nostro modo di vivere. E non erava-
        
        
          mo troppo stretti. E non stavamo male.
        
        
          Nonostante la guerra si fosse prefissata di
        
        
          creare una Bosnia “pura”, ciò non è succes-
        
        
          so. Sta di fatto che il
        
        
          
            cilim
          
        
        
          non è più così co-
        
        
          lorato come prima, ma con il pensiero di
        
        
          continuare a vivere la propria vita sulle ro-
        
        
          vine dei propri antenati, i più coraggiosi so-
        
        
          no “condannati” a vivere gli uni accanto
        
        
          agli altri, a dispetto del male.
        
        
          Tuttavia, la comunità in cui vivevano pri-
        
        
          ma della guerra è scomparsa. In realtà, tut-
        
        
          to è scomparso. Anche le persone che un
        
        
          tempo erano lì. I sopravvissuti tornano di-
        
        
          versi, con pesanti traumi che lasciano trac-
        
        
          ce. Ma anche i nuovi nati e quelli che nei
        
        
          tempi peggiori erano solo bambini, conti-
        
        
          nuano la vita con sulle spalle il fardello del
        
        
          recente passato.
        
        
          La vita delle comunità distrutte deve esse-
        
        
          re ricostruita dall’inizio. Purtroppo anche
        
        
          lottando contro chi ancora volentieri co-
        
        
          struirebbe muri.
        
        
          Fino a ieri parti in lotta, oggi continuano di
        
        
          
            la democrazia non può
          
        
        
          
            essere costruita con le mani di chi
          
        
        
          
            ha il cuore spezzato
          
        
        
          Intervento di Irfanka Pasagic