7 ottobre 2007
A Bukavu, in Congo, Denis Mukwege, ginecologo, non ce la fa più ad ascoltare le storie che raccontano le sue pazienti.
Ogni giorno almeno dieci nuove donne o ragazze violentate si presentano all’ospedale. Molte sono state così sadicamente aggredite, con baionette, pezzi di legno e quant’altro, che talvolta il loro sistema riproduttivo e anche digestivo è impossibile da ricostruire.
In base ai dati delle Nazioni Unite, nel 2006, nella sola provincia del Sud di Kivu, sono state denunciate 27.000 aggressioni a sfondo sessuale.
La violenza che si sta scatenando oggi in Congo non ha pari nel mondo intero. Brutalità e impunità stanno creando una situazione terrificante.
Nonostante le elezioni, l’inizio di un sistema giuridico e militare, il paese stenta a ripartire. Tra l’altro pare siano proprio le truppe governative le peggiori. Vari settori del paese sono ancora fuori controllo e qui i civili sono alla mercé di gruppi armati che hanno fatto della guerra, dei saccheggi e dei rapimenti delle donne, il loro sistema di vita.
Le vittime parlano di questi nuovi gruppi, i Rasta, una gang misteriosa che si nasconde nei boschi, e veste le magliette dei Los Angeles Lakers, famosa per bruciare i bambini, rapire le donne e massacrare chiunque incroci il loro cammino. Sembra che in origine i Rasta facessero parte delle milizie Hutu fuggite dal Ruanda dopo aver commesso il genocidio del 1994, ma ora tale gruppo sarebbe in realtà autonomo.
Honorata Barinjibanwa, 18 anni, è stata rapita dal suo villaggio ad aprile e tenuta come schiava sessuale fino ad agosto. Legata ad un albero per la maggior parte del tempo, veniva liberata qualche ora al giorno solo per permettere alla gang di abusare di lei. E’ anche rimasta incinta e davvero non sa come ricominciare.
Per quanto lo stupro sia sempre stato un’arma di guerra, ora molti osservatori sospettano, con allarme, che il problema in qualche modo si sia “metastasizzato” in un fenomeno sociale. Il numero delle donne abusate, se non addirittura uccise, dai mariti sta aumentando e la brutalità contro le donne sta diventando quasi normale. Al Panzi Hospital, Mukwege effettua ogni giorno almeno sei interventi chirurgici correlati ad abusi sessuali. I letti sono tutti occupati da donne stese sulla schiena, con i sacchetti della colostomia accanto. Gli attacchi delle varie bande continuano nonostante l’Onu sia qui presente con il contingente più numeroso, 17.000 uomini.
Mukwege ha avuto come pazienti donne di 70 anni, ma anche bambine di 3 anni. Alcune vittime sono così giovani che non sono nemmeno in grado di capire cos’è successo loro. E quando gli chiedono se potranno avere figli davvero gli si stringe il cuore.
Nessuno -dottori, operatori umanitari, congolesi, ricercatori occidentali- è in grado di spiegare cosa sta succedendo. Ormai il livello di violenza è superiore a quello del Ruanda durante il genocidio. Ma non può essere un fattore culturale, perché si sarebbe manifestato già in passato. L’escalation sarebbe cominciata a metà degli anni ’90 e per molti coinciderebbe con l’arrivo delle milizie Hutu, gente coinvolta in un genocidio e psicologicamente distrutta dalle atrocità commesse.
Questo avrebbe comportato una specie di sconvolgimento, anche dei valori, fenomeno che può avvenire in contesti altamente traumatizzati e segnati da conflitti pluriennali, come appunto l’Est del Congo.
Il Panzi Hospital ora ha 350 letti e per quanto sia in corso la costruzione di una nuova ala proprio per le donne stuprate, al momento le vittime vengono rimandate a casa prima di una completa ripresa perché c’è bisogno di spazio per l’interminabile flusso di nuovi arrivi.
(www.iht.com)

9 ottobre 2007
L’associazione Acta (Associazione Consulenti del Terziario Avanzato) ha definito una “grande beffa” il protocollo sul welfare per collaboratori e partite Iva. I lavoratori autonomi iscritti alla gestione separata Inps, infatti, unici chiamati a pagare i costi dell’accordo, non sono stati consultati né chiamati a votare.
Siamo per il no perché pagheremo più contributi (l’aumento è di 3 punti percentuali più un altro 0,9% se la riorganizzazione dell’Inps non produrrà il risparmio previsto), ma non avremo alcun vantaggio né in termini di età della pensione, né di indennità di disoccupazione, né di prestazioni pensionistiche, che, al contrario di quanto ufficialmente sostenuto, peggioreranno ulteriormente.
Infatti l’accordo sarà finanziato con l’aumento dei nostri co ...[continua]

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