Mickey Edwards è docente di Relazioni Internazionali presso la Woodrow Wilson School dell’Università di Princeton e Vice Presidente dell’Istituto Aspen. Ha pubblicato, tra l’altro, Reclaiming Conservatism (Rivendicare il conservatorismo). L’intervista è stata condotta prima che John McCain scegliesse Sarah Palin come candidato alla Vice-Presidenza.

Quando e perché ha cominciato a pensare di scrivere questo libro?
Col passare del tempo sono scattati diversi interruttori. Ho deciso di scrivere questo libro quando ho raggiunto un punto di rottura, quando c’erano tante di quelle cose che mi indispettivano sulla direzione intrapresa dal Partito Repubblicano che non potevo più continuare a borbottare fra me e me, dovevo fare qualcosa in proposito. Nel 2004 non ho nemmeno votato per George W. Bush, nonostante fossi stato suo consigliere per la politica estera nella campagna del 2000. In quel periodo, però, non ero ancora così diretto nel parlarne in pubblico: solo la mia famiglia sapeva che non avevo votato per lui. Man mano che si accumulavano le cose che mi infastidivano, ho cominciato a sentire la necessità di dire qualcosa in proposito.
Crede che la rivoluzione operata all’interno del Partito Repubblicano da movimenti diversi dal conservatorismo sia dipeso da lotte intestine al partito, o abbia rispecchiato cambiamenti ideologici a livello dell’opinione pubblica?
Credo che i punti di vista predominanti nel partito, vale a dire principalmente i punti di vista di Ronald Reagan, siano ancora molto popolari. Ma non hanno più a che fare con l’alternativa politica rappresentata dall’attuale Partito Repubblicano. Non credo che le aspettative dell’opinione pubblica siano cambiate, dunque non credo affatto che il Partito abbia modificato la sua rotta per assecondare una richiesta popolare. Credo che ciò che è avvenuto sia dovuto ad una serie di interessi sempre più particolari che hanno finito per conquistare il partito. Non si tratta di un cambiamento nel sentimento della gente semplice, dei repubblicani iscritti al partito, ma di un cambiamento avvenuto entro la classe politica, tra coloro che si candidavano, per esempio nella destra religiosa, ed in un certo senso nei neo-conservatori. Non credo proprio che il grosso del popolo americano, e neppure il grosso dei repubblicani, concordi con queste posizioni; eppure, in un contesto politico, anche un gruppo minoritario può avere grande influenza, dal momento che sono questi che poi vanno a votare alle primarie, e che, in America, non conta tanto piacere alla maggioranza delle persone, quanto piacere alla maggioranza delle persone che vanno a votare. In un certo senso, l’emergere della destra religiosa e dei neo-conservatori si è verificato perché il Paese ha smesso di partecipare al processo elettorale, ed in particolar modo alle elezioni primarie.
Ho appena visitato il mio distretto elettorale in Oklahoma, ed ero molto preoccupato della reazione della gente a ciò che avevo scritto; sono rimasto sorpreso dall’immenso sostegno alle mie tesi. C’è gente che ha lavorato nell’Amministrazione Reagan, impegnandosi nella sua campagna elettorale, molti di questi avevano lavorato nel Partito sin dai tempi di Goldwater e Nixon. Ecco, questa gente era decisamente concorde con le mie idee. Poi, c’erano quelli arrivati dopo Reagan, nel periodo in cui la destra religiosa ed i neo-conservatori avevano raggiunto di fatto la loro forza maggiore: questi detestano quanto ho da dire.
Quanta parte della base dell’attuale Partito Repubblicano è costituita dalla cosiddetta destra religiosa?
La maggior parte dei dati che ho potuto vedere la collocano tra il 20 ed il 30%. Ricordo un sondaggio delle primarie della Florida, considerato da sempre uno Stato molto conservatore, dove meno del 30% dei repubblicani dicevano di considerarsi “molto conservatori”.
Nel linguaggio odierno, “molto conservatore” può significare due cose soltanto: destra religiosa, o forti sostenitori della politica estera di Bush. Sicuramente, si trattava di meno di un terzo degli elettori repubblicani, ed in termini dell’elettorato aggregato è davvero una porzione ridotta. Ad ogni modo, se un gruppo rappresenta il 25-30%, ma è costituito da gente dello staff che partecipa alle campagne elettorali, e queste persone fanno molte telefonate e diffondono il materiale elettorale, finiscono per avere un’influenza ben superiore alle loro forze. Anche se non ne conosco la risposta credo che la vera domanda, qui ...[continua]

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