Il libro muove da un contesto che definirei di “Illuminismo religioso”. Il protagonista della valorizzazione settecentesca di Galilei fu infatti un abate scienziato, esponente del Tuscan Enlightenment, Paolo Frisi, professore dello Studio della Sapienza di Pisa, che pubblicò nel 1764, su “Il Caffè”, un saggio che restituiva pienamente a Galilei il suo ruolo capitale nella storia della scienza (ancora nel 1751 D’Alembert, introducendo l’Encyclopédie, l’aveva sottovalutato). Nel 1775 Frisi aggiunse un Elogio di Galileo, più volte ristampato e tradotto, e nel 1777 la voce Galilée, per il Supplement della stessa Encyclopédie.
Frisi insisteva naturalmente sui meriti del metodo sperimentale, ma anche sulla differenza cruciale tra i destini dei due massimi scienziati moderni, Galilei e Newton Le resistenze della Chiesa alla libertas philosophandi e i divieti patiti da Galilei eran stati non solo ingiuste persecuzioni, ma anche le cause della decadenza culturale e dell’arretratezza civile italica, mentre la libertas philosophandi, goduta da Newton e da altri scienziati europei, era stata all’origine dello straordinario successo, nella scienza, nella tecnologia, nell’economia, di Inghilterra, Olanda e Francia.
Religioso e illuminista, Frisi fece propria la posizione dello stesso Galilei: dalla Sacra Scrittura lo scienziato deriva non convinzioni teologiche sull’ordine naturale, bensì i principii per regolare le distanze tra fede e indagine scientifica. La posizione è oggi definita dagli storici Pocock, Israel e Sorkin, come Illuminismo religioso: una reazione razionalistica ai secoli delle guerre di religione e un movimento plurale -di ascendenza protestante, ebraica e cattolica- per una tolleranza fondata su principi morali condivisi da tutte le religioni e coerenti con il diritto naturale. L’etica della tolleranza si fonda sulla religione naturale in accordo con la Ragione.
La condanna dell’examen rigorosus, la tortura praticata a Galilei dal Sant’Uffizio (ipotesi da Frisi prima respinta, poi reintrodotta) era un aspetto della lotta degli amici milanesi di Frisi, i fratelli Verri e Cesare Beccaria, contro l’Inquisizione, la tortura e la pena di morte. Si trattava anche di definire in cosa consistesse lo stesso “diritto di punire”, inteso secondo Ragione e diritto naturale: questione politica e concreta, la cui portata non sfuggì agli avversari dei Lumi: il teologo cattolico Anselm Desing, collegò infatti la polemica razionalistica contro la tortura alle tesi eretiche del diritto naturale nell’accezione di Pufendorf; e il frate veneziano Ferdinando Facchinei, accusò Beccaria di essere “il Rousseau degli italiani” -letteralmente, “un socialista”, perché concepiva la socialitas, e non la Rivelazione, quale fondamento del diritto naturale.
A fine Settecento, la scena di Bucciantini si trasferisce dalla Pisa granducale alla Parigi napoleonica, per descrivere l’eterogenesi dell’Illuminismo nel progetto imperialistico di Buonaparte di documentare la storia universale dei progressi dello spirito (i tableaux di Condorcet) concentrando nella capitale imperiale documenti, opere d’arte e manoscritti, sottratti attraverso mostruose spoliazioni alle città europee conquistate. Sotto la supervisione del direttore del Louvre, Vivien Denon, e della Garde des Archives (e bibliotecario di Napoleone) Claude Daunou, il dossier processuale di Galilei, con altri documenti, sarebbe così stato trasferito dagli archivi della Congregazione del Sant’Uffizio a Parigi. Qui venne esaminato dal bibliografo dell’imperatore, Barbier, ma il matematico e storico della scienza Biot escluse l’ipotesi della tortura. Mentre il documento tornava a Roma per vie ignote, si costruiva dagli anni della Restaurazione borbonica alla vigilia del 1848 quello che Bucciantini definisce il “mito politico” liberale laico o repubblicano del genio perseguitato e torturato.
Eran tempi di “scontro di civiltà”: liberalismo e scienza positiva (e dunque scuola pubblica e laica) contro teologia politica della reazione intransigente (e dunque istruzione sotto controllo confessionale): esprit français contro esprit jésuitique (la Compagnia era stata nuova ...[continua]
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