Quel che sta succedendo ai curdi in Siria -abbandonati da tutti dopo che, per tutti, avevano combattuto e dato un contributo decisivo alla vittoria contro l’islamofascismo- è una vergogna per tutti i democratici occidentali. Alla luce di questo, la parola d’ordine corsa regolarmente per l’Europa, dopo ogni attentato sanguinoso, "dobbiamo continuare a fare la nostra vita”, che allora suonava solo un po’ retorica (visto che l’obiettivo degli attentatori non era certo quello di stravolgere le nostre usanze, bensì quello, molto più modesto e in gran parte raggiunto, di non farci intervenire militarmente in Siria) ora suona addirittura mostruosa: abbiamo continuato a fare i nostri comodi mentre altri combattevano, e vincevano, una guerra che era anche nostra. E ora che sono in pericolo e chiedono aiuto è come se dicessimo: "Arrangiatevi, noi abbiamo la nostra vita a cui pensare”.
***
Che il giorno dopo una sconfitta storica, che sancisce il distacco drammatico del partito dai ceti popolari, il segretario ci venga a dire che la colpa è del presidente della repubblica che ha tenuto chiusa, qualche mese addietro, "una finestra” per andare a elezioni che, fatte in quel momento, avrebbero assicurato la vittoria del partito democratico, lascia interdetti: sarebbe quella l’analisi di un voto del partito "responsabile” per eccellenza? E come è possibile un tale disprezzo dell’elettorato, che a milioni, da un mese all’altro, si sposterebbe da un posto all’altro a seconda dei richiami di qualcuno?
***
Ha dato un certo sollievo seguire i vecchi riti noiosi della democrazia rappresentativa, non con una ma con ben due camere che fanno proprio la stessa cosa e con tutto il retroscena di discussioni, comunicati, regole scritte e non scritte che vanno rispettate e, certo, manovre, accordi, rotture, nel tramestio di partiti, correnti, coalizioni, gruppi parlamentari, ecc. ecc. (A scanso di equivoci: nessun sarcasmo).
Riassumendo: l’idea che di fronte a problemi complessi si debba aver la possibilità di decidere in fretta è balorda; la democrazia deve essere complessa, in qualche modo farraginosa, per evitare la dittatura della maggioranza e per imbrigliare il carisma; i vincoli alimentano la creatività, la loro mancanza (causata ad esempio da un premio spropositato) può generare stupidità e disastri (e si è visto). Infine: se abbiamo capito, populista è chi, al fondo, disprezza parlamento e partiti e ama la formula "leader-gente”. Ergo: chi è stato e chi è populista in Italia?
***
Difficile da credere, ma pare che ci sia qualcuno nel mondo delle democrazie consolidate che si sta chiedendo se non sia il caso di rimettere in discussione il suffragio universale. Ovviamente per evitare che cittadini ignari, sprovveduti, incolti, disinteressati alla politica, cadano nelle grinfie di orribili demagoghi dalle tasche piene di promesse. Forse il problema difficile sarebbe la scelta del criterio per sancire l’interdizione. Non in Italia, però. Ne avremmo uno semplice e inequivocabile: il congiuntivo.
***
Sempre a proposito del 68:
"Michnik: Ho ancora una domanda da rivolgerti. Quante finestre dell’ambasciata americana hai rotto per appoggiare i vietcong e quante di quella sovietica per i boat-people?
Cohn-Bendit: In tutti questi anni, probabilmente, ho dimostrato più spesso contro l’Unione Sovietica, rompendo più vetri, che contro gli americani.
Michnik: Non per il Vietnam.
Cohn-Bendit: All’ambasciata sovietica per il Vietnam? No.
Michnik: Per appoggiare i boat-people non è stato rotto un solo vetro delle finestre sovietiche e per l’invasione dell’Afghanistan lo hanno fatto solo i fascisti. E questa è la nostra più grande sconfitta, Dany. La nostra sconfitta comune”.
Tratto da: Il sessantotto sequestrato. Cecoslovacchia, Polonia, Jugoslavia e dintorni. A cura di Guido Crainz, Donzelli 2018. Un libro da leggere.
***
Ma perché da tanti dirigenti e militanti Pd traspare un desiderio così forte che i Cinquestelle vadano con la Lega? Qual è il ragionamento? Qual è il sentimento? Che poi i tantissimi "compagni” passati con loro ritornino a casa? Che i metalmeccanici della Fiom capiscano che si sono sbagliati e tornino al partito che ha deciso che la minima infrazione disciplinare dà il diritto al padrone di licenziarli senza possibilità di appello, un partito che a Milano vince solo a Montenapoleone, Duomo e Navigli? Le cose non funzionano così. Ma non ci dice niente che l’Emilia-Romagna, la regione ...[continua]

Esegui il login per visualizzare il testo completo.

Se sei un abbonato online, clicca qui accedere, oppure vai alla pagina Abbonamenti per acquistare l'abbonamento online.
Gli abbonati alla rivista hanno diritto all'abbonamento online gratuito!