Marco Boato, sociologo, giornalista, ricercatore universitario e più volte parlamentare, ha vissuto il ’68 soprattutto nella facoltà di Sociologia di Trento e nella dimensione nazionale. Esponente del movimento ecologista, che ha contribuito a fondare in Italia, è autore di saggi sul ’68 (Il ’68 è morto: viva il ‘68, Verona 1979), sulla questione cattolica (Contro la chiesa di classe, Padova 1969 e Sinistra e questione cattolica, Trento 1978), sulla giustizia, le riforme costituzionali e l’ecologia politica. Ha curato su Alexander Langer Le parole del commiato (Trento, 2005) e Loris Capovilla. Umiltà e dialogo (Padova, 2016). Con ELS La Scuola ha pubblicato nel 2015 Alexander Langer. Costruttore di ponti.

Allora, rifacciamo un po’ la storia di quel che è successo in questi anni…
Beh, sicuramente le elezioni di marzo 2018 sono state una specie di tsunami, un crollo verticale e però le ragioni di questo crollo vengono da lontano. Ricordo un libro di molti anni fa di Renè Thom, un matematico, che analizzava anche sotto il profilo matematico delle crisi prolungate che a un certo punto vedono tutto l’assetto crollare improvvisamente. Ecco, noi abbiamo vissuto qualcosa di analogo. È una crisi che, se volessi essere provocatorio, direi che risale al momento in cui Moro nel 1978 disse: "Il mio sangue ricadrà su di voi”. Una tragica profezia di quarant’anni fa. Se vogliamo poi vedere i processi per come storicamente si sono realizzati, dobbiamo risalire al crollo del muro di Berlino, 1989, e alla fine dell’impero sovietico nel 1990-’91, senza i quali la stessa vicenda italiana di Mani pulite, di Tangentopoli, a cui si attribuisce il crollo del sistema politico italiano, non sarebbe stata immaginabile. Il crollo del vecchio sistema politico fu possibile perché l’Italia non era più l’ultimo baluardo del blocco occidentale nei confronti del blocco orientale. Forse oggi, se vogliamo fare un’analisi storico-politica, credo che dal 2019 bisogna risalire al 1992-94, quando scompaiono i cinque partiti che avevano governato negli ultimi decenni con varie formule, ma sostanzialmente con quella del pentapartito che, pure, ricordiamolo, nel 1992 è ancora maggioranza. Ma tutto va in crisi, compreso il Pds, il succedaneo del partito comunista, pur se in qualche modo salvaguardato dalla magistratura, di Milano soprattutto, ma non solo. Il Pds non viene travolto come gli altri cinque partiti di governo, ma anche per la tradizione comunista è la crisi, perché non hanno previsto quello che sarebbe successo, non hanno capito che dovevano cambiare ben prima che crollasse il muro di Berlino.
Dopo, il tentativo di Occhetto, che fu anche coraggioso dal suo punto di vista, di cambiare e superare il vecchio partito comunista, era in un certo senso ormai disperato. Ecco, io colloco in quegli anni lì l’inizio della crisi. Ho fatto riferimento in modo quasi provocatorio, ma in senso buono però, alla tragica profezia di Moro, che, attenzione, non era riferita solo alla Dc, ma proprio al "partito della fermezza”, all’asse Pci-Dc.
Quindi la data è il crollo del Muro più che lo scoppio di Tangentopoli…
Sì, poi tutto diventa accelerato, ma non provocato, dalla vicenda Tangentopoli, o Mani pulite che dir si voglia. Una vicenda fra l’altro cavalcata in un primo momento anche da Berlusconi. Questo pochi se lo ricordano, ma Berlusconi, prima di andare al governo, fu con le sue televisioni uno scatenato sostenitore di Di Pietro e di tutta l’ondata giustizialista, insieme al Pds, i post comunisti, che ebbero anche loro alcuni arresti -il caso Greganti ce lo ricordiamo tutti- ma sostanzialmente furono salvaguardati da quello tsunami.
Lì è vero che nasce un nuovo scenario. Nel ’94 l’applicazione per la prima volta della legge elettorale Mattarella, varata nel ’93 dopo il referendum elettorale, legge per tre quarti maggioritaria, cambia radicalmente lo scenario. I Progressisti, la "gioiosa macchina da guerra” di Occhetto e Bertinotti, straconvinti di vincere le elezioni sulle macerie del pentapartito travolto da Mani pulite, vengono a loro volta travolti da Berlusconi. Ecco, forse a distanza di venticinque anni, siamo di fronte a fenomeni analoghi, non identici ma analoghi.
Si dice che lì sia nata la Seconda Repubblica, ma tu su questo non sei d’accordo…
Si è parlato all’inizio degli anni Novanta di fine della Prima Repubblica e di inizio della seconda. Adesso per Di Maio "è nata la Terza Repubblic ...[continua]

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