27 giugno 2011. La donna secondo Ennahda
La donna non è affatto, come si potrebbe credere, il tallone d’Achille di Ennahda, il partito islamico rientrato in Tunisia all’indomani della caduta di Ben Ali dopo vent’anni di esilio. In una recente intervista rilasciata al Guardian, Rached Ghannouchi, leader del partito, ha spiegato che se andrà al governo intende fare un bel regalo alle donne tunisine: l’allungamento del congedo di maternità a quattro o cinque anni. Soufia Limam, su Le Courrier de L’Atlas, ha fatto notare che per una donna che ha tre o quattro figli, questo corrisponde a 15 anni di congedo di maternità. A quel punto, raggiunti i 40 o 50 anni, ben poche donne avranno l’energia o la volontà di rientrare nel mercato del lavoro. Alla fine, conclude Soufia, l’obiettivo è chiaro: "L’eliminazione della donna dal mercato del lavoro per farla rimanere nel solo posto dove è la benvenuta: le quattro mura domestiche”.
(lecourrierdelatlas.com)
28 giugno 2011. Ottantatré curriculum
In Gran Bretagna la competizione per ottenere un posto di lavoro non è mai stata così intensa. In un articolo pubblicato oggi sull’Independent, in base alle rilevazioni dell’Association of Graduate Recruiters, dal 2009, il numero delle candidature che ricevono le aziende per ogni posto di lavoro offerto ha raggiunto la media degli ottantatré curriculum, con picchi che arrivano a centocinquanta. Il dato positivo è che, lentamente, anche il numero di lavori disponibili sta aumentando.
(independent.co.uk)
30 giugno 2011. Una malattia da poveri?
"Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, entro il 2020, 15 milioni di persone si ammaleranno di cancro; di questi 9 milioni vivranno in paesi in via di sviluppo”.In una lunga intervista comparsa su Le Scienze (n. 513), Paul Farmer, co-fondatore di partners in Health, un gruppo no-profit che sta portando assistenza e terapie contro il cancro in Rwanda, Haiti e Malawi, spiega perché il cancro, più che una malattia da ricchi, rischia di diventare soprattutto una malattia dei paesi in via di sviluppo. Sicuramente c’è il fatto che aumentando l’aspettativa di vita (anche grazie alle campagne contro Hiv, tubercolosi e malaria), aumenta la probabilità di morire di altre patologie. Inoltre, a ben guardare, alcuni fattori di rischio (esposizione a virus, agenti tossici o inquinanti) sono molto più presenti nei paesi in via di sviluppo. Farmer vuole però sfatare il pregiudizio un po’ fatalista per cui non ci sono abbastanza risorse per intervenire. L’assenza di cure disponibili nei paesi poveri, chiede, è un argomento "per iniziare la discussione o per chiuderla?”. Bisogna partire da quello che c’è: oggi gli abitanti di alcune aree rurali del Rwanda, grazie anche al lavoro gratuito dei sanitari del Brigham and Women’s Hospital (un ospedale universitario di Harvard), alle nuove tecnologie e alla dedizione di medici e infermieri in loco, ricevono le cure di uno dei migliori centri anticancro del mondo.
(Le Scienze)
7 luglio 2011. Morire di carcere
Si chiamava Giuseppe La Piana e non aveva ancora 36 anni il centesimo detenuto che ha perso la vita nelle carceri italiane da inizio anno. "Stava mangiando -ha raccontato la vedova- quando, così ci è stato riferito, ha accusato un malore ed è morto”. Il fatto risale a domenica scorsa ed è avvenuto nel carcere dei "Pagliarelli” di Palermo. Lo stesso giorno, nell’Opg (Ospedale Psichiatrico Giudiziario) di Aversa, in provincia di Caserta, un internato di 45 anni originario dell’Umbria (V.P. sono le sue iniziali) si accascia a terra e muore. Il personale in servizio non ha avuto nemmeno il tempo di chiamare il 118. [...] Carmine Parmigiano, 32 anni, originario di Salerno, era detenuto a Rebibbia (Roma) per scontare una pena relativa a reati di furto e scippo. Mentre si trovava nel cortile per "l’ora d’aria” si è scazzottato con altri due detenuti e per questo è stato punito con 15 giorni da trascorrere in una cella d’isolamento, dove il 30 giugno è stato ritrovato senza vita. Il referto cadaverico è chiarissimo: "strangolamento auto provocato”. […] Queste le ultime vittime di una lista che giorno dopo giorno inesorabilmente si allunga: nei primi 183 giorni del 2011 (esattamente metà dell’anno solare) nelle carceri italiane hanno perso la vita 100 detenuti: 32 si sono suicidati; dei rimanenti 68 (età media 35 anni) circa la metà è deceduta per "malori improvvisi” legati a disfunzioni cardiache, respiratorie, etc., mentre su 23 casi sono in corso inchieste giudiziarie miranti ad accertare le cause dei decessi. Dal 2000 ad oggi il totale dei detenuti morti è di 1.847 (658 i suicidi), mentre tra il personale penitenziario si sono registrati i suicidi di 88 poliziotti, di un direttore (Armida Miserere, nel 2002 a Sulmona) e del Provveditore Regionale della Calabria (Paolo Quattrone, nel 2010).
(Centro Studi di "Ristretti Orizzonti”)
8 luglio 2011. Sopravvissuti
Lo scorso 5 giugno è stata celebrata la 24° giornata nazionale di sensibilizzazione sui sopravvissuti al cancro. Una popolazione in crescita del 3% all’anno che, nonostante i successi della medicina, soffre di alcune complicazioni correlate al trattamento, come dolore, disfunzioni sessuali e neurologiche, ma anche problemi emotivi, come depressione, ansia e perdita della memoria.
Il 54% dei sopravvissuti lamenta disturbi anche a distanza di dieci anni dall’insorgere della malattia. E poi c’è il problema dell’osteoporosi, dell’infertilità, di complicazioni cardiologiche o di un secondo tumore.
Il concetto del "sopravvissuto” è relativamente recente e i dati sono ancora poco sistematici.
Poco ancora si conoscono gli effetti collaterali e i fattori di rischio. Solo ora stanno nascendo dei registri per il monitoraggio dello stato di salute fisica e psicologica di questi pazienti nel lungo periodo. Va organizzato un piano di lavoro anche sull’informazione perché circa metà dei sopravvissuti è ignaro delle possibili complicazioni che li aspettano. Serve anche un’infrastruttura sanitaria in grado di accompagnare adeguatamente queste persone. Sicuramente vanno coinvolti i medici di base e -nonostante le perplessità legate alla sicurezza e alla privacy- il modo migliore di effettuare questo tipo di screening prevede la creazione di cartelle cliniche individuali e informatizzate comprensive di tutte le informazioni raccolte nei vari reparti con cui il paziente è entrato in contatto durante il trattamento. Solo così ai medici di famiglia sarà possibile riconoscere il collegamento tra i sintomi che potrebbero insorgere a distanza di anni dal tumore e il tumore stesso, proponendo le terapie più efficaci.
(The Lancet Oncology)
9 luglio 2011. Novità dal Messico
L’incredibile spinta emigratoria messicana che negli ultimi trent’anni ha spinto milioni di clandestini verso gli Stati Uniti sta inaspettatamente subendo una battuta d’arresto. Un mix di espansione economica e opportunità educative, aumento della criminalità alla frontiera e restringimento dei nuclei famigliari, oltre alla crisi economica americana, sta convincendo i messicani che forse stanno meglio a casa loro.
Il Pew Hispanic Center ha calcolato che se dal 2000 al 2004 erano circa 525.000 gli immigrati illegali che passavano ogni anno il confine degli Stati Uniti, nel 2010, a varcare il confine illegalmente sono state circa centomila persone. A diminuire il potenziale numero di migranti c’è anche il fatto che -nonostante la pressione della Chiesa Cattolica- il numero di figli per donna (che nel 1970 era di ben 6,8) ora è sceso a due.
"Per una tipica famiglia contadina, come gli Orozcos -racconta Damien Cave del New York Times- andare a El Norte senza documenti non è più un inevitabile rito di passaggio. Anzi le loro case sono affollate di parenti che tornano”.
(nytimes.com)
10 luglio 2011. Il 193° Stato
Dopo più di cinquant’anni di lotte e di due milioni di morti il 9 luglio scorso è nato il 193° stato del Pianeta, il Sud Sudan. Uno Stato, ha commentato il New York Times, già ora diviso da tensioni etniche e ribellioni, grande come il Texas, con otto milioni di abitanti e tre quarti del petrolio dell’intero (ex) Sudan.
(nytimes.com)
15 luglio 2011. Elezioni in Tunisia
Lunedì 11 luglio in Tunisia è ufficialmente iniziato il periodo elettorale. I tunisini sono chiamati a presentarsi agli uffici elettorali per iscriversi sulle liste in vista delle elezioni per l’Assemblea Costituente previste per il prossimo 23 ottobre. Si valuta che i tunisini oggi siano 11 milioni, di cui 7,9 in età e in condizioni di votare (sono le cifre fornite dall’Istituto Nazionale di Statistica). La procedura di iscrizione prevede che i cittadini debbano presentarsi all’ufficio preposto -ce ne saranno su tutto il territorio nazionale- muniti di un documento di identità valido. Gli uffici resteranno aperti fino al 2 agosto prossimo.
Houssein Ben Ameur, blogger tunisino che vive in Canada, ha provato, sulle colonne di Businessnews.com.tn a fare due conti: "Se contiamo i sabati (da verificare) come giorno di apertura degli uffici abbiamo 19 giorni di apertura. Ogni ufficio sarà probabilmente aperto 10 ore al giorno, quindi avremo 190 ore di apertura per ogni ufficio. In Tunisia ci sono 264 municipalità, se a questo si aggiungono i consolati e gli altri luoghi preposti si arriva al massimo a 600 uffici... Centonovanta ore per ufficio, per 600 uffici, fa 114.000 ore per registrare sette milioni di persone. Per coprire questo dato significa che vanno registrate 61 persone all’ora. In ogni ufficio. Quindi più di una persona al minuto”.
Kamel Jendoubi, Presidente dell’Istanza Indipendente delle elezioni (Isie) al 20 luglio ha annunciato che solo il 3% dei cittadini si sono presentati agli uffici.
A questo va aggiunto il problema del documento di identità, che è il motivo, almeno ufficiale, per il quale le elezioni sono state spostate da luglio al prossimo ottobre: troppi cittadini tunisini sono senza documento, o ce l’hanno scaduto.
Per fare una carta di identità oggi, in teoria, ci vogliono dieci giorni. Hassen, che vive a Tunisi, sono tre mesi che aspetta il rinnovo della sua carta d’identità: ad ogni scadenza, quando si presenta, gli viene posticipata. Yossra, per la sua, ha dovuto aspettare due mesi.
20 luglio 2011. La cifra minima
Mentre in Sud Africa il 18 luglio si festeggiavano i 93 anni di Nelson Mandela, gli operai erano in piazza a manifestare da più di due settimane. L’estate è il periodo di rinegoziazione dei contratti collettivi, quindi queste dimostrazioni sono un classico. Quest’anno sono scesi in piazza in 170.000: si tratta dei lavoratori dell’industria chimica e petrolifera, e di quella metallurgica. Chiedono un aumento degli stipendi, un salario minimo di 6000 rand (circa 600 euro), una settimana lavorativa di 40 ore, e un prolungamento del congedo maternità, spiega Sophie Bouillon su SlateAfrique. Cosatu, il principale sindacato del Paese, stima che la cifra minima per condurre una vita decente -senza auto e mandando i figli a una scuola pubblica- è di 4000 rand. Il 57% dei sudafricani vive con meno di 500 rand al mese.
(SlateAfrique)
21 luglio 2011. Genova 2001
ioricordogenova.altervista.org è un blog che dal 23 giugno scorso si è preso l’impegno di raccogliere tutti i ricordi sui giorni del G8 di Genova. Lo scopo è quello di creare un "racconto collettivo” di quello che è successo il 20 e 21 luglio 2001 a Genova. "Per me Genova avrà sempre la faccia di quel vecchio che colava sangue dalla testa e che, arrampicandosi per la salita, ci veniva incontro con lo sguardo spalancato ripetendo ‘picchiano anche le donne e gli anziani! picchiano anche le donne e gli anziani!’”, dice Sara; "Io non ho mai considerato Carlo Giuliani un eroe, non ce l’ho fatta allora e non ce la faccio adesso. A distanza di dieci anni esprimo tutto il mio cordoglio per la famiglia, per la mamma straordinaria di Carlo, per quello che è successo, ma non sono mai riuscito ad assolverlo appieno. Non sono riuscito neanche a considerarlo mai una vittima. Col volto coperto e l’estintore in mano, non puoi essere un vittima, purtroppo. Spero che Carlo mi capirà”, dice Cristiano; "Avevo un esame i giorni del G8 di Genova. Statistica sociale. è per questo che non sono partita. Ero indietro con il programma e il senso di responsabilità ha prevalso sul desiderio di partecipare alla manifestazione. Ma dentro di me era chiaro il bisogno di dire no alle scelte di politica internazionale che già allora si facevano strada nella gestione errata della globalizzazione”, ricorda un’altra testimonianza.
Per inviare i contributi si può usare il sito internet o Twitter, usando l’hashtag #ioricordo.
22 luglio 2011. Finanza "halal”
Il gruppo 570 (570 è emblematicamente la data della nascita dell’Islam) è nato per offrire soluzioni finanziarie "easi”, cioè di finanza "etica a sensibilità islamica” a chiunque, in Francia, voglia realizzare i propri progetti (personali, professionali, imprenditoriali o associativi) coerentemente col proprio credo.
Come spiega il sito, il progetto è nato con l’obiettivo di rispondere a quella clientela francese che "cerca prodotti e servizi finanziari trasparenti e compatibili con le proprie convinzioni religiose”. Secondo l’istituto di sondaggi e opinioni Ifop, in Francia ci sarebbero tra 590.000 e un milione di clienti potenzialmente interessati ai prodotti finanziari compatibili con la sharia. Il solo mercato dei prestiti immobiliari e del risparmio "halal” è stimato intorno ai sette miliardi di euro. La finanza islamica, uno strumento nato nel VII secolo, oggi è molto usata in Malesia, Egitto e nei Paesi del Golfo. In Francia è stata introdotta lo scorso giugno grazie a un voto parlamentare, sostenuto a maggioranza dall’Ump di Sarkozy e dal Nouveau Centre. Per diffondere i propri prodotti, il gruppo utilizza anche fumetti e cartoni animati, in cui oltre alla finanza islamica, si parla di matrimoni halal, Ramadan e altre questioni inerenti la vita quotidiana dei musulmani.
22 luglio 2011. Sessanta giorni
"Cerco di immaginarmi come sarà quel giorno. Sono un tipo preciso su queste cose per cui sto già lavorando al mio piano. Penso che all’inizio sarà tutto normale, ma quando qualcuno mi chiederà come ho passato il weekend, finalmente non dovrò mentire o dire una mezza verità. La mia risposta sarà qualcosa come: ‘Il mio fidanzato e io siamo usciti e bla bla bla’. Per fortuna ho ancora sessanta giorni per pensare ai dettagli!”.
Così comincia il post di oggi di "Officer X”, un ufficiale gay americano che tiene un blog anonimo per il Time. Il 21 settembre verrà revocato il principio "don’t ask don’t tell”, in base al quale i gay di fatto non possono prestare servizio nell’esercito se dichiarano apertamente il proprio orientamento sessuale.
(battleland.blogs.time.com)
25 luglio 2011. Scambio di profughi
Ieri Australia e Malesia hanno firmato un accordo sullo "scambio di profughi”. L’intesa tra i due Paesi prevede il trasferimento in Malesia di 800 richiedenti asilo che hanno raggiunto l’Australia illegalmente, in cambio di 4000 rifugiati (ora in Malesia) in cui status di profugo è già stato riconosciuto.
Catherine Branson, presidente della Commissione diritti umani, ha avanzato forti perplessità sull’opportunità di spostare da un posto all’altro persone traumatizzate e vulnerabili. Sul fronte opposto, la premier laburista australiana, Julia Gillard, ha parlato invece di "un accordo di avanguardia” che mira a distruggere il business dei trafficanti di essere umani. L’accordo sarà accompagnato da una strategia di comunicazione appropriata in modo che i richiedenti asilo sappiano che se cercheranno di raggiungere l’Australia finiranno in Malesia.
(http://frontierenews.it)
26 luglio 2011. Gap
Uno studio pubblicato oggi dal Pew Research Center rivela che la crisi economica degli ultimi anni ha contribuito a un aumento enorme del gap di ricchezza tra americani bianchi e minoranze come i neri-americani o i cittadini di origine centro e sud-americana. La ricchezza mediana (secondo dati governativi del 2009) delle famiglie americane bianche è oggi venti volte superiore a quella delle famiglie di colore e diciotto volte maggiore rispetto a quella degli americani di provenienza centro- e sud-americana. Si tratta del gap più grosso degli ultimi 25 anni. Tra il 2005 e il 2009, le famiglie bianche hanno visto la propria ricchezza diminuire del 16%, le famiglie di colore del 53% e gli "hispanic” del 66%.
Il crollo del mercato immobiliare sarebbe tra le cause principali. Valentina Pasquali.
(caffeamerica.wordpress.com)
27 luglio 2011. Disdetta unilaterale
Era cominciata al Sud: sempre più assicurati, soprattutto della Campania, lamentavano che le compagnie assicurative si erano messe a disdire unilateralmente la loro polizza Rc auto. Ora però la pratica della disdetta unilaterale -nonostante le multe inflitte dall’Antitrust- pare si stia diffondendo in tutta Italia. E così basta un unico incidente, magari dopo anni di guida integerrima, per vedersi recapitare la famosa lettera. Non solo, se all’inizio ad essere colpiti erano soprattutto i contraenti più onerosi, ora nel mirino finiscono anche gli automobilisti più virtuosi. Il motivo? Siccome non fanno incidenti, pagano un premio (troppo) basso.
28 luglio 2011. Notti di guardia
Dal blog nottidiguardia.it, il diario di un medico del suo primo giorno da Dirigente Responsabile del Servizio "Medicina Post-acuti” (la lungodegenza).
Dopo anni passati a cercare in qualche modo di ritagliarmi uno spazio mio e di smarcarmi in modo da avere il meno gente possibile sopra la testa, finalmente posso mettere il mio nome sulla tabella in testata al corridoio. E ora che sono qui, che faccio? Come devo comportarmi per destreggiarmi al meglio in questa sequenza di stanze occupate, sostanzialmente, da poveri vecchi con le 3D (disidratazione, denutrizione, demenza)? Garantirgli un adeguato apporto di liquidi e di calorie, certo. Evitare che si ulcerino. Cercare di mobilizzarli il prima possibile. Prevenire le infezioni opportunistiche […].
Quando si avvicina la data della dimissione, pardon, del "reinserimento al domicilio”, di solito ti tocca affrontare parenti che di fronte alla prospettiva di doversi prendere di nuovo carico del cambio pannolini/padella diventano più incazzati dell’orsa a cui hanno toccato i cuccioli; e anche durante la degenza ti tocca affrontare surreali colloqui coi congiunti di poveretti ormai con un piede nella fossa che ti chiedono conto del perché non si fa una Tac o una risonanza "per vedere come sta”. Senza contare che di tanto in tanto ti capitano situazioni kafkiane come quella della signora trasferitaci dalla Geriatria con una etichetta di "demenza di grado severo”, nonostante conosca persone molto più decerebrate di lei in giro a piede libero per il mondo, cosa che fa sì che a norma di legge non possa essere dimessa perché vive da sola. E siccome i parenti, tutti fuori città , non ne vogliono sapere mezza, ci tocca tenercela finché il tribunale non delibererà il nome di un tutore legale che potrà occuparsi delle pratiche per trasferirla ad una struttura protetta. E nel frattempo lei ciabatta, sempre più sarcastica, per il corridoio: "Ueh, dottore, allora, me la danno l’amnistia, o mi devo mettere in politica per averla?”. […] L’altro giorno arrivando in corsia mi sono fermato a prendere le consegne dal medico che aveva fatto la guardia di notte, la Grigorieva.
La Grigorieva è una collega di origini russe che viene da noi a coprire dei turni di guardia a libera professione [...] puntigliosamente, mi espone tutti gli interventi che ha fatto sui nostri pazienti, e arriva infine al caso di una paziente che, ipotesa ed anurica da ieri sera, è stata messa sotto Revivan, con un lieve miglioramento del quadro.
Pensando di non aver capito bene, apro la cartella in questione e l’occhio mi cade subito sulla data di nascita sul frontespizio: 1909 [...]"Scusami, Grigorieva, fammi capire, vuoi dire che stiamo tenendo a galla per i capelli con la Dopa una donna di 102 anni?”. Lei mi guarda un po’ sulla difensiva , e fa spallucce. "E che ci devo fare io ? Quando mi hanno chiamata a vederla ieri sera, e mi sono resa conto che la signora ne aveva per poco, l’ho fatto presente alla figlia. Lei mi ha guardata sconvolta e ha gridato: Ma come, così all’improvviso?”
(nottidiguardia.it)
29 luglio 2011. Facebook e il terzo genere
All Out, un’organizzazione per i diritti di gay, lesbiche, bisessuali e transessuali, ha deciso di lanciare una campagna per protestare contro il fatto che su Facebook, nella scelta del sesso, non sia prevista una terza opzione.
Lo racconta Prerna Sampat, portavoce del movimento transessuale, secondo la quale la comunità transgender rischia, ancora una volta, di restare nell’ombra. "AllOut.org ha lanciato questa campagna ai suoi 550.000 aderenti perché riteniamo che ciascuno debba essere rispettato per quello che è veramente, on line e off line. L’India, il Pakistan e il Nepal hanno già riconosciuto l’esistenza di questo terzo genere e social network come Google + stanno prendendo in considerazione la questione. Facebook è indietro”, ha detto l’attivista al quotidiano francese Libération. "Riconoscendo un terzo genere, Facebook può accelerare il riconoscimento dell’identità transessuale nel mondo”. Nel mondo sarebbero 100 milioni le persone che si identificano in un terzo genere.
(liberation.fr)
appunti del mese

Una Città n° 186 / 2011 luglio-agosto
Articolo di Redazione
Appunti numero 186
Archivio
EGREGIO SIGNOR LADRO...
Una Città n° 126 / 2005 Febbraio
Realizzata da Paola Sabbatani
Realizzata da Paola Sabbatani
Stefano, Paolo, Elton, Giuma, Sandro, Alessandro, Elvis il più giovane, Claudio, Gianfranco, Marino, Andrea, uno dei soci fondatori, Nicola, Ilir, Graziano il vignettista sono nella redazione di Ristretti Orizzonti; Ornella Favero ne è la coordinatrice.Co...
Leggi di più
Editoriale del n. 308
Una Città n° 308 / 2025 marzo
La copertina è dedicata a chi, negli Stati Uniti come a Tel Aviv, a Gaza, a Istanbul, a Tiblisi, a Budapest, a Belgrado, scende in piazza per protestare contro governanti prepotenti assetati di potere. Non a caso non citiamo la manifestazione di Ro...
Leggi di più
editoriale del n. 309
Una Città n° 309 / 2025 aprile
Dedichiamo la copertina a quel che succede a Gaza, dove ogni giorno, sotto bombardamenti indiscriminati, muoiono decine di civili fra cui tanti bambini, dove un’intera popolazione viene affamata di proposito, dove le malattie e le ferite non possono...
Leggi di più
Editoriale del n. 307
Una Città n° 307 / 2025 febbraio
In copertina, la durissima lettera che trentanove ex prigionieri politici del regime comunista polacco, con primo firmatario Lech Walesa, hanno inviato a Trump. La copertina, a colori come ogni volta che le cose vanno male, è dedicata all’ero...
Leggi di più
Editoriale del n. 306
Una Città n° 306 / 2024 dicembre 2024-gennaio 2025
La copertina è dedicata alla giornata della memoria e tante pagine della rivista alla situazione in Israele e nei territori palestinesi e ai riflessi che tutto questo ha sul mondo ebraico. Speriamo che la giornata sia andata, tutto sommato, bene. N...
Leggi di più