Ivana Pais insegna Sociologia economica presso l’Università Cattolica di Milano. Il suoi interessi di ricerca si concentrano su economia collaborativa e lavoro digitale.

Di cosa parliamo quando parliamo di lavoro di piattaforma?
Nel dibattito sulla trasformazione del lavoro e sui modelli introdotti dalle innovazioni tecnologiche, spesso i termini utilizzati, "sharing economy”, "gig economy”, "digital economy”, segnalano più una connotazione, un giudizio, che una descrizione dell’oggetto. Per esempio, quando parliamo di "gig economy” enfatizziamo l’accezione negativa del termine, la  parcellizzazione, cioè c’è una critica implicita al modello di organizzazione; se invece si adotta la formula "sharing economy”, è evidente che si guarda più agli aspetti positivi. Proprio alla luce di queste riflessioni, nell’ambito degli studiosi, si è consolidato l’utilizzo del termine "economia di piattaforma”, termine neutro, ma che già introduce alcuni elementi di definizione perché una delle caratteristiche fondamentali della piattaforma è che permette, agevola l’incontro tra categorie di attori diversi. Questo è un elemento che sembra scontato soprattutto per chi è nativo di questi ambienti, ma che in realtà rappresenta una novità. Spulciando la letteratura si trovano poi tante versioni, anche contraddittorie, di questo modello, che segnalano l’esistenza, appunto, di una varietà di tipologie. Forse la distinzione più evidente è tra piattaforme di pubblicità e piattaforme cosiddette "lean”. Ci sono altri tipi di piattaforme, ma direi che queste sono le più diffuse.
Facebook è una piattaforma di pubblicità, Uber, Airbnb rientrano invece nelle piattaforme lean.
Che differenza c’è?
Nelle piattaforme di pubblicità, come Facebook, gli utenti interagiscono fra di loro e la piattaforma li "profila” sulla base dei contenuti che pubblicano. C’è anche una letteratura che sostiene che la piattaforma si "appropria” dei contenuti. In realtà non è proprio così. La piattaforma, delle cose che io scrivo, del contenuto, non se ne fa niente, lo usa solo per capire chi sono e vendere pubblicità e quindi "vendermi” come target pubblicitario.
Il processo prevalente è questo. Se si guarda anche al modello di business di queste piattaforme è evidente: non rivende i contenuti, vende gli utenti, vende noi.
Le piattaforme lean sono invece quelle che permettono l’incontro tra una domanda e un’offerta di beni e di servizi, per cui in qualche modo connettono persone che offrono e persone che cercano beni e servizi.
La dicitura "lean” indica che sono strutture leggere e che non hanno risorse proprie; non c’è riferimento alla "lean production”. Un esempio classico è Airbnb: la piattaforma non possiede alcuna casa, così come Uber non possiede alcuna auto.
Le piattaforme lean si dividono a loro volta tra quelle che scambiano capitali, cioè case, spazi, oggetti ("capital-based platforms”) e quelle che invece  intermediano prestazioni professionali ("labor-based platforms”); le due tipologie presentano ovviamente caratteristiche diverse.
Eurofound ha individuato ventisette criteri sulla base dei quali classificare le piattaforme lean.
Parliamo delle piattaforme di lavoro.
I due criteri fondamentali che vengono utilizzati per distinguere le piattaforme di lavoro sono la presenza o assenza di un’interazione fisica e il livello di competenza. Ci sono infatti piattaforme dove il lavoro è esclusivamente digitale, per cui non c’è mai un incontro in presenza tra chi domanda e chi offre lavoro. L’esempio più noto in assoluto è Amazon mechanical turk, una piattaforma che organizza lavoro digitale e di bassa qualificazione, ma ce ne sono molti altri; di solito si tratta di riconoscere e taggare oggetti; un lavoro di classificazione che spesso viene svolto proprio per far funzionare le  piattaforme.
Nel corso delle mie ricerche ho intervistato alcuni di questi lavoratori che, per esempio, traducono testi per società di e-commerce che si occupano della vendita di scarpe, abiti, ecc. Qui la nota curiosa, se vogliamo, è che parliamo di lavori di piattaforma che vanno a nutrire altre piattaforme.
Noi oggi siamo tutti concentrati sull’automazione e su come questa in futuro eliminerà il lavoro. In realtà il processo di digitalizzazione al momento sta determinando più una trasformazione del lavoro, in larga parte lavoro umano, per andare a nutrire le macchine.
A questo proposi ...[continua]

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