Una Città161 / 2009
Dicembre-Gennaio


IL BORSEGGIO DELLA ZIA. I reati commessi dagli immigrati sono aumentati, e non si tratta di furtarelli da "ladri di polli”, bensì di violenze sessuali, rapine, omicidi; gli immigrati sono anche tra le principali "vittime” di questi reati; il rapporto tra immigrazione e criminalità esiste, ma varia nel tempo, fino alla fine degli anni ’60 in tutto il mondo gli immigrati compivano meno reati degli autoctoni; l’assurdità di invocare il calo degli omicidi e l’accanimento di tv e giornali: il senso di insicurezza non nasce dalle campagne mediatiche, ma da ciò che si vede, che spesso è soprattutto degrado; le due peculiarità italiane, un fiorente mercato nero e l’assenza di controlli sui luoghi di lavoro; l’assenza di coraggio della sinistra che dovrebbe puntare soprattutto a una campagna per la cittadinanza, che non risolverà i problemi, ma è un primo passo imprescindibile; intervista a Marzio Barbagli (da pag. 3 a pag. 7).
I TRENTENNI DEL 2027. La crisi sta colpendo anche le regioni della "terza Italia”, quelle delle piccole imprese e del modello adriatico, forse più ancora delle regioni caratterizzate dalla grande impresa; il grande flusso migratorio a cui ha assistito il Veneto negli ultimi 15 anni è stato dovuto più al sottodimensionamento demografico delle coorti giovanili, che al boom economico: senza che nessuno lo programmasse, di fatto, gli immigrati hanno sostituito i nostri "figli non nati”; l’assurdità di pensare di usare i flussi come un rubinetto da aprire o chiudere a seconda delle congiunture economiche, quando lo "scenario centrale” dell’Istat già oggi ci dice che anche con gli attuali tassi di ingresso di immigrati, gli anziani supereranno la popolazione in età lavorativa; la difficoltà di affrontare statisticamente la questione dell’integrazione; intervista a Bruno Anastasia (da pag. 8 a pag. 11).
LORO DICONO: "TORNIAMO A CASA”. Keser Velibor, serbo bosniaco, ci parla dell’arrivo in Italia, in fuga da un paese in guerra, dei mille lavori per sbarcare il lunario e infine della sfida di mettersi in proprio, come imprenditore edile, dell’importanza di puntualità e correttezza con committenti e operai; dello strano gemellaggio tra il suo paese d’origine e la sua città d’adozione veneta, dove in questi anni l’hanno raggiunto altri due fratelli e due sorelle, che si sono sposati, hanno avuto figli…; le simpatie per la Lega e la nostalgia per la Bosnia che col tempo cresce (pag. 14-15).
LE PRIMARIE. Partendo dall’esempio delle primarie del Pd svoltesi a Forlì con una competizione vera fra due candidati e una grande partecipazione di cittadini, una discussione sulle prospettive tutt’altro che rosee di un partito che sembra aver paura di aprirsi alla società; un forum fra Roberto Balzani, Roberto Fasoli, Matteo Lepore, Salvatore Vassallo (da pag. 16 a pag. 20).
LA PORTO IN GIRO IN BICICLETTA?! Una comunità di ragazzi "difficili”, con situazioni familiari disastrose ed esperienze di carcere minorile, molti immigrati, decide di fare una vacanza con delle biciclette costruite da loro stessi; la fatica, ma anche la soddisfazione di avercela fatta, il rischio che poi però scatti il rigetto; lo scarso appeal di un mezzo considerato poco "cool”… intervista a Giovanni Torrani (da pag. 21 a pag. 23).
Nelle centrali immagini da Tuzla e dintorni (pag. 24-25).
LE LORO STORIE è l’intervista a Mohammad Bakri, regista e attore palestinese israeliano che ricorda la sua infanzia in Galilea, gli studi artistici, l’incontro, fondamentale, con Emile Habibi, intellettuale palestinese; e poi le traversie del documentario "Jenin, Jenin” in cui ha raccolto le storie di quelle giornate dalla voce dei residenti, che gli è costato un processo per l’accusa di vilipendio delle forze armate, conclusosi in modo bizzarro (pag. 26-27).
LA GUERRA DEI TIMBRI. Anche la Serbia è infine salita sul treno per Bruxelles, ci sono però delle condizioni, in primis la collaborazione col Tribunale Internazionale sui Crimini di Guerra; mentre ancora stenta la ricostruzione di una memoria rimossa, l’economia migliora e la voglia d’Europa cresce...; il paradosso della moltiplicazione delle lingue; intervento di Paolo Bergamaschi (pag. 28-29).
CUBA E IL MALE MINORE. A Carrara, nel 1968, si tenne un convegno in cui si ripropose il dilemma che attanagliava gli esuli cubani in Florida, tra cui molti anarchici, e il movimento anarchico in generale: "Se io, anarchico cubano, so che, con l’aiuto dell’America, posso rovesciare il regime dittatoriale e avessi pure la certezza che, rovesciata la dittatura, l’America instaura la democrazia, sono legittimato ad accettare questi aiuti?” ; intervista a Giampietro "Nico” Berti (da pag. 30 a pag. 33).
LE PAROLE DI SONJA. L’ambiguità di un termine, "riconciliazione”, che a rigore significa "ristabilire un rapporto normale, temporaneamente deteriorato” e che quindi forse poco si presta a un rapporto anomalo come quello tra vittima e reo; la vera lacerazione è stata quella tra Stato e istituzioni e cittadinanza; la viltà di uno Stato che prima di concedere benefici ad ex terroristi interpella i familiari delle vittime: una regressione culturale e giuridica gravissima; la sfida di passare da un senso di colpa che rischia di tenere la persona prigioniera del proprio crimine a un "senso del peccato” che invece, nella prospettiva biblica, apre alla relazione; la "pressione sociale” verso il perdono è una forma di disconoscimento delle vittime; una domanda che resta imprescindibile: "Come è potuto accadere?”; un seminario con Benedetta Tobagi, Luigi Manconi e padre Guido Bertagna (da pag. 34 a pag. 40).
LE DUE AUTOBIOGRAFIE è l’intervista a Mauro Boarelli, sulla pratica, invalsa nelle scuole quadri del Partito comunista, di spingere operai e braccianti a fare la propria autobiografia, prima oralmente, successivamente in forma scritta, e delle differenze tra la prima e la seconda; una forma di autocoscienza molto impegnativa, finalizzata a un duro reclutamento, anche gerarchico (da pag. 41 a pag. 43).
Assieme a una lettera di Fulvio Papi sull’intervista a Pietro Adamo comparsa sullo scorso numero (pag. 43).
LA LETTERA DALLA CINA, di Ilaria Maria Sala, è a pag. 46.
APPUNTI DEL MESE. Si parla di Eyad El Sarraj, psichiatra palestinese di Gaza, malato, che nonostante il passaporto britannico ci ha messo tre mesi per riuscire a vedere il suo medico e che già il 14 dicembre aveva lanciato l’ennesimo disperato appello contro la "catastrofe umanitaria”; delle amare comunicazioni che stanno ricevendo i dipendenti Alitalia; della difficoltà di divorziare in tempi di crisi, con case di famiglia inflazionate e assets decimati; di come hanno trascorso l’ultimo dell’anno a Gaza: chiamandosi per assicurarsi dell’incolumità di amici e parenti, e poi di giornate trascorse a seppellire cadaveri o in fila per il pane; di un appello del Campo per la pace ebraico, di alcune voci "diverse” da Sderot, di un coraggioso blog messo in piedi da due amici speciali, uno di Gaza e uno di Sderot, che non possono più incontrarsi; eccetera eccetera (pag. 46-47).
LA VISITA è alla tomba di Maria Zambrano.
CARLO CATTANEO, FEDERALISTA: "Ogni qualvolta mi si presenta l’occasione, sono lieto di scrivere o di parlare di Carlo Cattaneo. Spingere coloro che male lo conoscono a leggerlo e a meditarlo è per me un dovere di solidarietà culturale...”; per il "reprint” dell’ultima, un ritratto di Carlo Cattaneo e delle sue idee, di Camillo Berneri.
In copertina, il muro in Palestina.