La copertina è dedicata alla metà più povera dell’umanità che detiene una ricchezza pari a quella posseduta da 62 persone.

Come orientarci davanti alle delicate questioni dell’inizio e fine vita? Stefano Canestrari ci spiega l’importanza di un ordinamento fondato sul concetto di laicità, che non significa solo dialogo costante e profondo tra i tanti punti di vista presenti nel paese, ma anche che la sanzione penale interviene solo se viene leso un bene giuridico e non semplicemente minacciato un valore etico o religioso. Canestrari enuncia alcuni principio di biodiritto, tra cui la differenza tra "concepito” e "nato”, su cui si fonda la 194, ma anche la liceità del suicidio, che è un atto libero e però non è un diritto, altrimenti colui che cerca di salvare un aspirante suicida dovrebbe essere incriminato.

Dopo 35 anni, Stati Uniti e Iran tornano a parlarsi. Dobbiamo considerarla una buona notizia, ci dice Stephen Bronner, perché, al di là dei dubbi e delle preoccupazioni, alcune fondate alcune no, solo così si può sperare di reintegrare l’Iran nella comunità mondiale di farlo uscire da quel clima paranoico di cui hanno beneficiato le Guardie Rivoluzionarie e il vecchio establishment e che invece sta soffocando i democratici iraniani.

Anche in base alle ultime rilevazioni, il nostro sistema sanitario, benché sottofinanziato, resta tra i primi al mondo. Francesco Longo, nel presentare l’ultimo rapporto dell’osservatorio sulle aziende sanitarie, ci parla del problema, enorme, di come assistere in modo appropriato i due milioni e mezzo di non autosufficienti, senza che i loro bisogni che sono più socio-sanitari che prettamente sanitari, mettano a repentaglio la sostenibilità del sistema; Longo ci parla inoltre dell’enorme patrimonio informativo sui consumi sanitari degli ultimi dieci anni di ogni italiano, dati che però non vengono utilizzati.

Torniamo a parlare di Israele e Palestina: Ephraim Kleiman ripercorre le tappe dei tortuosi rapporti tra i due popoli, dove l’economia è stata da sempre intrecciata con la politica, e segnala i suoi dubbi sulla campagna per il boicottaggio verso i beni prodotti negli insediamenti; Gideon Levy ci spiega che ha maturato una posizione così dura verso il regime di Israele proprio viaggiando nei Territori per il suo giornale "Haaretz” e sostiene che invece è giusto che l’Europa boicotti le colonie di Israele.

Mimma e Marco Battisti ci parlano del nonno Cesare: giornalista, geografo, socialista e irredentista italiano, che si impegnò fin da giovanissimo per far conoscere, e amare, il Trentino ai trentini; del suo forte legame con l’austro-socialismo e della drammatica scelta, all’arrivo della guerra, di schierarsi e di arruolarsi con gli italiani; delle sue riflessioni sul "giusto” confine, ancora attuali e della figura luminosa della moglie Ernesta conosciuta a Firenze quando animava la "chiesuola” di via Lungo il Mugnone, a cui partecipavano i fratelli Mondolfo, Assunto Mori e Gaetano Salvemini.

"Per il gran pubblico, Lawrence è soprattutto il fortunato animatore della rivolta araba contro i turchi nel 1916-’19, il guerrigliero del deserto, il consigliere del re Husain del Higiàz e del figlio di questo Faisal, che invano s’insediò un istante sul trono di Damasco, e ascese poi con miglior fortuna, nel 1921, su quello di Baghdad, grazie a Churchill, a Gertrude Bell e al Lawrence stesso. Pochi sanno o ricordano quel che egli fu prima e dopo il suo più noto quinquennio...". Per il "reprint” pubblichiamo un intervento di Francesco Gabrieli uscito nel 1945, a dieci anni dalla morte di Lawrence d’Arabia.