Sembra che destino di ogni movimento radicale, di ogni tentativo di rinnovamento, sia quello di normalizzarsi, farsi inglobare, snaturarsi. E’ successo così anche con san Francesco?
Francesco torna dall’Egitto nel 1220, perché l’Ordine si sta spaccando, e dà le dimissioni. Da quel momento per Francesco comincia una vita solo di disperazione, di tribolazione somma perché nel successo dell’Ordine vede la propria rovina, il fallimento del suo progetto. Un progetto che, d’altra parte, era stato pensato per pochi compagni. Non lasciare cibo per il domani, non avere case di mattoni, come prescriveva Francesco, è possibile se si è in sette o otto, non lo è più se si è in trentamila. E tanti erano già i francescani vivente Francesco. Francesco aveva detto che bisognava lavorare perché chiedere l’elemosina è portar via i soldi ai poveri, e si ritrova con un ordine mendicante, esattamente il contrario... Ma è inevitabile che una proposta che esige un grande entusiasmo e una grande adesione interiore, che in pochi hanno, si appiattisca se applicata su larghissima scala. E infatti è sempre accaduto che piccole comunità, piccoli gruppi, una volta avuto successo, si siano incanalati in forme di vita più tradizionali rispetto alle idee innovative originarie.
Poi, certamente, c’è il fatto che Francesco non poteva essere accettato veramente dalla Chiesa. Francesco operava un ribaltamento totale di valori allora dominanti. In Egitto era andato per cercare di fermare i crociati, per cercare di convertire senza sterminare, la sua Regola prescrive che bisogna andare dai Saraceni a predicare se si può o altrimenti ad essere uccisi. Pensiamo che in quel momento c’è Domenico, c’è la lotta contro i catari, ci sono appunto le crociate.
Ma, al fondo, è la sua stessa proposta più importante -quella di far la scelta di campo, di diventare povero fra i poveri, la proposta semplicissima di applicare il Vangelo- ad essere inaccettabile per una struttura come quella della Chiesa che, come fa ancora oggi, i poveri tende ad aiutarli, ad assisterli. Credo che sia il problema, per il cristianesimo, di dover mettere in pratica il Vangelo e contemporaneamente, per diffondere il Vangelo, aver la necessità di una struttura che inevitabilmente vuol dire potere e quindi ricchezza.
Insomma, il fallimento di Francesco veniva da molto lontano.
Francesco lo visse con grandissima angoscia e sperò di superarlo attraverso l’esempio, rimanendo comunque il capo carismatico e l’esempio vivente della Regola. Nel suo testamento che fu un atto di energia disperata, dirà che i frati "tornino a lavorare e a stare coi lebbrosi", che "bisogna tornare alle origini", che "i frati devono essere tenuti a prendere questo testamento senza commentarlo", e dice proprio "senza dire: qui Francesco voleva dire". Ma venne cassato immediatamente.
Quindi l’esigenza della Chiesa era quella di "normalizzare" Francesco, di neutralizzare il suo messaggio rivoluzionario, ma continuando ad esaltare la sua figura ormai popolarissima. La santificazione, che ha al centro la vicenda delle stimmate, diviene lo strumento di questo processo di normalizzazione?
Va detto però che, all’inizio, la Chiesa non aveva creduto alle stimmate, ci ripensò solo più tardi. Infatti nella Bolla di canonizzazione -che è il documento con cui un santo diventa tale e che nel caso di Francesco venne emanata eccezionalmente solo due anni dopo la sua morte- non si parla delle stimmate. Questo mi aveva colpito perché, se la Chiesa ci avesse creduto, le stimmate avrebbero dovuto essere il primo dei miracoli da citare proprio perché mai successo prima. Così mi sono convinta a cercare tutte le varie versioni, a cercare di capire che giallo ci fosse intorno.
Il fatto che soltanto dieci anni dopo, nel 1236-37, il Pontefice cambiasse idea e chiedesse, anche in maniera perentoria, che le stimmate fossero credute un miracolo, che i pittori lo dipingessero, che venisse punito il clero che non ci voleva credere, che fossero proibite le prediche che le negavano, fa intuire l’enorme resistenza che deve esserci stata ad accettare un miracolo tanto incredibile.
Ma prima ancora che la Chiesa si pronunciasse sulle stimmate c’era già stato quello che noi chiameremmo lo scoop di E ...[continua]
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