Anche quest’anno Marzabotto celebrerà il suo 25 aprile e renderà onore ai suoi caduti. Ma anche quest’anno, per la cinquantunesima volta dal 1945, nessuno, forse, si ricorderà di rendere omaggio ad un eroe di una storia che ancora porta fino a noi il suo carico di orrore.
Un uomo, un giovane uomo, che scelse di farsi uccidere dai suoi stessi commilitoni, pur di non macchiarsi le mani di sangue innocente. Era un soldato delle Ss, si rifiutò di sparare, fu messo al muro e falciato da una raffica: un martire.
In altre epoche, in altri contesti, il nome di quel giovane sarebbe stato consegnato alla storia, i padri avrebbero raccontato ai figli con commozione il suo sacrificio, gli storici, buoni ultimi, avrebbero scavato nella sua vita, nelle sue convinzioni.
Nulla di tutto questo è avvenuto per il nostro eroe: non ne sappiamo il nome, non sappiamo nulla di lui e -quel che è forse più grave- nessuno si è mai interessato a riempire questo vuoto. Sappiamo solo, con certezza che è esistito, che i fatti sono andati proprio così: decine di testimonianze di sopravvissuti alla strage sono concordi e a Marzabotto, a chi ne chiede notizia, rispondono: “Sappiamo che è una storia vera. Nulla più”. Il suo sacrificio, come il suo nome, è stato scritto sulla sabbia e il vento se li è portati via. Una strana storia. Ma non più di tante altre.
Il povero eroe dimenticato di Marzabotto si trova infatti in compagnia di molte decine di migliaia di “tedeschi buoni” di cui l’Europa, la Germania per prima, si è dimenticata in questi 50 anni. Una dimenticanza così clamorosa, apparentemente ingiustificata, strana, da rendersi intrigante. Come è possibile che siano esistite decine di migliaia di tedeschi che si sono ribellati ad Hitler e ne sono stati uccisi, centinaia di migliaia condannati alla prigione, milioni triturati nel lager... e che di questi si sia persa traccia, il ricordo, il nome?
Pure, la più grande resistenza europea contro i valori del nazismo -incomparabilmente- è stata quella tedesca. Ma lo si è dimenticato al punto che chi ricordi questo dato storico oggi viene preso per pazzo, o poco meno. Resistenza “contro i valori del nazismo”, beninteso, non resistenza “contro il tedesco invasore”, naturalmente. La distinzione è fondamentale. In tutta Europa solo l’inizio della lotta di liberazione nazionale dall’occupante straniero -dopo la sconfitta militare del proprio Stato nazionale- trasforma l’antifascismo, praticato sino a quel momento da pochi, pochissimi, in movimento di massa. In Italia i valori antifascisti, fino al 1943, sono attivamente testimoniati da un manipolo di poche migliaia (forse sarebbe meglio dire centinaia) di militanti. E’ la lotta contro l’invasore tedesco l’elemento scatenante della resistenza di decine di migliaia di persone. Nuovi patrioti che in stragrande maggioranza negli anni ’30 avevano dato il loro consenso -attivo o passivo- al regime, consenso che la guerra, solo la guerra persa, ha bruciato e trasformato nella scelta opposta della resistenza armata. Resistenza che non poteva che essere guidata da chi aveva compiuto la lunga e assai solitaria attraversata del deserto dell’antifascismo italiano degli anni trenta.
Altra storia, ma anche altri numeri, altra consistenza ha il rifiuto del nazismo in Germania negli anni ’30. Eccone alcuni, nella loro crudezza.
Tra il 1933 e il 1939 furono condannati 225.000 tedeschi per reati politici, per un ammontare complessivo di 600.000 anni di carcere.
Tra il 1933 e il 1945 tre milioni di tedeschi furono rinchiusi per un periodo di tempo in un lager per ragioni politiche (al 10 aprile 1939 secondo un rapporto della Gestapo 162.374 erano i detenuti dei lager e 139.801 erano in attesa di giudizio) Tra il 1933 e il 1945 32.600 persone furono giustiziate in Germania in seguito a pronuncia di sentenza in buona parte per reati politici diretti o mascherati, 5.000 furono i condannati per aver partecipato al tentativo insurrezionale del 20 luglio 1944.
Tra il ’33 e il ’39 non meno di 400.000 tedeschi emigrarono dalla Germania hitleriana.
Cifre impressionanti: un mondo, un’intera fetta di umanità sconosciuta. Incredibilmente, nella nostra “Casa comune europea” (come si diceva prima che Sarajevo ci spiegasse che di nuovo la puzza di lager l’ammorba) è scomparsa la memoria storica di quelle centinaia di migliaia di tedeschi. Anche il loro nome è stato scritto sulla sabbia, non sono mai esistiti (solo Schindler è esistito, ma unicamente perché se n’è occupata Hollywo ...[continua]

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