Qualcuno ha chiesto, e non so se gli abbiamo risposto, perché torna la svastica. E’ un ritorno, in effetti, preoccu­pante a tutti i livelli. Abbiamo letto notizie inquietanti sul presidente della Croazia, sulla Lituania... Sono emerse cose pazzesche sulla Lituania: voi sapete che molti lituani cominciarono, durante la seconda guerra mondiale, a lottare al fianco dei nazisti contro gli occupanti sovietici, ma poi finirono anche per collaborare nella persecuzione degli ebrei. Su questo triste episodio non c’è stata per ora alcuna autocritica, anzi!... Insomma, quando parliamo di antise­mitismo oggi non dobbiamo credere che si tratti solo dei naziskin che abbiamo visto nella trasmissione di Giuliano Ferrara. Oggi l’antisemitismo è fortemente presente in larghe fasce giovanili, ma non solo giovanili,della Germania Orientale; è presente in buona parte dei paesi dell’Europa orientale, benché i milioni di ebrei che vi abitavano prima della Shoah siano solo ridotti a poche decine di migliaia; è presente in alcune tendenze, diciamo così per intenderci, di destra, nazionaliste e panrusse, della Chiesa ortodossa russa, come Pamjat. più vicino a noi, in Francia e in Svizzera, si violano turpemente tombe di ebrei. Esiste anche un antisemitismo di altro tipo, di difficile assimilazione a quello europeo, nel mondo arabo e musulmano (ma per il momento lo metterei da parte). Quindi il fenomeno dell’antisemitismo oggi è un grosso fenomeno. Dicevo prima che l storia non risolve quasi mai un problema una volta per tutte: lo vediamo oggi con la rinascita dei nazionalismi, delle guerre di religione, ecc. Persino rispetto all’antisemitismo, neppure un evento spaventoso e indicibile come lo sterminio è stato un vaccino sufficiente. Per lo meno non per sempre. Vorrei insistere: dicendo che la storia non risolve i problemi una volta per tutte, non pensavo a piccoli residui, più o meno innocui e facili da controllare. La ripresa odierna dell’antisemitismo è un fenomeno grosso, che non va sottovalutato. Non si può abbassare la guardia.
Noi in Italia abbiamo avuto degli episodi, anche molto brutti. Ci sono elementi, non tanto di antisemitismo (come in alcuni movimenti francesi), quanto di razzismo più generale, nelle leghe. Soprattutto, abbiamo una fetta di mondo giovanile che si agita riesumando vecchi slogan e facendo propria una cultura quanto meno ambigua e inconsistente, una pseudo-cultura. Ora, come comportarsi rispetto a queste cose? Questo è un problema politico, ma anche culturale, molto importante. Io credo che una prima cosa da dire sia questa: che bisogna sempre guardarsi dall’assimilare il pre­sente al passato. O meglio. E’ vero che esiste una continuità nella storia del razzismo su base “scientifica” (parlo di questo, perché altrimenti, se per razzismo intendiamo ogni forma di etnocentrismo, allora non finiamo più, cioè si parte dalla preistoria, dalle società primitive, ecc.). Quindi c’è una continuità che va tenuta presente: per esempio, non è un caso che i naziskin possano avere tra le mani una copia del Mein Kampf. E però sarebbe molto sbagliato da parte nostra privilegiare l’elemento della continuità anziché sforzarci, con tutte le nostre forze, di vedere lo specifico che di volta in volta si presenta nel fenomeno. E allora -ma qui non è certo il momento né il luogo per farlo, e io non ne sa­rei in grado, perché ci vorrebbe il contributo di analisti del mondo giovanile, di sociologi, di psicologi, di pedagogisti e studiosi della politica-, allora, dicevo, la mia sensazione è che, molto spesso, anche l’uso di tesi alla Faurisson sulla non-esistenza dei campi di sterminio, l’uso di vecchi testi, di vecchie simbologie, ecc., si colleghino in un amalgama assai confuso, che non è immediatamente (e semplicemente) riconducibile al nazismo.
E però, detto questo, uno sarebbe tentato di concludere: “ma allora dobbiamo lasciarli fare?”. E’ un problema molto inquietante.
Rispetto al lasciarli fare, se è vero che la storia qualche cosa insegna (non che sia magistra vitae, per carità!, non ci crede più nessuno, ma se insegna qualcosa), allora, nei primi anni Venti, Hitler era uno dei tanti, ce n’erano tanti nella Germania di allora, e non tutti imbianchini, cioè facevano anche altri mestieri..., che andavano in giro dicendo che prima o poi gli ebrei andavano sterminati. Se qualcuno li avesse fermati, se qualcuno li avesse mandati da un buon psichiatra (e ce n’erano, soprattutto in Germania, di eccellenti), forse le ...[continua]

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