Chiara Frugoni insegna Storia Medievale all’Università di Roma II. Il libro di cui tratta l’intervista è Storia di un giorno in una città medievale, Laterza. Il volume, a firma anche di Arsenio Frugoni, scomparso nel 1970, si apre con un’introduzione formata da due mirabili saggi, del ’53 e del ’56, dell’insigne storico. Tra le pubblicazioni di Chiara Frugoni ricordiamo Francesco e l’invenzione delle stimmate, Einaudi, sul quale Una città ebbe già modo di intervistare l’autrice nel numero 34.

Com’è nata l’idea di questo libro?
L’idea del libro è partita proprio dai saggi di mio padre, scritti quasi cinquant’anni fa. Mi sembrava che a distanza di tempo rimanesse intatta, non solo quella felicità di scrittura capace di evocare un mondo con poche frasi, ma anche tutta la novità dell’impostazione di mio padre. Sono passati ormai trent’anni dalla sua morte e molti colleghi sembrano averlo dimenticato. Siccome, poi, le sue opere spesso sono state pubblicate per situazioni contingenti, cioè subito dopo la guerra e, per una sua civetteria, in sedi assolutamente non note, rischiando così di restare disperse, mi ha fatto molto piacere riuscire attraverso questa operazione, a rimettere in circolazione l’articolo di mio padre. Questo è servito come filo conduttore per la parte che mi riguardava. Attraverso le immagini e le fonti, per la maggior parte toscane, ho individuato una città del Trecento e ho cercato di precisare il racconto di questo vagabondare dalla mattina alla sera in una città medievale ideale.
Proviamo allora a ripercorrere alcune di queste descrizioni. Suo padre è magistrale nell’illuminare alcuni particolari dettagli della città e della vita quotidiana. Penso, per esempio, a questi lumini devozionali che venivano posti davanti alle immagini sacre sia nelle strade che nelle case...
In effetti è proprio bella la descrizione che mio padre fa della città medievale quando cadeva in questo buio terribile. Il buio regnava anche nelle case. La gente conduceva una vita molto simile a quella degli animali: appena scompariva il sole, praticamente non faceva più niente, perché con le candele e con i lumini si poteva fare ben poco. Ugualmente, lo stesso buio paralizzante e profondo regnava nelle vie.
Per noi, ormai, è molto difficile fare esperienza di questo buio dato che siamo abituati alle luci della città, delle strade, delle insegne. Il buio medievale era rotto solo dalle fiammelline che ardevano davanti alle immagini dei santi, e che potevano orientare il malcapitato.
Fra l’altro era proibito girare nelle strade di notte, proprio perché un buio così profondo in fondo poteva anche occultare e favorire i malandrini, la gente di malaffare. Gli statuti comunali cercavano di scoraggiare la gente dal muoversi durante la notte. Solo in situazioni eccezionali, come dover chiamare il dottore perché qualcuno stava morendo, si usciva durante la notte.
E’ bello riuscire a immaginare quel buio totale, rotto solo da piccoli e vaghi lumini, che ogni tanto dicevano al viandante dove si trovava e potevano servirgli da bussola per potersi orientare.
Possiamo parlare di qualche particolare: la mancanza di vetri, ad esempio, mi sembra una cosa importantissima...
L’assenza di vetri implicava che d’inverno entrasse una grande quantità di freddo. C’erano telai di legno che chiudevano molto male, e quindi riparavano molto poco dall’umidità, dal freddo esterno. E comunque di giorno non c’era alternativa: si doveva tenere spalancata la finestra. E se d’inverno entrava il freddo, d’estate entravano nugoli di insetti. Questa è un’altra presenza che noi ormai abbiamo dimenticato, che possiamo ritrovare solo in campagna, ma dobbiamo considerare che le strade allora erano anche delle specie di fogne a cielo aperto, popolate da una quantità enorme di mosche e insetti vari. Per cercare di ripararsi un po’ si metteva alle finestre -per questo chiamate "impannate"- una tela cerata, che non essendo trasparente lasciava circolare solo un pochino di luce. Questo rendeva ancora più inospitale la casa medievale.
Com’era questa casa?
La possiamo immaginare fatta di piccole, piccolissime stanze con poca luce, appunto, in cui regnavano molti cattivi odori. Teniamo presente che le città erano normalmente chiuse dalle mura e che la costruzione di un altro anello di mura era un’impresa molto costosa e complessa. Quindi lo spazio all’interno delle città era estremamente economizzato. Erano case molto piccole da cui la gente, di con ...[continua]

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