Gli ingredienti per il successo della eversione fascista ci sono ormai tutti. Contro la violenza "a chiacchere” degli estremisti della sinistra, si organizza la violenza vera della destra. Esattamente come Turati aveva previsto. Nenni è, all’Avanti!, nel punto di osservazione più avanzato e descrive la situazione da grande giornalista e semplificatore, quale è sempre stato. "È proprio questo il momento in cui il fascismo, sino ad allora pressoché inesistente, s’è fatto innanzi sfruttando tre elementi diversi: la nevrosi nazionalista dei giovani cresciuti nell’atmosfera avvelenata della guerra; la sete di vendetta degli agrari e degli industriali i quali avevano tremato davanti alla minaccia di una rivoluzione proletaria; la crisi dello Stato che rinunciava al suo compito di moderatore e regolatore dei conflitti sociali e politici a profitto delle squadre fasciste d’azione che da un capo all’altro della penisola si sostituivano alle forze regolari di polizia”.
Gli squadristi diventano una componente del paesaggio italiano inimmaginabile sino a pochi mesi prima. Compaiono per le strade strani militi vestiti in modo folkloristico. Fez nero con fiocchetto, camicia nera larga di misura, pantaloni alla zuava grigio verde o neri, fasce anziché calze, come i soldati della prima guerra mondiale. Sono ex arditi ritornati dal fronte, giovani idealisti, studenti nazionalisti, avventurieri ansiosi di menare le mani, a volte semplicemente canaglie, teppisti spinti dal desiderio di guadagnare o rubare qualcosa. Li guidano dirigenti del partito fascista, ma anche capi improvvisati, "ras”, spesso industriali e agrari locali simili a tanti don Rodrigo affiancati dai loro Griso e dai loro "bravi”; notabili che hanno trangugiato fiele nel momento dell’offensiva sindacale (operaia e contadina) e che ora con il bastone e l’olio di ricino si riprendono il loro "status”, facendo vedere nel quartiere o nel villaggio chi davvero comanda. Rivoltella alla cintola, moschetto, bomba a mano, manganello, sono immortalati in mille foto d’epoca, spesso con il pugnale tra i denti, in pose teatrali e sguardi truci. Oggi sembrano ridicoli, ma presto diventano di moda e anche loro vengono usati  dalla pubblicità. Una casa farmaceutica mostra l’immagine di uno squadrista con fez che grida "A Noi!” per propagandare con dubbio gusto un ricostituente che aumenta i globuli rossi e quindi "fa sangue”.
Ancora Nenni fotografa l’improvviso esplodere della "controrivoluzione senza rivoluzione”. "Che cosa succede dunque? Succede -scrive- che da un capo all’altro dell’Italia gli agrari hanno scatenato l’offensiva contro il proletariato. Il grido fascista di ‘A noi!’ echeggia lugubremente dalla valle Padana al Tavoliere delle Puglie. I fascisti sono scatenati e capeggiano l’attacco. Ai giovani che hanno dato vita ai primi fasci, si sono uniti tutti coloro che si sentono minacciati dai sindacati operai nei loro privilegi e nei loro interessi.
La violenza sta prendendo le forme del delitto? L’organizzazione terroristica della borghesia agraria si sostituisce ovunque alle forze di polizia. Lo Stato Maggiore dell’esercito dà ai fascisti le armi, la magistratura garantisce loro l’impunità, la polizia svia le indagini sui loro delitti, le banche danno il denaro per mantenere le squadre di azione.  ‘Addosso ai socialisti!’. È il grido della vecchia classe dirigente sbigottita e della gioventù gettata sul lastrico dalla guerra. Le camere del lavoro sono prese d’assalto.
‘Siamo pronti a morire e ad uccidere’, è la parola d’ordine di Mussolini. In verità è pronto soltanto a far uccidere. [...]
Il giornalista Pietro Nenni, capo redattore dell’Avanti!, fa la cronaca di una tipica impresa  squadrista guidata da uno dei tanto don Rodrigo di provincia: il marchese Dino Perrone Compagni, terrore della Toscana. Il 17 aprile 1921, manda questa lettera al sindaco socialista di Roccastrada, in provincia di Grosseto. "Signore, dato che l’Italia deve essere degli italiani e non può accettare di essere amministrata da individui della vostra specie, facendomi interprete dei vostri amministrati e concittadini, vi consiglio di presentare le vostre dimissioni da sindaco prima di domenica 17 aprile. Nel caso in cui non lo facciate, vi assumerete la responsabilità di ciò che potrebbe accadere”.
"Organizzate militarmente, largamente motorizzate, le squadre fasciste -racconta Nenni- si spostavano celermente da un punto all’altro della Toscana, portando nelle città e nei v ...[continua]

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