Meno di due settimane dopo aver perso un caro amico, Juliano Mer-Khamis, devo commemorarne un altro, mio compagno di navigazione ai tempi di Free Gaza: Vittorio "Vik” Arrigoni, brutalmente assassinato ieri sera da un gruppo di fondamentalisti religiosi. Si assomigliavano anche, Vik e Juliano: fisicamente, nella personalità vivace, nell'insistenza sul "esserci" quando gli oppressi avevano bisogno di loro...

Vik era una persona piena di vita e di energia, in cui convivevano slancio gioioso, spirito cameratesco ma anche grande irrequietudine quando si ritrovava negli ambienti costretti: come nelle nostre traversate e in prigioni come quella di Gaza. In ogni momento avrebbe potuto tirarti in aria e giocare a fare a botte: era grande e grosso, forte, bello, esuberante e sorridente anche nelle situazioni più tese e opprimenti. Sembrava sempre voler dire: "Yaala! ('dai, su, muoviti', in arabo) Le navi israeliane che sparano a noi e ai pescatori palestinesi non sconfiggeranno mai la nostra indignazione, il senso di solidarietà, la nostra sete di giustizia!” (In uno di questi scontri con la marina israeliana, Vik era anche rimasto ferito). Ti arrivava dietro le spalle urlando: "È così che cadrà l'Occupazione”, per poi sbatterti a terra con una mossa di wrestling, ridendo.

Nell'agosto del 2008, in occasione della spedizione navale con la quale avevamo violato l'assedio, entrando nel porto di Gaza, Vik aveva ricevuto assieme a me la cittadinanza e il passaporto palestinesi. Era un modello esemplare per tutti gli operatori di pace. Nonostante la sua famiglia si trovasse in Italia, aveva scelto di condividere il destino dei palestinesi, con tutto il suo cuore, come era sua abitudine. Nella sua pagina Facebook c'è scritto: "vive a Gaza”. Era noto tra i pescatori perché li aiutava a portare a casa le reti nonostante le quasi quotidiane aggressioni da parte della marina israeliana, che li voleva confinati alle acque ormai depredate e inquinate dagli scoli fognari nei pressi della costa di Gaza. In questi attacchi, negli ultimi dieci anni, sono rimasti uccisi almeno diciotto pescatori, ci sono stati duecento i feriti, senza contare le tante imbarcazioni distrutte e le attrezzature rovinate.

Vik, come testimonia il suo libro, "Restiamo umani”, che documenta la sua esperienza tra i gli abitanti di Gaza durante l'assedio israeliano a cavallo tra 2008-2009, metteva in gioco tutto se stesso in qualunque situazione richiedesse la sua presenza: sia nei momenti più duri, tra i contadini e i bambini traumatizzati, sia quando frequentava i caffè e le abitazioni della gente comune. Quando si è diffusa la notizia del rapimento sono sorti, spontaneamente, centinaia di appelli per la sua liberazione, lanciati non solo dalla comunità pacifista internazionale, ma sopratutto dalla già sconvolta popolazione di Gaza.

Oggi, a Gaza City e altrove nei Territori Occupati, si terranno varie funzioni funebri in suo onore. Vik lavorava in Cisgiordania e a Gaza: Israele l'aveva incarcerato tre volte ed espulso. Era un maestro di comunicazione: fisica, verbale, scritta (il suo blog, Guerrilla Radio, è uno dei più popolari in Italia). Vik sapeva mescolare con naturalezza vissuto personale, reportage e analisi politica... Era uno di quelli che definiremmo un "testimone”: capace di porsi fisicamente dalla parte degli oppressi per condividere vittorie, tragedie, sofferenze e speranze. Attraverso le sue azioni cercava di produrre una vera trasformazione. Il suo ultimo messaggio sulla mia pagina Facebook si intitolava "No fly zone sulla Palestina”.

Al pari di Juliano, Rachel Corrie e tanti altri che si sono sacrificati per la pace e la giustizia in Palestina e in tutto il mondo, lascia un grande vuoto nei nostri cuori, nelle nostre vite e nella nostra lotta. Mi mancherai, amico. Ogni volta che mi sentirò stanco o scoraggiato, avvertirò la tua presenza alle mie spalle: tu che mi sollevi ridendo, minacciandomi di gettarmi fuori bordo, dovessi esitare nella lotta. Eri e sei ancora una forza della natura che lotta contro le ingiustizie. Il tuo ricordo terrà sempre alto il nostro morale, ispirandoci. Come i pescatori palestinesi che tanto hai amato, noi, e tutti coloro che ovunque lottano per difendere le cose fondamentali della vita, ci impegniamo a realizzare la tua visione del mondo.

Ciao, friend.

Qui l'articolo originale.
Qui il blog di Vittorio Arrigoni.