Libero Zuppiroli è professore di opto elettronica dei materiali molecolari all’Epfl (Scuola Politecnica federale di Losanna). Nel marzo del 2010 è uscito, per Les Editions d’en bas, La Bulle Universitaire, Faut-il poursuivre le rêve américain ? (La bolla universitaria, bisogna seguire il sogno americano?)

Lei ha scritto un pamphlet in cui critica l’americanizzazione dell’università...
Pur occupandomi di materie molto tecniche, mi sono sempre interessato di questioni didattico-pedagogiche perché penso siano ineludibili nel mondo di oggi. La scuola deve essere messa in grado di avere una parte nell’educazione dello spirito critico, che è ciò che manca nell’insegnamento di oggi. E’ per questo che ho scritto La Bulle Universitaire, per il disagio che ho maturato nell’assistere alla quotidiana precarizzazione e trasformazione dell’università. So bene che il sistema precedente, quello cosiddetto humboldtiano, non poteva durare.
L’università humboldtiana aveva infatti come scopo la comprensione del mondo. Nel Diciannovesimo secolo e all’inizio del Ventesimo, nell’epoca della meccanica quantistica e della teoria della relatività, l’università voleva comprendere l’universo e la posizione dell’uomo al suo interno. Questa università non si interessava troppo al mondo dell’economia: si preoccupava soprattuto di formare degli universitari, quindi degli intellettuali che avrebbero poi dato il ricambio all’interno dell’accademia. E’ questo tipo di università che ha permesso lo sviluppo del baronato. Bisogna dire che ci sono stati dei "baroni” che hanno avuto grandi meriti: Max Planck, Albert Einstein, lo stesso Enrico Fermi. Gente di grande valore, che ha assunto un ruolo molto positivo e che ha saputo aprire delle strade.
I problemi sono nati in seguito, quando hanno cominciato a entrare persone che non avevano troppo da dire e che però occupavano posizioni di potere. Dunque, è vero che il vecchio sistema andava cambiato, io però contesto la scelta di sviluppare un’università pensata per essere adeguata al mondo globalizzato. Persino qui in Svizzera, negli anni Duemila c’è stato un tentativo di americanizzazione molto forte, sostenuto dalla politica e dall’economia.
Questa americanizzazione è in parte legata al cosiddetto "Processo di Bologna” (nato nell’ambito di un tentativo di riforma dei sistemi di istruzione superiore in Europa, per introdurre un sistema di titoli accademici facilmente riconoscibili e comparabili, promuovere la mobilità degli studenti, degli insegnanti e dei ricercatori, assicurare un insegnamento di elevata qualità e introdurre la dimensione europea nell’insegnamento superiore, Ndt).
Prima della Riforma di Bologna in Europa vigevano diversi sistemi: c’era l’Italia, con il suo peculiare sistema di valutazione, dove tutti vogliono il Trenta e lode in tutte le materie; c’era il modello francese, dove si mira piuttosto alla media e dove ci sono le Grandi Scuole in cui vige una mentalità elitista; e poi il sistema tedesco, che è il più humboldtiano. Queste diverse modalità di insegnare e studiare sono state via via uniformate sul modello anglo-sassone, quello meno esigente e più libero. Questo processo ha però portato ad un abbassamento del livello e della qualità rispetto ai sistemi precedenti: i cicli di studio sono diventati più corti. Inoltre è stata messa in atto una sorta di "logica da supermercato” che all’inizio piaceva molto agli studenti, perché lasciava grande scelta tra le diverse discipline, ma che, alla prova dei fatti, ha reso estremamente difficile la strutturazione di corsi coerenti.
Quali erano i principali difetti della vecchia università?
Non era possibile mantenere il sistema universitario com’era prima, e questo per due ragioni. La prima è che questo sistema era elitista, fatto per il cinque per mille della popolazione. Giustamente il sistema educativo europeo mira ad una maggiore frequentazione dell’università (almeno il 10%). Ed è chiaro che un’università pensata per il cinque per mille della popolazione è molto diversa da una che mira almeno al 10%. La seconda ragione è che questa università funzionava su un baronato: questo sistema è in realtà molto efficace quando i baroni sono illuminati e riescono a mettere da parte il loro ego. Ma quando ci sono dei baroni che non sono all’altezza -e succede spesso- il sistema diventa completamente inefficace. Per poter fare carriera in questa università bisogna piacere al barone.
Il sistema americano sem ...[continua]

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