Emilio Coveri è presidente e fondatore di Exit-Italia, Associazione Italiana per il Diritto ad una Morte Dignitosa (www.exit-italia.it); Piero Castagno ne è membro e consigliere .

Puoi raccontarci come nasce Exit?
Emilio Coveri. Exit Italia è nata a Torino nel settembre del ’96 come centro di studi e documentazione sull’eutanasia. Uno dei primi obiettivi è stato quello di farci conoscere in Italia; tra l’altro non sapevamo come avrebbe reagito la popolazione a una proposta di legalizzazione dell’eutanasia; intendendo per eutanasia la libertà di scelta, per un individuo, di sottoscrivere in un momento della sua vita, nel pieno delle sue facoltà, un testamento biologico con cui decide e dà disposizioni riguardo la fine della propria esistenza.
Cominciare come centro di documentazione sull’eutanasia è stata una scelta dettata anche dal fatto che noi per primi volevamo documentarci, per cui abbiamo studiato e abbiamo contattato le organizzazioni già esistenti nel panorama internazionale; ci siamo così inseriti nell’ambito della federazione mondiale delle associazioni per il diritto a una morte dignitosa.
In ambito europeo dobbiamo senz’altro ringraziare l’associazione di Zurigo che ci ha dato le dritte per non commettere determinati errori, anche considerando il contesto italiano.
A quel punto abbiamo elaborato e proposto un documento di adesione, in cui si chiede il riconoscimento giuridico del testamento biologico, ossia la carta di autodeterminazione.
Con tale carta, che va compilata davanti a tre testimoni, non solo si danno indicazioni sul trattamento a cui si vuole, o non si vuole, essere sottoposti nella fase terminale della propria vita, ma soprattutto si designa un fiduciario che dev’essere il garante qualora noi non fossimo più in grado di decidere; richiediamo infine anche la depenalizzazione di chi aiuti il soggetto a morire con dignità, senza sofferenze disumane. E’ bene chiarire che noi qui parliamo di una malattia irreversibile, inguaribile, clinicamente accertata, in cui anche il medico riconosce l’impossibilità di tornare alla condizione precedente; insomma di una malattia grave, che fa soffrire, un cancro, l’Aids…
Questa proposta è stata ben accolta, così abbiamo proseguito fino al ’98, quando abbiamo fatto un’assemblea di tutti gli iscritti, e si è deciso che per l’anno successivo saremmo diventati associazione.
Questo è stato un passo importantissimo. Io ero perplesso perché avrei voluto che il numero degli iscritti fosse superiore ai 400 effettivi, e tuttavia è stata una scelta opportuna perché istituzionalizzandoci siamo diventati una realtà riconosciuta, per esempio, anche dai mass media.
Nella fase organizzativa dell’associazione abbiamo già conseguito qualche obiettivo, in particolare la presenza in tutto il territorio nazionale con coordinamenti di zona; oggi in ogni regione c’è uno o più coordinamenti. Questo è stato un passaggio importante…
Lo scorso anno avete proposto un documento intitolato: “Disposizioni in materia di interruzione volontaria della propria sopravvivenza in condizioni fisiche terminali”. Ce ne potete parlare?
Piero Castagno. L’espressione “interruzione volontaria” richiama l’aborto naturalmente. Ebbene, una delle analogie con la 194 è data dal fatto che parlando di eutanasia non inventiamo nulla di nuovo, nel senso che si sa che comunque in parecchi casi l’eutanasia viene già praticata sotto banco.
Allora, l’importanza di poter arrivare un giorno all’approvazione della nostra proposta di legge è proprio per mettere in chiaro queste cose, ossia per evitare la clandestinità, come succedeva appunto per l’aborto prima della 194.
Emilio. Infatti noi ci siamo proprio ispirati alla 194 per alcuni articoli.
Si tratta di una bozza per un eventuale progetto di legge; si prefigge, in particolare due obiettivi.
La prima cosa che ci interessa è che venga riconosciuto legalmente il testamento biologico; contemporaneamente chiediamo la depenalizzazione, come per la 194, della persona che aiuta il paziente a morire con dignità e senza sofferenza. Questa potrebbe già essere una soluzione: testamento biologico riconosciuto e impunibilità di chi opera.
Allo stato attuale qual è il valore del testamento biologico?
Emilio. Mi dispiace dirlo, ma è carta igienica. A parte la provocazione, il testamento biologico è un documento scritto, in cui è indicato un fiduciario, che viene compilato in presenza tre testimoni che hanno avvalorato questa volontà, qui ...[continua]

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