Giampietro Nico Berti insegna Storia contemporanea all’Università di Padova. E’ autore di numerosi saggi sulla storia del movimento operaio e sul pensiero anarchico e socialista, fra i quali: Francesco Saverio Merlino. Dall’anarchismo socialista al socialismo liberale (Franco Angeli editore) e Un’idea esagerata di libertà. Introduzione al pensiero anarchico (ed. Elèuthera).

E’ ormai senso comune dire che il movimento operaio è morto, tuttavia gli operai sono ancora milioni, e in milioni si iscrivono ai sindacati…
Dire che oggi il movimento operaio è morto significa dire contemporaneamente una verità e una non verità. Non è una verità perché, naturalmente, non è morta la classe operaia, cioè un insieme di ceti produttivi che lavorano in un determinato sistema socioeconomico, quello capitalistico. In questo senso, pertanto, quando si dice che il movimento operaio è morto in realtà si intende dire che la classe operaia non ha più la centralità politica e sociale che aveva fino a venti o trent’anni fa, perché, a causa delle trasformazioni sociali e tecnologiche -siamo ormai, come si sa, alla terza rivoluzione industriale, all’informatizzazione generalizzata-, è venuto meno il ruolo centrale che essa aveva nella strutturazione economica della società.
L’aspetto di verità nell’affermazione "il movimento operaio è morto", è dato invece dalla fine di quel mondo di speranze, e di ideologie, che avevano fatto della classe operaia un "movimento operaio", o, più precisamente, un "movimento operaio e socialista", cioè un movimento che aveva una sua autonomia, una sua specificità storica e una presenza politica in senso forte. E’ questo movimento ad esser stato fatalmente coinvolto nel fallimento storico del socialismo reale, che nel suo crollo ha trascinato con sé tutti gli ideali di matrice socialista. In sostanza i cambiamenti sociali e la fine del socialismo di matrice marxista-leninista hanno significato la coincidente crisi di un preciso movimento sociale e di tutte le speranze ideali che a quel movimento si accompagnavano, cosicché oggi si può dire che il movimento operaio in senso forte, cioè il movimento operaio e socialista, è morto. Questo non significa, naturalmente, che siano morte anche le istanze che esso aveva suscitato e alimentato, cioè che sia morta la speranza forte che sta alla base dell’aspirazione del socialismo: l’ideale dell’uguaglianza. Si può dire che è morto il socialismo, che è morto il comunismo, ma sarebbe un errore dire che è morto l’ideale dell’uguaglianza.
Tuttavia, venendo meno l’abbinamento movimento operaio-socialismo, quell’ideale di uguaglianza sembra irrimediabilmente appannato…
Per interpretare questo appannamento occorre comprendere la natura della saldatura fra movimento operaio e socialismo. Occorre cioè comprendere cosa abbia determinato il fatto che il movimento operaio, nel momento in cui ha cominciato a prendere consapevolezza di sé e ad organizzarsi, lo abbia fatto nella fattispecie di movimento operaio e socialista. In questo senso è necessario, per usare il paradigma di Vico, analizzare come storicamente è avvenuta la sua nascita, che può essere fatta coincidere col processo che portò al sorgere, nel 1864, della Associazione Internazionale dei Lavoratori, ossia la Prima Internazionale.
A condurre a questa associazione, e al sorgere consapevole del movimento operaio, fu la saldatura di due anime: quella della secolarizzazione e quella del rifiuto di questa stessa secolarizzazione. Il movimento operaio e socialista della prima metà dell’Ottocento, infatti, da un lato è espressione, anche materialmente, della modernizzazione, nel senso che la modernizzazione capitalistica -che proprio nella prima metà dell’Ottocento mostrava il suo volto più feroce, cioè il massimo delle contraddizioni, il massimo della disuguaglianza sociale e dell’ingiustizia- genera un sistema produttivo che, a sua volta, genera la classe operaia, che diventa così un punto ineliminabile di questo stesso sistema.
Contemporaneamente, però, la classe operaia, certamente anche a causa delle condizioni di vita cui è costretta, viene pervasa, praticamente fin dal suo nascere, dall’ideologia socialista, che nelle sue varie "scuole" sostanzialmente rigetta gli effetti della secolarizzazione e della modernizzazione in nome di una società ideale, pacificata, liberata dalle contraddizioni. Il movimento operaio e socialista, pertanto, si configura come un approdo logico del processo di secolarizza ...[continua]

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