Il troppo lavoro fa male.
Said è nato in Marocco, a Marrakesh, il 1° gennaio 1980 (questo è almeno quanto è scritto sulla sua carta di identità italiana) e all’età di 19 anni è emigrato in cerca di lavoro; dopo alcuni periodi di lavori saltuari ha finalmente trovato lavoro in una multinazionale inglese che ha qualche sede in Italia ove svolge "Servizi logistici relativi alla distribuzione delle merci”; presso una di queste, dopo circa tre-quattro anni canonici di lavoro tramite agenzia interinale e contratti a termine, è stato finalmente assunto a tempo indeterminato nel 2006. Lo stipendio gli ha permesso di mettere su famiglia, in Marocco nel frattempo ha conosciuto una ragazza di nome Laila e l’ha sposata tornando poi assieme a lei in Italia. Nel maggio del 2009 è nata Kawtar, nel luglio del 2007 Khadija e nel gennaio del 2015 Younes, il maschio. Nel frattempo, nella loro abitazione sita nella bassa veronese, non lontano dallo stabilimento produttivo, li aveva raggiunti anche la madre di Said, Malika, per dare una mano alla numerosa famiglia.
Said non ha mai subìto nel corso della sua storia lavorativa né contestazioni né tantomeno sanzioni disciplinari, anzi, in azienda ha un certo ascendente perché è un ottimo lavoratore ed è seguito dalla maggior parte dei lavoratori magrebini presenti in buon numero; assieme a loro peraltro ci sono lavoratori serbi, croati, rumeni, italiani, ma l’etnia araba è relativamente maggioritaria, anche se nessuno di loro è caporeparto (Said, a cui venne richiesto di svolgere questo ruolo, rifiutò per non dover dare ordini ai suoi connazionali).
Said mantiene dunque tre figli minori, la moglie e la madre con il suo stipendio, e quando può manda pure qualche soldo al padre rimasto in Marocco. Ma come fa? Pratica il sistema del lavoratore veneto per eccellenza: fabbrica e campo. Infatti, ai primi di gennaio 2015 ha affittato due campi veronesi (molto meno di un ettaro) in una località poco distante da casa, dove ha iniziato, con l’aiuto di un fratello che a sua volta ha una famiglia, una coltivazione di menta e coriandolo, prodotti che richiedono poco lavoro: quando le piante sono mature le raccoglie e cerca di venderle nei negozi di alimenti etnici che chiedono queste due coltivazioni fresche e non importate secche.
Il 17 aprile 2015 Said, come è suo diritto, chiede il congedo parentale all’Inps per la nascita del suo figlio più piccolo, Younes, quello nato nel gennaio 2015. Per congedo parentale si intende il diritto in capo a entrambi i genitori di astenersi dal lavoro facoltativamente e contemporaneamente entro i primi anni di vita del bambino; nel nostro caso, essendo l’unico "lavoratore” della famiglia, ovviamente solo lui poteva chiedere e godere di questo periodo, che gli viene retribuito al 30% della retribuzione normale. Preciso che la normativa attuale prevede che lo svolgimento di attività lavorativa durante il periodo di congedo parentale comporta la perdita del diritto al pagamento dell’indennità da parte dell’Inps, limitatamente al periodo lavorato. La circolare n. 62 del 2010 precisa infatti che il lavoratore dipendente che, durante l’assenza dal lavoro per congedo parentale, intraprenda un’altra attività lavorativa (dipendente, parasubordinata o autonoma) non ha diritto all’indennità a titolo di congedo parentale ed, eventualmente, è tenuto a rimborsare all’Inps l’indennità indebitamente percepita.
Bene, ma questo ovviamente riguarda i rapporti tra il lavoratore e l’Inps e, in ogni caso, per essere impeditivo del diritto al congedo parentale dovrebbe esistere un lavoro proficuo ed economicamente rilevante, idoneo a incidere sul diritto a prestare l’attività paterna, costituzionalmente protetta.
Tanto per intenderci sulle somme in gioco, l’affitto dei due campi veronesi costa 400 euro l’anno; una cassa di coriandolo fresco costa 10 euro, e così pure una cassa di menta fresca.
Ebbene, all’inizio di ottobre del 2015 l’azienda con una lunga lettera di tre pagine fitte fitte contesta disciplinarmente al lavoratore la sua attività di tre giorni consecutivi, e in particolare il fatto di averlo visto (con dovizia di particolari sui luoghi e sugli orari precisi) uscire di casa, andare sui campi, lavorare in questi per qualche ora, riempire alcune casse di prodotti ortofrutticoli e successivamente averle portate in due negozi "etnici” e alla Lidl del paese vicino.
Invitato a fornire giustificazioni, il nostro Said ha dimostrato di avere fatto la ...[continua]

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