Una Città213 / 2014
Maggio


IN COPERTINA un centro di smistamento farmaci.
DA MIRAFIORI A MELFI. In viaggio nelle nuove fabbriche Fiat, dove l’introduzione di nuovi modelli organizzativi sta cambiando il paesaggio dei luoghi di lavoro: da Mirafiori, dove alla linea non si vedono più operai impegnati a cercare i pezzi e però tanti montaggi restano manuali, a Pomigliano, dove il direttore veste in tuta e scarpe antinfortunistiche, come tutti gli altri, e si sperimenta il "pilotino” un laboratorio di formazione permanente; e poi a Grugliasco e infine a Melfi, dove i team leader sono stati coinvolti non solo nella produzione, ma anche nella progettazione dei nuovi modelli; un problema, quello dello stress provocato da un inedito impegno cognitivo, ancora da indagare. Il diario di viaggio di Luciano Pero (da pag. 3 a pag. 8).
PUR IN PRESENZA DELLA MALATTIA. Una malattia, la sclerosi multipla, quasi sicuramente su base autoimmune, che colpisce prevalentemente le donne e che, però, non necessariamente porta a danni neurologici gravi; la difficoltà di capire se c’è un aumento di casi o solo di diagnosi; il ruolo dell’industria farmaceutica, per la quale le malattie croniche sono di fatto un ottimo affare. Intervista a Roberto D’Alessandro (da pag. 9 a pag. 11).
PILLOLE E PAROLE. Un intervento di Fabrizio Tonello sulla depressione (pag. 12).
LA ROTTA AFRICANA. Viaggi sempre più lunghi e tortuosi, in cui si viene venduti da una banda all’altra; gli abusi, ormai sistematici, sulle donne, ma anche sugli uomini; un’accoglienza che alterna abbandono e detenzione, i limiti dell’operazione "Mare Nostrum”, che comunque sia sta salvando migliaia di vite; l’assurdità del Regolamento di Dublino che costringe a chiedere asilo nel paese in cui si sbarca anche se non era quello di destinazione... Intervista a Fulvio Vassallo Paleologo (da pag. 13 a pag. 16).
LIBERARE LE SCUOLE. Nei paesi in cui si è investito davvero sull’istruzione, come Finlandia e Singapore, si è partiti da una forte selezione degli insegnanti fin dall’ingresso, offrendo però prospettive di carriera e una retribuzione adeguata; la decentralizzazione e l’autonomia delle scuole, vera priorità per rompere prassi ataviche, rigidità e vincoli; la crisi degli istituti professionali e una proposta per riformarli radicalmente; il sistema del semaforo, grazie al quale gli insegnanti possono monitorare costantemente la situazione dei singoli alunni. Intervista ad Alessandra Cenerini (da pag. 17 a pag. 19).
I PRECARI DEL PUBBLICO. Per la rubrica "neodemos”, Andrea Stuppini approfondisce la questione del numero dei dipendenti pubblici che sulla carta sono meno numerosi che negli altri paesi europei, ma solo perché non vengono contati i precari (pag. 19).
LA CAFFETTIERA. Lo studio delle carceri e dei luoghi di restrizione, per capire cosa succede quando siamo sottoposti a un forte controllo e quali sono gli stratagemmi e i diversivi che adottiamo per rinegoziare qualche spazio di libertà e creatività; gli utensili da cucina, che in carcere trovano usi inediti, a partire dalla caffettiera che diventa un ferro da stiro. Intervista a Matteo Guidi (da pag. 20 a pag. 22).
LAVORARE STANCA. Un appunto di Francesco Ciafaloni sulla diseguaglianza nella retribuzione del lavoro, per Thomas Piketty la causa principale dell’aumento della diseguaglianza economica negli ultimi anni (spesso pochissimo legata al merito), e sulla diseguaglianza nella proprietà, che è ancora maggiore (pag. 23).
LUOGHI. Nelle "centrali”, i manifesti delle ultime elezioni europee a Berlino.
I CARATTERI LATINI E I GASDOTTI ORTODOSSI. I risultati delle ultime elezioni, che premiano l’Ucraina europea; una mappa elettorale che si sovrappone ai confini della vecchia Rzeczpospolita Polska, la Repubblica Polacca; i minacciosi piani di Putin per ripristinare un impero al contempo russo, sovietico e asiatico, sul modello di Roma, ma usando i gasdotti anziché le strade; le speranze nella nuova generazione che sente l’Europa come propria patria. Intervista a Oxana Pachlovska (da pag. 26 a pag. 29).
NESSUNO CHIEDE PIU’ IL COGNOME. L’alluvione che ha colpito la Bosnia ha costretto molte famiglie ad abbandonare la propria casa, spesso ancora in via di ricostruzione dopo la guerra; l’assurda storia delle zanzare bosniache, che la Croazia si era offerta di debellare irrorando un insetticida permesso in Ue, ma proibito nella Repubblica serba. Il diario dell’associazione Tuzlanska Amica, con un’intervista al sindaco di Tuzla, Jasmin Imamovic (da pag. 30 a pag. 32).
RICORDIAMO LAMBERTO VALLI. Insegnante di letteratura, educatore, militante aclista, collaboratore del ministero dell’istruzione, Lamberto Valli, nella sua breve vita, troncata nel 1974 da un male incurabile, ha lasciato un segno indelebile in generazioni di giovani romagnoli; il ricordo di Ettore Masina, Roberto Pinza, Emma Fattorini, Giuseppe De Rita e di alcuni fondatori di Una città (da pag. 34 a pag. 39).
LETTERE. Ilaria Maria Sala, da Hong Kong, ci parla di un preoccupante Documento Bianco con cui la Cina vuole ricordare a Hong Kong chi comanda; Belona Greenwood, da Norwich, Inghilterra, ci parla dell’abitudine degli inglesi a fare conti alla rovescia, e del referendum per l’indipendenza della Scozia; da Berlino, Alessandro Cavalli ci parla di una Germania in bilico tra l’auspicio di un’Europa più forte e il timore che diventi una "Tranferunion”, dove chi ha i conti in ordine deve pagare per gli altri.
LA VISITA è alla tomba di Raniero Panzieri.
APPUNTI DI UN MESE. Si parla della battaglia dell’Uruguay contro la Philip Morris, che ora ha denunciato il piccolo Stato per danni, di internet che ha esaurito gli indirizzi ip, di Detroit ridotta dalla crisi a una città fantasma, e di cui ora una funzione di Google permette di vedere la metamorfosi dal 2009 a oggi, di carcere, eccetera eccetera (da pag. 40 a pag. 43).
L’EREDITA’ DI SCIESOPOLI. L’appello di Daniel Gorini, i cui genitori Luigi e Annamaria parteciparono alla Resistenza italiana e tanto si impegnarono per dar rifugio agli orfani sopravvissuti ai crimini nazisti, affinché la memoria di Sciesopoli sia preservata (da pag. 44 a pag. 45).
MATTEOTTI IN SICILIA. "...gli ufficiali dicevano che il governo ce lo aveva mandato da soldato semplice per levarselo dai piedi, perché a lasciarlo in giro o a mandarlo al fronte era capace di mettersi a fare propaganda contro la guerra. Si era portata appresso una cassa di libri e stava a leggere tutto il giorno... non dava seccature, era gentile con tutti senza dare confidenza a nessuno, né a ufficiali né a soldati, non parlava mai di politica e regalava soldi di nascosto ai compagni più poveri”. Per il "reprint” , un intervento di Andrea Rapisarda, da "Tempo Presente” del gennaio 1963 (pag. 46-47).\r