Malika El Korso è docente universitaria ad Alger 2-Corso di storia coloniale. La traduzione è stata curata da Maria Paola Palladino, autrice della tesi specialistica "Louisette Ighilahriz. Memorie e silenzi sulla partecipazione femminile alla guerra di indipendenza algerina (1954-1962)”.

Dicembre 1960
Questo testo è frutto di uno studio ancora in corso. Ho incentrato la mia riflessione su un attore specifico della storia del mio paese: la donna algerina considerata in due momenti chiave: le manifestazioni del mese di dicembre 1960 e la manifestazione dell’8 marzo 1965.
Questi due momenti di una medesima storia non appartengono alla stessa temporalità: il primo affonda le sue radici nelle lotte anticoloniali per l’indipendenza del popolo algerino; il secondo risale al periodo post-indipendenza ed è, pertanto, ancora attuale. Questi due momenti sono di per sé sufficienti per sostenere che la donna algerina non ha mai abbassato la guardia per parlare dei propri diritti.
Poniamoci a questo punto dell’analisi un primo interrogativo: quali sono i legami tra le due forme di lotta e come qualificare questo combattimento "a due tempi”? Se è logico parlare di "lotta” della donna nel periodo coloniale, è altrettanto giusto, sul piano terminologico, ricorrere a questa stessa definizione? Io credo che sarebbe più adeguato parlare di "mobilitazione”. La lotta, infatti, è l’espressione di una mobilitazione riuscita. In sostanza, per il periodo coloniale si parla di "lotta della donna algerina”, più tardi di "mobilitazione” in vista di obiettivi molto specifici. Qualsiasi sia il motivo, la donna è stata ed è sempre in lotta, dal 1954 (se non ancor prima di questa data!) ad oggi.

1954-1962: la donna nella lotta armata
Nel 1954, nessuno poteva prevedere che la donna algerina sarebbe emersa e diventata fondamentale in una lotta senza pietà avviata e portata avanti dagli uomini1. Tuttavia è sufficiente sfogliare le pagine della storia di questo paese per rendersi conto che la donna algerina fu anch’essa continuamente in lotta, anche se in maniera differente e cangiante, e che la sua partecipazione fu diretta e indiretta; le donne di questo paese, quindi, hanno sempre lottato. Kahina, Lalla Fatma N’Soumer, Lalla Khedidja Bent Belkacem2 e molte altre, sono le testimoni di una lotta durata lungo l’intero corso della guerra.
È nell’agosto del 1956, dopo l’arresto di tre infermiere, Mériem Belmihoub, Safia Baaziz e Fadhela Mesli, che l’opinione pubblica, stupefatta, per la prima volta, scopre le donne maquisardes, anche dette "donne in tenuta militare, di combattimento, che facevano guerra ai soldati francesi”. Da quel momento le Moudjahidate [combattenti donne] faranno parte integrante del corpo militare nell’immaginario nazionale algerino a fianco ai mitici Moudjahidine [combattenti uomini].
In effetti, dal 1955, e soprattutto a partire dallo sciopero degli studenti universitari e liceali (di cui non si parla nei manuali scolastici), le donne, o piuttosto, dovrei dire, le giovani donne, spesso adolescenti, furono protagoniste di un’intrusione forzata, di massa e senza preavviso, nel mondo degli uomini in guerra contro il colonialismo.
È un momento eccezionale, poiché la situazione nella quale si ritrovano è essa stessa eccezionale, in rottura totale con la loro vita abituale e il loro status dell’epoca3.
Negli anni 50, solo il 4,5% delle donne algerine era alfabetizzato e il 3% aveva accesso a un impiego senza qualifica in ambito agricolo, artigianale e domestico4. In quel periodo, c’erano solo sei donne medico, tre dentiste, quattro farmaciste, 23 insegnanti nella scuola secondaria inferiore, e nessuna in quella superiore. L’Università di Algeri contava solo 503 studenti algerini di cui 22 ragazze.
Queste donne ebbero il coraggio di oltrepassare tutti i tabù, entrando in maniera attiva nella lotta di liberazione. Rappresentarono la rottura all’interno della loro stessa società, abbandonarono le loro famiglie, il loro lavoro, i loro studi. Dare rifugio a degli sconosciuti nelle proprie abitazioni, uscire dal proprio domicilio famigliare a qualsiasi ora, fingere di essere innamorate, convivere con degli uomini al maquis o nei rifugi non poteva non turbare l’ordine patriarcale...     

Domanda: gli anni 1955-1956 possono essere considerati come "date-testimoni” dell’arruolamento delle donne all’Aln-Fln (Armée de Libération Nationale-Fédération de Libération Nationale)?
Nel 1974, il Ministère d ...[continua]

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