Da una settimana, sette testate della stampa indipendente algerina sono in sciopero per protestare contro la sospensione di due di loro (El Watan e Le Matin). L’argomento commerciale invocato dal governo Ouyahla non ha alcun fondamento. Si tratta in effetti di una sospensione politica, poiché avviene dopo la pubblicazione di un certo numero di inchieste e di articoli sulla giustizia algerina e su personalità del regime. Attraverso questo atto eccessivo di abuso di potere, il governo algerino cerca di imbavagliare la stampa libera e di rinnegare gli impegni presi davanti alla comunità internazionale. Questo grave attentato a una delle libertà fondamentali ha provocato un profondo choc in seno all’opinione pubblica nazionale, che si dichiara preoccupata da questa deriva autoritaria. Gli editori indipendenti sono fermamente determinati a battersi per il ristabilimento del diritto all’espressione pluralista in Algeria e fanno appello al sostegno dell’opinione pubblica nazionale e internazionale.
Algeri, 24 ottobre 1998 Firmatari: El Watan, La Tribune, Liberté, Le Soir d’Algérie, Le Matin, El Khabar, Le Quotidien d’Oran.

Che la stampa taccia! ha decretato il governo algerino. Due grandi quotidiani sono attualmente proibiti: El Watan, Le Matin. Altri cinque sono in sciopero per solidarietà: El Khabar, Liberté, Le Quotidien d’Oran, Le Soir d’Algérie e La Tribune. Il libero pensiero non ha più portavoce in Algeria. La stampa indipendente è in pericolo, questa stampa che non ha mai abdicato davanti al terrore islamista, senza la quale non avremmo mai saputo niente, o molto poco, delle stragi di massa, che paga con la vita di tanti giornalisti la resistenza all’integralismo armato, questa stampa che, sommersa di fatwas letali, non ha mai taciuto.
Ha resistito alle rappresaglie, ai ricatti dei potenti. Rifiutando compromessi e vassallaggi, ha fatto saltare la censura di Stato. Ha pubblicato i brogli elettorali, le torture, gli intrallazzi finanziari e i trascorsi morali delle più alte autorità governative. Non ha mollato: Il generale Betchine, ministro-consigliere del presidente e il Sig. Adami, ministro della Giustizia, hanno dovuto dare le dimissioni. Sta a noi non abbandonare vergognosamente questa fragile conquista di una opinione pubblica algerina che si sottrae al terrore e alla corruzione.
André Glucksmann