Guido Montani insegna Economia Internazionale all’Università di Pavia ed è Segretario del Movimento Federalista Europeo. Fra i suoi numerosi saggi: L’economia politica e il mercato mondiale (ed. Laterza, 1996), Il federalismo, l’Europa e il mondo (ed. Piero Lacaita, 1999) e Il governo della globalizzazione. Economia e politica dell’integrazione sovranazionale (ed. Piero Lacaita, 2001)

L’euro è ormai una realtà, l’Europa sembra procedere nella strada dell’integrazione, tuttavia pare ancora mancarle una filosofia unificante, quale è appunto il federalismo. Ma, innanzitutto, come nasce il federalismo europeo?
La storia del federalismo è complessa; dal punto di vista filosofico il federalismo è figlio dell’Illuminismo, cioè della cultura politica che ha fatto una bandiera dei grandi ideali di libertà e di uguaglianza, facendoli diventare la caratteristica della politica e della formazione dello stato moderno; mentre, sotto l’aspetto più propriamente politico, il pensiero federalista nasce con la fondazione degli Stati Uniti d’America. Una volta ottenuta l’indipendenza dalla Gran Bretagna, infatti, le tredici colonie americane dovettero scegliere quale ordine darsi a partire da una situazione caotica. Ciascuna colonia aveva un proprio governo, voleva esser sovrana, la qual cosa, nella decina d’anni che vanno dall’indipendenza alla creazione dello stato federale, aveva creato delle forti tensioni, che in qualche caso erano addirittura arrivate a piccoli scontri armati. In questa situazione, nella classe dirigente americana che aveva guidato la lotta per l’indipendenza, si formò una corrente unitaria, poi divenuta partito federalista, che si pose il problema dell’unità fra le colonie cercando di pensare tale unità in forme diverse da quelle tradizionali dello stato unitario prevalente in Europa. Quando, nel 1787, fu convocata la convenzione di Filadelfia, questa tendenza unitaria -che era forte nelle colonie del nord e che, avendo rapporti più frequenti con l’Europa, era più aperta intellettualmente-, si scontrò con le correnti particolaristiche, presenti soprattutto degli stati agricoli del sud. Da questo scontro tra la corrente unitaria -che, nonostante tutto, alla fin fine non sapeva pensare l’unità in termini molto diversi da quelli dello stato centralista, impersonata soprattutto da Alexander Hamilton, e la corrente particolaristica (che voleva mantenere le particolarità locali, ma non sapeva come risolvere i problemi derivanti dell’interdipendenza fra le ex colonie, il cui leader era Thomas Jefferson), sortì un compromesso, quale è appunto il modello federalista americano. La Costituzione federale americana è dunque frutto di un compromesso, quello per cui ciò che non veniva devoluto al livello federale doveva restare a livello locale. Così al governo federale furono attribuite le competenze sul commercio estero e sulla politica estera, mentre i singoli stati mantennero tutte le altre. Hamilton sottolineò che questa formula era un avanzamento fondamentale nella storia della democrazia, che nacque nell’antichità soprattutto come democrazia diretta, e nell’esperienza dei Comuni italiani del medioevo divenne democrazia comunale. Ma la democrazia diretta può funzionare solo a livello cittadino, piccolo, per cui, nell’epoca moderna, si passò alla democrazia rappresentativa. La democrazia rappresentativa, o parlamentare, può a sua volta funzionare al massimo su spazi nazionali. Gli americani avevano invece bisogno di organizzare la democrazia su spazi continentali, per cui l’unica soluzione democratica finì per essere quella federale. Il federalismo, in effetti, consente di organizzare la vita democratica su spazi molto ampi, come quelli continentali e naturalmente, dato che si possono poi progettare federazioni di federazioni, oggi possiamo pensare di arrivare alla federazione mondiale, a un governo mondiale democratico organizzato su basi federali. La costituzione federale americana è stata quindi una tappa fondamentale nella storia delle democrazie ed è per questo che anche nella storia del federalismo europeo il modello cruciale è sempre stato quello americano. Non a caso Altiero Spinelli, il fondatore del Movimento federalista europeo, diceva che se si vuole fondare uno stato federale bisogna seguire il metodo escogitato da chi ci ha preceduto, un metodo che è quello democratico della costituente. Non si può fondare uno stato federale senza il sostegno del popolo, dei cittadini e dei rappresent ...[continua]

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