E adesso dirò, / come un uomo del popolo, / quel che vogliamo, / la gente del mio paese: / vogliamo la libertà. / Vogliamo che questa terra nostra / si rassereni nella pace, / senza l’angoscia e la paura, / senza la spoliazione o il dolore... / E tutti, /per uno stesso cammino, / sotto l’ombra compatta / delle bandiere e dei canti / avanzeremo uniti
Joan Colomines

Pochi versi di un poeta di Catalogna: egli canta per la sua terra, e il suo canto -che, come quello di ogni poeta in ogni tempo, vale per tutti- chiede libertà per il suo paese, pace per la sua terra.
Forse per molti libertà e pace sono ormai parole logore, che sembrano confinare e far parte di un certo "repertorio” di frasi retoriche, usate secondo scadenze ufficiali prive di riferimenti autentici alla nostra vita quotidiana. Eppure non è così. La libertà e la pace sono conquiste ardue, che ci impegnano ogni giorno, sul piano individuale e sociale.
Questa volta vogliamo parlarne insieme della libertà: ritorneremo poi sul tema della pace. Parliamo prima della libertà, perché questa è indubbiamente la prerogativa più alta, l’attributo più nobile dell’uomo. L’uomo realizza la sua dignità nella sua libertà.
Chi non è libero, non è più uomo: è macchina, è oggetto, è rifiuto.
Chi è libero, è soggetto attivo della storia, e costruttore di opere, e profeta e re: profeta di tempi migliori, perché assolve i suoi diritti-doveri nel segno della libertà. Ma che cos’è questa libertà? Come si definisce in concreto? Se tu mi fai questa domanda, io ti rispondo che la libertà è, prima di tutto, dentro di te, nella tua voglia di essere un uomo libero: cioè, un uomo che rifiuta i grandi nemici della libertà, l’ignoranza, la paura, la mancanza di autocontrollo, il cedimento ad ogni istinto, la passività; un uomo che sceglie i connotati della libertà, il sapere, il coraggio, il dominio di sé, il primato della ragione, il rapporto sociale.
La libertà, allora, diventa la coscienza che ciascuno di noi ha dei propri diritti e dei propri doveri: non dunque la facoltà di fare solo ciò che si vuole -questa è anarchia, e offesa alla libertà altrui, e il segno che in effetti non si è liberi, perché si è schiavi delle proprie passioni-, ma la scelta responsabile e convinta di fare tutto ciò che è possibile perché in sé e negli altri maturi e si concretizzi la libertà. Perché la libertà ha dei suoi contenuti concreti, che vanno oltre il sentirsi "interiormente” liberi: lo dice bene la nostra Costituzione repubblicana, allorché, all’art. 3, dichiara che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ogni genere che si frappongono all’effettiva uguaglianza dei cittadini. Ecco, la Repubblica siamo noi: sono io, ma sei anche tu, e sono i tuoi amici. Insieme, dobbiamo operare perché ognuno divenga più libero, anzi, divenga libero, senza comparativi di maggioranza o di minoranza: dobbiamo, cioè, impegnarci perché nel nostro paese -e nel mondo- scompaiano l’ignoranza e la malattia incurabile, la dittatura e la violenza, la paura e l’ingiustizia sociale, la miseria e il privilegio, perché tutte queste cose impediscono di fatto la libertà, anche quando essa venga dichiarata a parole. Per questo, amico che leggi, ti dicevo all’inizio che la libertà è una conquista ardua: esige impegno, esige sacrificio, esige senso di responsabilità. Tu non realizzi la tua libertà quando tenti di sfuggire ai tuoi doveri o quando, in attesa di tempi inesistenti, rifiuti il tuo contributo al tempo in cui vivi: tu sei libero invece quando, razionalmente, attraverso un confronto sereno e aperto di opinioni e di riflessioni, scegli secondo coscienza per dar vita ad una realtà umana e sociale "che non sia solo sulla tua misura” (sarebbe miope egoismo) ma che sia al servizio di tutti, per la libertà di tutti. Perché la libertà non è un bene individuale: o tutti liberi o tutti schiavi, come la storia anche recente insegna. La nostra patria è libera e ha scelto la libertà come condizione essenziale di vita: anche tu ne sei responsabile.
Anche tu devi agire in modo che la tua azione garantisca a tutti la possibilità di andare uniti "per uno stesso cammino” "senza l’angoscia o la paura, senza la spoliazione o il dolore”.

Lamberto Valli, "Quadrante”, marzo 1971