Una Città n° 178 / 2010
Ottobre
PARTECIPAZIONE E INNOVAZIONE. Quello di Pomigliano è indubitabilmente un accordo duro e difensivo, in cui si assiste a degli arretramenti (anche se prassi come la pausa mensa retribuita in Europa sono più l’eccezione che la regola), e tuttavia il suo vero punto debole è che non coinvolge gli operai nell’innovazione organizzativa; il cosiddetto Ergo Uas, già in uso in tantissime frabbriche tedesche, non ha solo uno scopo di controllo, ma anche una funzione ergonomica, tant’è che un milione di metalmeccanici italiani, se lo applicassero, lavorerebbero meglio; l’idea degli "orari a menù”, nata dalla convinzione che, in tema di orario, non è impossibile conciliare le esigenze di lavoratori con quelle dell’impresa; intervista a Luciano Pero (da pag. 3 a pag. 7).
LA CRISI E I PIU’ DEBOLI TRA I DEBOLI. Per la rubrica "neodemos”, alcune note a margine dell’ultimo rapporto dell’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, da cui emerge come questa crisi abbia colpito prevalentemente i giovani meridionali (pag.7).
IL RIPARATORE. In una società sempre più fondata sull’usa e getta, in realtà le nostre vite non sono affatto estranee all’esperienza del riuso, basterebbe pensare alla casa in cui viviamo, ai mobili, ma anche, ad esempio, alle forchette che usiamo al ristorante; una percezione che dovrebbe essere resa più consapevole, così da superare lo stigma che circonda i "clienti” dell’usato; la dialettica tra un’industria che fa cose sempre meno riparabili e la scomparsa della figura del "riparatore”, che alla curiosità e all’amore per l’oggetto, sa unire l’arte della manutenzione; l’esperienza di una comunità di rom romani e il problema delle difficoltà di rimettere sul mercato gli oggetti riparati; intervista a Guido Viale (da pag. 8 a pag. 10).
UN LAVORO BRUTTO. Lasciare un paese che si ama e dove però la vita è difficile, per raggiungere il fratello già partito alla volta dell’Italia; la regolarizzazione e il lavoro in albergo, lasciato per non dover trascorrere tutti i finesettimana lontano dalla famiglia; l’esperienza in fabbrica e infine la scelta di mettersi in proprio, come padroncino; la scoperta di un lavoro duro, stressante, faticoso, che si continua a fare per i figli, per dar loro l’opportunità di studiare; il sogno, quando i figli saranno grandi, di tornare in Marocco; intervista a Ahmed (da pag. 11 a pag. 13).
QUEL TORNIO DEGLI AMERICANI. Avvicinare la scuola all’impresa in un distretto della meccanica di eccellenza come Modena, dove la formazione sta diventando un problema, è lo scopo di Officina Emilia; i ragazzi entrano nelle fabbriche, ascoltano i lavoratori e poi al museo laboratorio prendono confidenza con materiali, attrezzi e macchine, costruiscono oggetti, smontano biciclette...; a scuola ma anche in famiglia non si parla più di lavoro, i ragazzi dei licei e anche dei professionali arrivano all’università totalmente incapaci di mettersi in gioco, che è proprio ciò che oggi richiedono le imprese; intervista a Margherita Russo e a Iari Nora (da pag. 14 a pag. 18).
SE UN FIUME SI CHIAMA DRAGONE. La gestione del rischio da disastri naturali e antropici è cosa ben diversa dal predisporre modelli di previsione, peraltro, come nel caso dei terremoti, di dubbia validità; l’importanza, quando il rischio si verifica, che sia già tutto organizzato affinché ci sia il minimo di decisioni da prendere; l’effetto paradossale degli interventi di messa in sicurezza, che spesso portano la popolazione a dimenticare di essere comunque residenti in una zona a rischio; l’auspicio che si diffondano momenti di addestramento ed esercitazioni, così da promuovere una "protezione civile dal basso”; la difficile dialettica tra scienziati e politici; intervista a Giuseppina Melchiorre (da pag. 19 a pag. 22).
LUOGHI. Nelle centrali, L’Aquila.
IL TESSERINO. La prostituzione in Europa è sempre più "al chiuso”, il che non necessariamente è un dato positivo perché l’invisibilità porta con sé una potenziale maggiore vulnerabilità a ricatti, soprusi e sfruttamento e inoltre rende più difficile contattare queste donne da parte di chi, come l’Ong Tampep, vorrebbe aiutarle a conoscere i propri diritti e, se vogliono, a uscire da situazioni di sfruttamento; gli effetti perversi di una legge, quella olandese che, per legalizzare impone una licenza e la perdita dell’anonimato; intervista a Licia Brussa (da pag. 27 a pag. 30).
SOCIALISMO IN AMERICA, di Stephen Eric Bronner, è a pag. 30.
LA LETTERA DALL’INGHILTERRA, di Bel Greenwood, è a pag. 31.
LE SCELTE DI HAITI. Il terremoto che ha colpito il paese ha sconvolto tutti i programmi di sviluppo economico e logistico; il momento della ricostruzione può però essere trasformato in un’occasione di riflessione collettiva sulla direzione da intraprendere; la preoccupazione per il gap tra ricchi e poveri che aumenta e le speranze sulle prossime elezioni; intervista a Hugues Desranges (pag. 32-33).
COLUI CHE E’ PRESENTE. La storia di Tullio Vinay, pastore valdese, che per tutta la vita fu un testimone dell’agàpe; l’impegno per salvare gli ebrei dalle deportazioni che gli valse il titolo di "Giusto delle Nazioni” da parte di Israele; la casa che fondò e dove ancora oggi si ritrovano giovani di tutto il mondo; l’esperienza a Riesi, una delle zone più sperdute della Sicilia; pacifista, si impegnò contro la guerra del Vietnam, per l’abolizione della tortura, per il disarmo; la sua idea molto concreta di utopia. Ricordano il suo insegnamento Enzo Campelli, Paolo Ricca e Michele Colafato, con una breve introduzione della figlia, Paola Vinay (da pag. 34 a pag. 39).
UNA RIVISTA TRANSATLANTICA. Gregory Sumner racconta la straordinaria esperienza di "politics”, una rivista sconosciuta ai più che uscì negli Stati Uniti dal 1944 al 1949, e attorno alla quale si riunirono intellettuali newyorkesi, come Donald Macdonald e la moglie Nancy, Mary McCarthy, ed esuli dall’Europa, come Nicola Chiaromonte, Albert Camus, Andrea Caffi, Hannah Arendt, Simone Weil, e altri "senzatetto ideologici”, alla ricerca di una politica nuova, più umana, fatta di piccole comunità; la figura, affascinante e a tratti contraddittoria, di Dwight Macdonald, e il suo rapporto privilegiato, e forse complementare, con Nicola Chiaromonte (da pag. 40 a pag. 43).
LA LETTERA DALLA CINA, di Ilaria Maria Sala, è a pag. 45.
APPUNTI DI UN MESE. Si parla di extensions, di Goebbels che parla di socialismo, di legalità e di uno Stato accentratore e corrotto, di produttori di polli che non devono soffrire, del misterioso destino previdenziale dei precari, di video "virali”, che attraverso youtube raggiungono milioni di persone, del disegno di legge per il giuramento di fedeltà a Israele; di fuga dei cervelli eccetera eccetera (da pag. 44 a pag. 47).
LA VISITA è alla tomba di Prospero Moisè Loria, imprenditore e filantropo italiano, fondatore della Società Umanitaria di Milano.
UNA PREVISIONE SBAGLIATA. "...il Re sarà costretto a fare le consultazioni: Mussolini se ne andrà senza che gli squadristi mettano il paese a ferro e fuoco, e si avrà un governo di transizione, per preparare le elezioni”. Per il "reprint” dell’ultima, pubblichiamo uno scritto in cui Giorgio Levi Della Vida racconta dell’incontro con Claudio Treves.
La copertina è dedicata agli abitanti di Haiti, che dopo il terremoto ora rischiano di essere devastati dal colera.