Gianpietro "Nico" Berti è ricercatore di Storia del Risorgimento all’Università di Padova. Si occupa di storia dell’anarchismo e delle idee dell’800 e ha recentemente pubblicato il libro Francesco Saverio Merlino. Dall’anarchismo socialista al socialismo liberale (Franco Angeli editore)

Nel momento in cui il crollo del socialismo reale sembra portare con sé ogni idea di socialismo, forse tornano buone le idee di quei socialisti eretici che ai loro tempi furono del tutto marginali ed emarginati…
Se il crollo del socialismo realizzato sta trascinando con sé anche quelle forme di socialismo non comunista, non marxista, che non lo avevano sostenuto - penso alla socialdemocrazia- credo sia dovuto al fatto che il socialismo, fin dall’inizio, si sia sempre identificato con l’abbattimento del capitalismo. Non a caso tutta la storiografia venuta dopo il ’17, compresa quella più critica, lasciava sempre al socialismo realizzato un margine di positività: lì era stato abolito il capitalismo. Errori e orrori venivano visti come conseguenza, non di un errore originario, ma di una deviazione da una impostazione giusta: la convinzione, di origine marxista, che la condizione imprescindibile del socialismo fosse l’abbattimento del capitalismo.
Ora, perché fallisce il socialismo realizzato? Solo perché perde il confronto coi paesi capitalistici? Non credo che ci siano dubbi che la causa primaria stia nel fatto che senza essere riuscito a realizzare né libertà né uguaglianza, non è nemmeno riuscito a dare un minimo di benessere alle popolazioni di quei paesi, che alla fine hanno ceduto. C’è stata, insomma, un’implosione del sistema. E’ venuto alla luce l’errore originario. Conseguentemente sono andati in crisi anche quei tipi di socialismo, la socialdemocrazia e in parte l’anarchismo, che, pur non identificandosi col socialismo realizzato, avevano nel paradigma dell’abolizione del capitalismo la loro ragione originaria. In particolare la socialdemocrazia va in crisi perché l’esperienza del "socialismo reale" dimostra che la socializzazione dei mezzi di produzione, sia che si consegua con mezzi rivoluzionari che con mezzi riformistici, alla fine non dà una società in cui si stia meglio rispetto al capitalismo.
E’ considerando tutto ciò che credo valga la pena di rivisitare le idee di quei socialisti "eretici" che non si rifacevano al socialismo marxista, al riformismo, all’anarchismo e che da queste tradizioni furono trascurati e dimenticati. Ma che cosa ha di particolare questa tradizione "eretica"?
Le "eresie" di questi socialisti si innestano proprio sull’identificazione fra socialismo e rovesciamento del capitalismo, su questa negazione speculare. Essi, infatti, non dicono che, nella ricerca di una società più giusta e libera, non si possa o non si debba abolire il capitalismo, ma sostengono che la fonte originaria del socialismo consiste nell’affermazione di alcuni specifici valori, di una visione del mondo, non nella negazione del capitalismo.
Il socialismo è prima di tutto un’etica: non tanto il contrario del capitalismo, quanto il contrario di ogni società di sopraffazione, di violenza, di autorità, di dispotismo, d’ingiustizia. E solo su questa base il socialismo ha un confronto col capitalismo che può anche arrivare a un rovesciamento. Per loro comunque non si dà una società socialista semplicemente quando è stato abolito il capitalismo, ma quando effettivamente è cresciuta un’etica, una cultura, che sia il vero cemento della socialità.
Il socialismo non nasce, come si potrebbe dire in senso marxiano, dalla critica dell’economia politica, ma dalla decifrazione e dalla divinazione di un possibile, diverso, modo di vivere in società degli uomini. Questo è il nocciolo dell’eresia di questi socialisti e in esso vi è anche il motivo per cui non potevano avere seguito: non facevano appello a quelle immediate situazioni sociali, economiche, alla lotta di classe dei lavoratori, che invece erano la cifra di uno sviluppo del movimento operaio e socialista che stava al passo con con tutti i passaggi del capitalismo. Non avendo la dimensione storicistica del marxismo, questo socialismo è sempre stato inattuale. Il che vuol dire che è sempre rimasto anche attualissimo.
Ma chi sono i pensatori "eretici" più significativi?
Ci sono state più eresie, ma il primo teorico di notevole spessore è Francesco Saverio Merlino (1856-1930). Militante e pensatore anarchico all’inizio, era uno dei leaders del movimento anarch ...[continua]

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