9 Agosto 2008. Matrimonio senza lo sposo
Dal blog di Sunshine, adolescente irachena.
“E’ stata proprio una giornata piena: ho fatto le mie lezioni di fisica, stamattina, e appena finite sono tornata subito a casa, ho mangiato, mi sono cambiata, sono andata a matematica… e a un matrimonio!
Ho dovuto attraversare il ponte ben cinque volte: le lezioni ed il ricevimento erano in quartieri diversi e distanti, così sono arrivata alla festa solo alle cinque e un quarto (ma era cominciata alle tre e mezza!). Non potevo proprio perdere le lezioni, per me lo studio ha la priorità, e anche se preferisco andare ad una festa piuttosto che seguire lunghe lezioni noiose…
La festa è stata fantastica… mi sono divertita tantissimo, non riesco quasi a esprimerlo a parole… avevo proprio bisogno di una bella giornata. Alla festa c’erano tanti dei miei amici, non mi aspettavo proprio di trovarcene… Ho incontrato anche la mia insegnante della terza elementare, è stata proprio una fortuna: ero così contenta di rivedere lei e tutti gli altri…
Il matrimonio riguardava una delle più note, rispettate ed istruite famiglie di Mosul, amici della mia famiglia. La sposa, sua sorella, la madre ed il padre sono tutti medici.
Mi sono divertita tantissimo con la sorella della sposa, siamo coetanee, continuavamo a ballare e ballare, ed avrei voluto che la festa non finisse mai… purtroppo, è finita alle sei e mezza!!! A quell’ora non riuscivo nemmeno più a sentirmi le gambe… La sposa era bellissima, tutto era perfetto: il trucco, il vestito… mancava solo una cosa: lo sposo… Sì, lo sposo non è potuto venire! E’ un medico che vive a Londra, e per lui non è sicuro rientrare nel paese (i terroristi potrebbero rapirlo). Certo è dura… andare al tuo ricevimento di nozze senza la persona amata, che ti adora e condividerà la vita con te… La sposa tornerà a casa da sola, ad aspettare che le rilascino il visto per poter finalmente andare da suo marito, che manca da tanto di quel tempo… quel matrimonio è stato più una specie di festa d’addio per la sua famiglia e gli amici. Spero che la situazione migliori, che tutti coloro che si amano possano reincontrarsi... la settimana è iniziata bene, mi sento ottimista”.
Sunshine
(livesstrong.blogspot.com)

1 settembre 2008. Blogger a Denver
Nel numero odierno del New York Times David Carr racconta che al ricevimento organizzato da Vanity Fair e Google alla convention democratica di Denver quest’anno a far notizia non è stata la presenza dei consueti “big” dal Presidente della Camera Nancy Pelosi a Madelaine Albright, passando per Spike Lee, Jamie Foxx e Susan Sarandon, bensì gli oltre 500 blogger e videoreporter ospitati nella “Big Tent” allestita da Google. E’ stato lo stesso Carr a dare la notizia a qualche navigato redattore che chiedeva spiegazioni: “Ma chi è tutta questa gente?” “Tuoi colleghi”.
Così, mentre le grandi testate hanno ridotto gli inviati (complice la crisi) il blog “Politico”, che pubblica anche un periodico, è riuscito a piazzare ben 40 inviati alla convention di Denver. Ovviamente la continua migrazione degli inserzionisti verso la pubblicità online ha il suo peso. Certo è che stanno cambiando le regole del gioco. Tanto più che i blogger, in queste come in altre occasioni, non si limitano più a commentare la copertura fatta dai media tradizionali, ma cercano le notizie in prima persona.
(www.nytimes.com)

7 settembre 2008. Soap opera a Gaza
In un recente reportage su Gaza, pubblicato sull’International Herald Tribune, Michael Kimmelman si è soffermato sullo “scontro culturale” in atto a Gaza. “Davanti ad un oscuro negozietto, in un chiassoso quartiere nel bel mezzo di Gaza City, scaffali di metallo si piegano sotto il peso di polverosi nastri che cantano le gesta di Hamas, di Fatah e della jihad islamica. Accanto a queste, una voluttuosa Jennifer Lopez campeggia dalla copertina di un cd”.
Il negozio, “New Sound”, è di Amer Kihail, 32 anni, che racconta come la musica, come pure i film, internet, tutto quanto rappresenti una finestra sulle altre società arabe o sull’Occidente, qui vadano per la maggiore, soprattutto come via di fuga da una vita quotidiana sempre più opprimente, dove oltre al blocco israeliano e alla miseria si è ora aggiunto l’estremismo di Hamas.
Così, anche qui, come altrove, proprio la cultura è diventata il terreno di scontro principale per il controllo di Gaza.
E per cultura si intende anche la tv, ovvio. Ora anche a Gaza, come in gran parte del mondo arabo, le strade si svuotano nell’ora in cui va in onda “Noor”, una soap opera turca che ha come protagonista una ricca musulmana, Noor appunto. Il programma è divenuto talmente popolare da costringere gli imam di Arabia Saudita e Gaza a emanare una fatwa contro chiunque lo guardi “A nessuno, però, sembra importare molto”, scrive Kimmelman.
Hamas, per contrastare questi fenomeni “devianti” sta cercando di mettere in piedi una seconda stazione televisiva (dopo Al Aqsa), Al Quds. Nella programmazione recente tre giornate intere sono state dedicate alle storie di promettenti studenti di Gaza.
Gaza non ha un cinema da quando, vent’anni fa, l’ultimo venne bruciato durante la prima intifada. Il Centro Culturale Francese è di fatto l’unica istituzione che offra esposizioni d’arte o manifestazioni musicali.
Questo, però, non significa che i gazani non consumino o facciano cultura per i fatti loro.
Nello studio di registrazione “Mashareq” Rima Morgan, ex studentessa di economia che ha intrapreso la carriera di cantante, “vestita con una calzamaglia da ballerina ed una sciarpa bianca sul capo”, registra un jingle per una radio del West Bank. La sua famiglia non voleva che cantasse, “perché fare la cantante significa far tardi la sera, andare alle feste ‘miste’, con uomini e donne…”. E’ appassionata di musica indiana, di Celine Dion, di Julio Iglesias e di pop star arabe come Elissa. Il suo programma televisivo preferito è “Friends”. E, naturalmente, “Noor”. Anche “Beautiful” comunque ha il suo seguito.
La controproposta di Hamas sono le vignette di Omayya, vedova di un combattente di Hamas ucciso dagli israeliani, che ha risposato un altro combattente. Il suo slogan: “Ho una penna in una mano, e una pistola nell’altra”.
Eyad Sarraj, psichiatra di Gaza, è preoccupato: “Hamas non ha ancora imposto ufficialmente il suo programma culturale, ma la cosa è nell’aria”. Non è l’unico a pensare che Hamas stia mettendo a repentaglio quel che resta della loro libertà. “Stanno cominciando ad entrare nelle nostre case” ammonisce. E il commento non è metaforico. Qualche mese fa un uomo d’affari e sua moglie sono stati aggrediti mentre bevevano qualcosa con amici nella loro abitazione. I militanti non si sono limitati a picchiare gli uomini, hanno anche confiscato gli alcolici.
Ayman Taha, dirigente di Hamas, ha preso le distanze dall’accaduto. E però i continui rallentamenti alle connessioni internet (giustificati con l’allarme pornografia online, e il fatto che pur non essendoci alcuna legge che proibisca gli alcolici, a Gaza non ci sono bar, beh, non promettono nulla di buono.
(www.iht.com)

9 settembre. Sbilanciamoci
Il 4, 5 e 6 settembre 2008 Sbilanciamoci ha tenuto a Mirafiori nord, a Torino, il suo convegno annuale in contrapposizione a Cernobbio, il convegno dello studio Ambrosetti dove intervengono soprattutto i potenti e i loro portavoce a disegnare il quadro delle prospettive economiche del mondo. Quest’anno anche Cernobbio, per quel che se ne è letto sui giornali, non è stato un convegno allegro. La globalizzazione ha picchiato la testa nel muro, il mercato non ha creato le proprie istituzioni di regolazione e di controllo, come ha ricordato Marcello De Cecco sul supplemento economico “Affari e finanza” di lunedì 8 settembre, gli stati avevano disattivato le proprie, gli Stati Uniti hanno nazionalizzato Fanny Mae e Freddy Mac, disfacendo la privatizzazione di Johnson e tornando a Roosevelt, le grandi banche americane continuano a rischiare il fallimento, la disoccupazione sale in America e si impenna in Spagna, l’economia italiana è ferma.
Figuratevi quanto è stato allegro il convegno di Sbilanciamoci, che è cominciato con un incontro con i delegati Fiat e Thyssen alla quinta lega Fiom -patria di una generazione di sindacalisti e militanti- e con una discussione sui film dedicati alla tragedia Thyssen -o alla strage Thyssen, se si vogliono ricordare le responsabilità soggettive. C’era poco da rallegrarsi in un convegno che aveva come centro internazionale l’incontro tra tutti i sindacati metalmeccanici degli stabilimenti Fiat -Italia, Brasile, Polonia, India, dove la Tata, che ha con la Fiat accordi importanti, sta causando conflitti per l’esproprio di terreni agricoli. Se l’auto va male, come accade, va male per gli operai licenziati o in cassa integrazione, se va bene, va in ogni caso male per il mondo, perché l’auto come mezzo di trasporto privilegiato ha fatto il suo tempo. In effetti sui mali dell’auto, sui limiti dell’alta velocità e del trasporto aereo, grazie soprattutto agli interventi di Anna Donati -già presidente della Commissione Trasporti del Senato- e di Guido Viale, il convegno è stato all’altezza della situazione. In generale è forse mancato un po’ di slancio, di aggressività, di sicurezza sui concetti se non sulle previsioni, che sicure non sono mai e in questo momento non sono ottimistiche.
Noi avevamo ragione e loro avevano torto, accidenti! I monopoli naturali -le autostrade, le condotte dell’acqua, le ferrovie- esistono, e privatizzarli vuol dire solo stabilire monopoli privati, ripristinare i briganti di passo, a cui si paga perché loro sono lì a prendere il pedaggio, senza che ti diano nulla, perché la strada, ferrata o ordinaria, non l’hanno fatta loro, l’acqua è un bene pubblico, le tubazioni non le hanno fatte loro, e neppure le riparano. Nel mercato non regolato da istituzioni pubbliche l’equilibrio è un caso. Qualcuno lo sostiene da un secolo e mezzo. Riscoprirlo è sempre un trauma perché poi quando il mondo viene giù travolge tutti, e i deboli molto più dei forti. Un’aggiunta positiva agli interventi sui trasporti è stata la presentazione ufficiale del sito www.sbilanciamoci.info che vorrebbe essere per il basso ciò che www.lavoce.info è per l’alto. Buon lavoro cerchiamo di funzionare in rete!
(Francesco Ciafaloni)

10 settembre 2008
Cari amici,
“Cos’è, una città, se non un grande condominio? Mi sono limitato a rendere operative norme di buon senso”, questa dichiarazione è stata resa da Cioni, assessore alla sicurezza sociale e vivibilità urbana per il comune di Firenze dopo che l’11 agosto sono entrate in vigore le “Norme per la civile convivenza in città” (ovvero il nuovo Regolamento di Polizia Urbana) composto da 46 articoli e 156 regole relativi ai “comportamenti contrari al decoro e al quieto vivere” così come scritto nell’art.15, dopo i provvedimenti contro i lavavetri (praticamente spariti da mesi) e contro i mendicanti rei di intralciare i pedoni.
Il nuovo regolamento prevede, tra l’altro: il divieto di buttare a terra mozziconi di sigaretta, cartacce, lattine o involucri (multa); il divieto di sbattere tappeti o tovaglie, sia in pubblico che in privato; vietato agli strilloni vendere giornali se intralciano il traffico; vietato calpestare le aiuole “ove tale divieto è espressamente segnalato”; vietato sdraiarsi in terra intralciando il traffico o i pedoni, anche davanti agli edifici; si vieta l’esposizione di panni stesi e la collocazione di oggetti che diminuiscano “il decoro dell’immobile”; si impone il divieto nei luoghi pubblici e nelle private dimore di “causare turbamento all’ordinata convivenza civile, recare disagio o essere motivo di indecenza”; vietato “bivaccare, mangiare, bere o dormire in forma palesemente indecente o occupando, con sacchetti o apparecchiature il suolo pubblico”; vietato legare la bici alle barriere di protezione degli arredi e manufatti urbani di pregio, monumenti compresi. Inoltre non si possono legare alle panchine; vietato prostituirsi con vestiti provocanti o sconci davanti a chiese, scuole, giardini e strade densamente abitate; non è permesso girare con borsoni pieni di merce di cui non si avrà lo scontrino o meglio, di cui non si potrà dimostrare la provenienza fiscale; ovviamente è vietato andare in giro ubriachi per locali e luoghi pubblici; vietato pregiudicare in qualsiasi modo l’igiene della propria e altrui abitazione.
Durante il mese di agosto in quindici giorni sono state fatte 307 multe e in soli cinque giorni sono state rimosse oltre 100 biciclette, fatte un centinaio di multe per infrazioni anche singolari come i 160 euro per una cicca buttata in terra, multata una famiglia francese perché “bivaccava”; a un mendicante è stato sequestrato il cane perché intralciava il marciapiede; un negoziante è stato multato perché stava lavando la sua vetrina dopo l’orario consentito, così come è stato multato un automobilista che stava lavando il parabrezza della sua macchina dopo le 09:30.
(Luciano Coluccia)

11 settembre 2008
“La stretta di mano di Lauren Manning è forte, quasi bionica. Si potrebbe pensare che sia frutto di un lavoro di decadi, di pratica col tennis o col golf. Invece, è l’esito della riabilitazione, e dell’inserimento di innumerevoli aghi di sutura al titanio”. Così comincia un lungo reportage di Anemone Hartocollis, per l’International Herald Tribune, sulla difficile strada verso la normalità dei sopravvissuti all’11 settembre.
L’11 settembre 2001 Lauren -appena sposata, con un figlio di 10 mesi, al culmine della sua carriera a Wall Street- è stata colpita da una sfera di fuoco mentre correva nell’ingresso del World Trade Center, riportando ustioni sull’80% del corpo. Come altre vittime si considera al contempo fortunatissima e sfortunatissima.
Lauren, 47 anni, solo ora sta faticosamente tornando a qualcosa che potrebbe assomigliare alla sua vecchia vita. Ancora, però, sono innumerevoli le cose che non può più fare. Non può portare a spasso il suo terrier, Caleigh, perché pur pesando poco, 13 chili, “tira molto”. Non può nemmeno cucinare: la più piccola escoriazione può causare alla sua delicatissima pelle un’infezione. E’ suo marito a sostituire le sue mani.
Il caso di Lauren è divenuto famoso anche perché, durante la sua convalescenza, il marito Greg, che all’epoca era vicepresidente della Euro Brokers, con sede nella torre sud (ma che quel giorno era a casa col figlio piccolo) mandava ogni giorno e-mail ai suoi cari, cercando di descrivere i suoi sforzi di entrare in contatto con la moglie, in coma farmacologico, da cui è uscita il 12 novembre. Da quei messaggi è uscito un libro: Love, Greg and Lauren.
Ancora oggi non si conosce precisamente il numero delle persone rimaste gravemente ferite quel giorno. Dei sette miliardi distribuiti dal governo federale al Fondo di Compensazione per le Vittime dell’11 settembre, circa sei sono andati alle famiglie di quanti sono rimasti uccisi, solo uno ai feriti, perlopiù pompieri, tant’è che i soldi sono serviti soprattutto ad acquistare apparecchiature respiratorie.
Quel giorno gli ustionati gravi portati all’Ospedale Presbiteriano erano 18, ne sono sopravvissuti 12. Lauren ha recuperato il senso dell’equilibrio. Ad altri, come Elaine Duch, assistente amministrativa per la sezione immobiliare dell’Autorità Portuale di New York e New Jersey, è andata peggio. L’invalidità l’ha portata a tagliare i ponti con tutti i vecchi amici. Il prima e il dopo erano diventati qualcosa di inconciliabile. Gli attuali amici l’hanno tutti conosciuta dopo.
Harry Waizer, collega di Lauren, a cui avevano dato il 5% di possibilità di sopravvivere, ha invece ripreso l’attività di avvocato fiscalista presso il nuovo quartier generale della Cantor Fitzgerald a Midtown Manhattan. Nonostante il dolore alla schiena, le escoriazioni ed i danni al sistema nervoso, sembra aver recuperato una certa efficienza fisica. La sua voce però ora è come sussurrata, e assume un tono consolatorio. Forse un effetto collaterale del carburante per jet che ha inalato e che avrebbe provocato una parziale paralisi alle corde vocali.

13 settembre 2008
In base a una recente indagine dell’Ufficio Nazionale di Statistiche (Ons), nel Regno Unito il numero dei pensionati ha superato quello degli under 16. Nel 1971, un quarto del paese aveva meno di 16 anni, mentre il 15% era in età pensionabile. Attualmente le persone in età pensionabile superano gli undici milioni (19%). Non solo, gli over-80 costituiscono il segmento in più rapida espansione dell’intera popolazione. Attualmente costituiscono il 4.5% della popolazione, in netto incremento rispetto al 2.8% del 1981. Tra le cause, il calo della mortalità e l’arrivo all’età pensionabile dei nati durante il boom demografico post-bellico.
Il tasso di mortalità degli over-75 è crollato dai 137 decessi ogni mille abitanti del 1915 agli 83 ogni mille del biennio 2006-07.
Gli immigrati fanno la loro parte per tenere la popolazione più giovane. In alcune città e paesi, incluse Londra, Slough e Luton, più della metà dei bambini ha madri nate all’estero. Si stima siano oltre 600.000 i nuovi ingressi a lunga permanenza nell’ultimo anno. Tuttavia, nello stesso periodo ben 400.000 persone hanno lasciato il Paese, registrando il tasso di emigrazione più alto dal 1991.