9 maggio. A proposito di razzismo
Della serie "le ragioni degli altri”. è passata in redazione una signora, cattolica, molto impegnata nel volontariato e nel sindacato, che ci ha raccontato del suo condominio, un condominio popolare, dove all’improvviso un appartamento è stato affittato a una cooperativa che si occupa di rifugiati e ne ha alloggiati lì alcuni. Ha detto: "Non vi dico com’è cambiata la scala. Abbiamo protestato con l’operatore, che ha alzato le spalle. Ma la cosa impressionante è che due proprietari, che avevano in vendita l’appartamento, sono stati chiamati dall’agenzia immobiliare per rimettere il mandato in quanto gli appartamenti erano diventati del tutto invendibili”. Lo raccontiamo a uso di chi ama vedersi circondato da razzisti.

9 maggio. La rimozione di una statua
Il sindaco di New Orleans ha recentemente pronunciato un discorso sulla memoria, in occasione della rimozione da una piazza pubblica di una statua del generale Confederato Robert E. Lee. "New Orleans è stata il più grande mercato di schiavi dell’America. Un porto dove venivano condotte centinaia di migliaia di anime a essere vendute, comprate e spedite lungo il Mississippi verso una vita di lavoro forzato, di stupri, di torture. Delle 4.000 persone linciate in America, 540 hanno subìto questa sorte qui, in Louisiana; è qui da noi che le corti hanno adottato il principio del ‘separati ma uguali’, ed è qui che gli attivisti per i diritti civili di Freedom Riders furono brutalmente malmenati. Ecco perché quando la gente mi dice, a difesa di monumenti [come quello del generale Lee] che ‘quella è storia’, beh, anche ciò che vi ho appena descritto è storia, ed è una verità lampante. E perché, allora, non ci sono monumenti alle navi negriere, né lapidi che indichino dove sono stati linciati gli schiavi, e nulla che ricordi questo lungo capitolo delle nostre vite? I dolori, i sacrifici, la vergogna... tutte cose che accadevano sul suolo di New Orleans [...]. Un amico mi ha chiesto di pensare a questo monumento dal punto di vista di una madre afro-americana che prova a spiegare alla figlia adolescente chi fosse Robert E. Lee e perché c’è una sua statua nella nostra meravigliosa città. Ce la faresti, tu, a guardare quella bimba negli occhi e a spiegarle che quella statua è lì anche per incoraggiare lei? Che lei deve sentirsi ispirata dalla sua vicenda?”. (pulsegulfcoast.com)

12 maggio. Parto
Se l’abilità di proteggere la salute di donna e bambino al momento del parto è uno degli indici per giudicare "lo stato di salute” di una società, tra i paesi industrializzati ad andar male sono gli Stati Uniti. dove, in un anno, muoiono dalle 700 alle 900 donne per cause legate al parto o alla gravidanza; 65.000 corrono gravi rischi. Numeri tre volte superiori al vicino Canada. In Gran Bretagna, invece, il rischio per la donna gravida o partoriente è stato ridotto al punto che, durante il "periodo”, hanno una mortalità più alta i mariti.
(Propublica.org)

19 maggio. Lo sciopero del ’56
Il 19 maggio 1956 è una data speciale nella memoria collettiva degli algerini. Evoca un evento che ha avuto un impatto importante nella lotta di liberazione nazionale. Quel giorno tanti giovani risposero all’appello di Ugema, l’Unione generale degli studenti algerini, osservando lo sciopero dei corsi e degli esami e unendosi alle fila dell’Armata di liberazione nazionale. L’appello cominciava così: "Un diploma in più non ci renderà dei cadaveri migliori”. Lo sciopero ebbe l’effetto di "un fulmine a ciel sereno” per il regime coloniale, ricorda Zoulikha Bekkadour, una delle protagoniste. Alcuni studenti si diedero alla macchia, o entrarono nelle organizzazioni clandestine urbane, altri si misero a disposizione dei servizi sanitari, altri ancora entrarono nelle unità di combattimento. Molti furono uccisi, o rimasero vittime della guerra psicologica dei servizi segreti francesi, o ancora catturati. Il piccolo comune di Dellys, da dove partirono una ventina di ragazzi, anche quest’anno li ha ricordati con una piccola cerimonia. (El Watan)

22 maggio. La "Carta dell’islam”
Lo scorso 29 marzo il Consiglio francese del culto islamico ha adottato una "Carta dell’islam” per aiutare le moschee a lottare contro il radicalismo. Il documento, elaborato dall’Istituto musulmano della Grande Moschea di Parigi, e firmato dal suo rettore Dalil Boubakeur, si prefigge lo scopo di combattere l’"errata interpretazione dell’islam basata su una lettura selettiva del testo, parziale, che conduce all’oscurantismo, a un’ignorante pedanteria, alla misoginia, al fanatismo e al rifiuto dei valori repubblicani”. Sono elencati 25 punti. "La Francia non è un Paese islamico -si legge nel documento- è un luogo in cui coesistono molte religioni, così come persone atee o agnostiche. In questo contesto, ogni musulmano deve ovviamente rispettare i valori e le leggi della Repubblica francese”. Al punto 15 si ricorda, testualmente: "Ai sensi della legge del 1905, la laicità è un principio di neutralità dello Stato”. Al punto 17, rispetto all’abbigliamento, si enuncia: "Il principio generale di abbigliamento pudico”, specificando che non c’è riferimento ad abiti specifici (vedi il velo). "Uomini e donne musulmane semplicemente hanno il dovere di vestirsi decentemente”. Bandite anche punizioni corporali e poligamia. Il versetto conclusivo recita: "La jihad più nobile è l’impegno volto all’autocontrollo, al superamento di sé, per raggiungere le virtù dei migliori tra i musulmani”. (lepoint.fr)

23 maggio. Morire di carcere
Un 41enne cagliaritano si è suicidato impiccandosi nella sua cella. Il carcere di Uta registra il numero di tentati suicidi più alto in Italia. (Ristretti Orizzonti)

24 maggio. Plastica
Secondo un rapporto della Ellen MacArthur Foundation, solo il 5% dei prodotti di plastica che finiscono nella spazzatura vengono adeguatamente riciclati; il 40% finisce nelle discariche, poco più del 20% viene bruciato per generare energia, mentre oltre un terzo finisce nell’ambiente, come per esempio gli oceani. Tradotto in valori assoluti, negli oceani finiscono circa 8 milioni di tonnellate all’anno. Ai ritmi attuali, entro il 2025 negli oceani ci sarà una tonnellata di plastica per ogni tre tonnellate di pesce; entro il 2050, ci sarà più plastica che pesci.
(theguardian.com)

25 maggio. Il polso dell’Europa
Alla fine del 2016, Daniel e Sabine Röder, fratello e sorella, francofortesi ed entrambi avvocati, preoccupati per il crescere di movimenti antieuropeisti, decisero di mobilitare i loro amici e conoscenti attorno a un’iniziativa definita "Pulse of Europe”, cioè il polso dell’Europa, nel senso del battito cardiaco. Alla prima manifestazione, in novembre a Francoforte, c’erano 200 persone. Il 5 febbraio 2017 i partecipanti erano diventati 600. Intanto le manifestazioni si erano allargate alle città di Karlsruhe, Friburgo, Colonia e Amsterdam. Il 12 febbraio, sempre a Francoforte, c’erano più di 1.500 persone. Da allora ogni domenica alle 14 in tante città europee, soprattutto in Germania, la gente si ritrova in piazza a ricordare la responsabilità che ciascun cittadino deve sentire verso il progetto europeo.

26 maggio. Il viaggio del cancro
Maweya Abu Salah, palestinese, da tre anni fa la pendolare tra la sua casa nella West Bank e l’Augusta Victoria Hospital di Gerusalemme Est, dove è in cura per un cancro. In questo tempo ha potuto essere curata in Israele, ma con lei c’è solo il marito, perché ai tre figli non è consentito l’accesso al paese. Nel 2016, sono stati quasi 112.000 i malati palestinesi provenienti da Gaza e West Bank a essere accolti in ospedali israeliani. Per accedere servono due autorizzazioni: una del Ministro della Salute palestinese, che consente l’accesso alle donazioni internazionali che coprono i costi, e l’altra dell’Idf e dell’intelligence israeliana. È consentito l’accompagnamento da parte di uno o due familiari ma, ed è il caso di Maweya, il permesso può essere negato "per motivi di sicurezza”. Negli ospedali lavorano medici ebrei, cristiani e musulmani, fianco a fianco; Walid Nammour, direttore dell’ospedale di Victoria, racconta: "In quanto palestinese mi sento discriminato ovunque vada, in Israele, tranne che in un ospedale”. Purché ci si arrivi: se è vero che le richieste di palestinesi della West Bank vengono quasi sempre accolte, la metà delle richieste di cure inoltrate a Israele da malati provenienti da Gaza è stata rifiutata per motivi di sicurezza.
(Washingtonpost.com)

2 giugno. Le due versioni
Il rabbino Uri Pilichowski, che cura un blog sul sito del "Times Of Israel”, ha affrontato il problema di come raccontare gli aspetti più controversi dell’occupazione israeliana ai giovani ebrei statunitensi. "Indorare la pillola” non serve a niente, e anzi, può essere dannoso: il rischio, racconta Pilichowski, è che giovani istruiti solo alla narrazione dell’occupazione dal punto di vista israeliano arrivino impreparati al confronto con i critici delle politiche israeliane, e, peggio, ne escano convinti che i loro insegnanti gli abbiano mentito per anni. "Bisogna presentare le due versioni della storia, la versione israeliana e quella palestinese. Ma soprattutto, per chi può e vuole visitare Israele, non ci si può limitare a vedere solo i luoghi turistici più belli: devono visitare gli insediamenti, la Cisgiordania, e vedere il Muro”. (Timesofisrael.com)

30 maggio. Quelle fasce bianche
Sotto lo slogan "Uniti contro il fascismo” oggi in Bosnia Erzegovina e in alcune città europee viene celebrata la giornata delle fasce bianche in ricordo di quel giorno, nel 1992, in cui le autorità della città di Prijedor (prendendo esempio dai nazisti nella Seconda guerra mondiale) ordinarono ai non-serbi di indossare delle fasce bianche intorno al braccio e di appendere delle lenzuola sempre bianche fuori dalle proprie case. Fu il giorno in cui iniziarono uccisioni di massa, torture, stupri. Quello stesso giorno fu aperto il campo di concentramento di Omaska, dove passarono 3.300 detenuti. In seguito furono creati altri campi di concentramento, come quelli di Keraterm e Trnopolje. Nei pressi di Prijedor è stata anche scoperta la più grande fossa comune, Tomasica, dalla quale sono stati riesumati circa 1.000 corpi di bosgnacchi e croati. Da Prijedor vennero cacciate 50.000 persone, 3.176 vennero uccise, di queste 102 erano bambini. I loro genitori da anni chiedono alle autorità locali che venga eretto un monumento in memoria dei loro figli. Invano.
"Kozarski vijesnik”, definito dal Tribunale dell’Aja come giornale guerrafondaio, responsabile dell’incitamento ai crimini, quest’anno per la prima volta ha accettato di pubblicare i necrologi dei bambini uccisi. Ho guardato i portali della città di Prijedor. Nemmeno una parola sulla giornata odierna. C’era invece molto su ieri, la "Giornata della difesa della città”, in cui si è reso omaggio ai 174 soldati serbi di Prijedor uccisi nella Repubblica Srpska. (Irfanka Pasagic)

31 maggio. I bambini di Guernica
Nel 1937 ripararono nel Regno Unito quasi 4.000 bambini in fuga da Guernica, cittadina spagnola distrutta dai bombardieri nazisti per conto del generale Franco. Fino ad allora il governo britannico aveva mantenuto una ferma politica di non intervento nella guerra civile spagnola. Stanley Baldwin, il primo ministro, aveva esplicitamente scoraggiato i rifugiati spagnoli dal cercare riparo nel Regno Unito perché "il clima non è adatto a loro”. La pressione pubblica però alla fine costrinse Baldwin a fare retromarcia. A una condizione: i comitati in difesa dei profughi dovevano organizzarne l’esodo e farsi carico del mantenimento dei bambini per tutta la durata del soggiorno. All’arrivo in Gran Bretagna i bambini furono accolti in un campo vicino a Eastleigh, Hampshire, dove molti rimasero fino a quando non furono rimpatriati all’inizio della Seconda guerra mondiale.
(theguardian.com)

1 giugno. A proposito di Predappio
Ilaria Maria Sala ha pubblicato un reportage su Predappio su "Quartz”, rivista online in lingua inglese. L’articolo si chiude con la dichiarazione di una professionista predappiese che esprime soddisfazione per il riequilibrio che un museo sul fascismo "neutrale” può portare in una cittadina affetta dal pellegrinaggio nero.
Neutrale? Ohibò. Ma forse per la signora "neutrale” è solo sinonimo di "scientifico”.

4 giugno. "Abbassa lo sguardo”
Nel quartiere La Chapelle, è stato lanciato un appello contro le molestie che da qualche tempo le donne sono costrette a subire in strada. "Le Parigine”, il quotidiano che ha lanciato l’allarme, denuncia la presenza di "gruppi di uomini, venditori ambulanti, spacciatori, migranti e trafficanti che dettano legge nelle strade, molestando le donne”. Andrea, 24 anni, intervistata da "Le Monde”, alla richiesta sul perché indossasse un maglione nero con questo caldo, ha spiegato che "altrimenti non mi sentirei a mio agio”. Pare sia sempre più usuale sentirsi richiamare con un "psst” e alla mancata risposta gli epiteti si sprecano: "cagna”, "puttana”, ecc. Certe strade sono ormai regno esclusivo degli uomini. In alcune vie le donne non si vedono più. Tanto che uno dei cartelli della protesta recita: "Donne, una specie in via di estinzione”. Il "Guardian” riporta un episodio particolarmente sgradevole. Una delle donne intervistate ha raccontato di essere stata apostrofata con la frase: "Abbassa lo sguardo”.
Sandrine, dell’associazione La Chapelle Domani ha denunciato che tante donne non escono più volentieri, o sono costrette a lunghi tragitti alternativi per evitare certe strade, le mamme non mandano più le figlie ai corsi da sole. A destra hanno cavalcato la protesta denunciando il comportamento degli ospiti di un centro migranti aperto nei paraggi dopo la chiusura della "giungla” di Calais. Questo ha fatto reagire le associazioni impegnate con i rifugiati. Virginia, una delle firmatarie, si è ribellata: "Ci danno dei fascisti, dei razzisti -si è lamentata- a noi non interessa il colore della pelle dei molestatori. Devono sapere che è proibito”. Punto. L’appello ha raccolto 20.000 firme in quattro giorni. (lemonde.fr)

5 giugno. Contro la demenza
Nell’ultimo numero de "Le Scienze”, vengono riportati i preoccupanti dati relativi all’incidenza della demenza: negli Stati Uniti circa il 32% della popolazione sopra gli 85 anni ha ricevuto una diagnosi di Alzheimer. Entro il 2050 si stima che i malati di demenza potranno superare i 130 milioni (il 70% sarà colpito dalla demenza causata dall’Alzheimer). Negli ultimi trent’anni sono stati testati più di 200 medicinali, con scarsi risultati.
Ora, però, uno studio controllato randomizzato su un gruppo di trattamento e uno di controllo (con circa 630 persone ciascuno), condotto nell’ambito del progetto Finger (Finnish Geriatric Intervention Study to Prevent Cognitive Impairment and Disability) con il metodo del doppio cieco, per cui né i ricercatori né i partecipanti sanno chi sia stato assegnato a quale gruppo, offre qualche speranza. Dopo due anni i membri del gruppo di trattamento hanno infatti registrato miglioramenti significativi nella prestazione cognitiva. La "ricetta” è quella nota: dieta, esercizio fisico e buoni livelli di interazione sociale. Questa volta però le indicazioni del trial clinico sono state considerate sufficientemente solide per iniziare a fare una serie di vere "raccomandazioni” ai pazienti per prevenire la demenza. (Le Scienze)

6 giugno. Alberi
Nella California del Sud quasi 27 milioni di alberi sono a rischio nei prossimi anni per l’azione del Fusarium, un fungo trasmesso da un coleottero giunto dall’Asia sudorientale. Si tratta del 40% degli alberi nell’area che va da Los Angeles al confine del Messico. Ma la notizia non deve impensierire solo gli ambientalisti, perché "alberi morti significa gente morta”. Secondo Geoff Donovan, del Servizio Forestale degli Stati Uniti, infatti, non c’è solo il fondamentale ruolo della vegetazione nell’assorbire Co2, o nel proteggere il territorio dall’azione delle piogge, o nel dare frescura a strutture urbane. Ci sono studi che dimostrano differenze importanti nella salute della popolazione che vive in aree con molta vegetazione rispetto a chi non ha foreste nei dintorni. Studiando un’infezione che nel 2013 aveva ucciso 100 milioni di alberi in circa 15 stati americani, Donovan ha scoperto che nelle contee più duramente colpite si era avuto un incremento di 6,8 morti all’anno per malattie respiratorie, e di 16,7 all’anno per malattie cardiovascolari. In totale, i 100.000 alberi morti avevano prodotto, fra gli umani, 21.193 morti in più.
(wired.com)

7 giugno. Il tempo è bello
Erano annunciate "nuvole e pioggia”: Niente. Il giorno dopo, alle previsioni, la commentatrice ha detto, come del resto avremmo fatto tutti: "Il tempo è tornato bello ovunque”. Siamo in piena siccità, non piove da settimane, in alcuni posti, da mesi, la terra crepa, i fiumi diventano rigagnoli, le piante languono, i pesci boccheggiano, gli animali soffrono, i contadini sono preoccupatissimi, la Sardegna è disperata, ma "il tempo è di nuovo bello”. Già, l’acqua viene giù copiosa dai nostri rubinetti, che non lo faccia anche dal cielo è un fastidio in meno. A essere dilagata, invece, è l’irresponsabilità di tutti noi, non solo di Trump.