Anna Soru, ricercatrice economica, è presidente di Acta (Associazione consulenti terziario avanzato), Dario Banfi, socio Acta, è giornalista freelance, copywriter e consulente in comunicazione.

Come sta impattando la crisi sul mondo del lavoro autonomo?
Anna. La sensazione diffusa è che vada sempre peggio. In una prima fase della crisi ci si lamentava soprattutto dei tempi di pagamento, ora prevale la difficoltà di ottenere le commesse, e poi di farsi pagare in maniera adeguata per il lavoro che si svolge. Le tariffe infatti continuano a diminuire perché ci sono meno soldi in giro, anche se il dubbio è che qualcuno un po’ ci marci. Chiaramente dipende molto anche dai settori. Nella pubblica amministrazione i tagli sono stati fortissimi, quindi chi lavora in quest’ambito sta pagando più di altri.
Dario. Io lavoro nell’ambito dell’editoria, del marketing, della comunicazione. Personalmente l’impatto più forte l’ho avuto a fine 2009-inizio 2010, con le grandi aziende, le multinazionali che hanno tagliato i budget per l’Italia. A partire dal 2009 le grandi aziende hanno ridotto la spesa per questo tipo di attività assegnate all’esterno cercando di gestirle in casa, affidandole a persone che però prima facevano altro.
Devo anche dire che dopo un anno e mezzo una di queste aziende mi ha richiamato perché le risorse interne non si erano rivelate all’altezza. Alla fine non sono cose che si improvvisano... È stata una bella soddisfazione, però i budget erano completamente ridimensionati. Oggi le pianificazioni sono molto più oculate: se prima avvenivano su base quadrimestrale o semestrale coinvolgendo diverse risorse esterne, adesso è cambiato proprio l’ordine delle misure, sia dei prezzi sia dei tempi.
Con i piccoli, almeno nel mio settore, c’è un po’ più di respiro, anche se si fa sempre molta fatica, perché c’è minore disponibilità a rischiare e poi si cerca di risparmiare su tutto.
Anna. Il risultato di tutto questo è che l’impegno maggiore va nell’acquisire lavoro più che nello svolgerlo. Cercare commesse porta via un sacco di energie e naturalmente è tutto tempo non retribuito, per cui fatturi molto di meno ma non è che non lavori... Lavori per fare altro, che poi è la cosa più stancante e stressante. è molto più riposante eseguire il lavoro che andare a cercare di creare le condizioni per avere la commessa, peraltro dovendo sempre contrattare tutto.
Dario. Tra l’altro, si pensa sempre che il pluricommittente sia in condizioni più favorevoli. In realtà, quello che ho sperimentato è che mentre chi ha una monocommittenza e disgraziatamente perde il cliente principale, magari ci mette del tempo però diciamo che nel suo orizzonte c’è l’acquisizione di una misura di lavoro equiparabile alla precedente, chi invece è abituato a lavorare in pluricommittenza e perde, diciamo, una decina dei suoi precedenti quattordici-diciotto clienti, deve lavorare dieci volte di più nel recuperare tanti piccoli piuttosto che uno grosso.
Anna. Il problema è ottenere le commesse. I committenti sono concentrati sull’obiettivo di tagliare e spesso non si preoccupano se stanno tagliando una cosa che serve o che non serve, tagliano e basta.
Questo è un po’ desolante perché uno pensa: se faccio male il lavoro sicuramente non mi richiamano, ma se anche lo faccio bene, non è detto, non è scontato che mi richiamino. È frustrante, anche perché non si vede la fine...
Colleghi che lavorano nel privato hanno detto che il momento peggiore è stato il 2009-2010 e che col 2011 le cose avevano iniziato a prendere una piega diversa. Sicuramente la prima parte del 2011 si presentava un po’ meglio, ma nell’ultima parte la grande incertezza ha indotto molte imprese a una maggiore prudenza.
Dario. Comunque dipende molto dai mercati. Come diceva Anna, ora la pubblica amministrazione ha una spesa al ribasso. D’altro canto ci sono imprese che stanno invece rilanciando, che stanno investendo in alcuni ambiti, per esempio in formazione; ecco, lì per chi lavora in maniera indipendente c’è l’opzione, c’è un margine per andare a proporsi. Dopodiché ci sono mercati che stanno semplicemente quotando al ribasso, consolidando quello che hanno. Insomma, dipende. L’impressione è che i settori a maggiore organizzazione siano quelli che stanno concentrando, cioè pubblica amministrazione, multinazionali; invece quelli che hanno un pochino più di movimento, piccola e media impresa, sono un po’ più mobili.
I vostri conoscenti o colleghi q ...[continua]

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