Eretico e oppositore nel partito socialista, poi tra gli unitari una specie di guardiano della rettitudine politica e della resistenza dei caratteri: sempre alle funzioni più ingrate e alle battaglie più compromesse. Combatté tutta la vita il confusionismo dei blocchi, la massoneria, l’affarismo dei partiti popolari. Era implacabile critico dei dirigenti e si ricorda che giovanissimo in una riunione socialista il nume del socialismo locale aveva dovuto interromperlo: “Tasi ti, che ti ga le braghe curte!”
Per la sua energia eccessiva, invadente, per il suo spirito critico, lo accettavano senza troppo entusiasmo; il suo disprezzo per il quieto vivere e per le abitudini di sopportazione gli alienava i tanti furbi che se ne sentivano umiliati: lo accusavano di ambizione, non lo capivano. Invece nel momento dell’azione aveva il consenso di tutti, riusciva a sacrificare anche i più pacifici mostrando come sapeva sacrificare se stesso. Anche di questa apparente arroganza e severità la spiegazione è nella sua ascetica solitudine. La sua difficoltà di conoscere le persone e di essere riconosciuto per quel che valeva rientrano in un austero culto del silenzio, in una ferrea sicurezza di sé. In lui era fondamentale la difficoltà di comunicare il disagio di esprimersi proprio di tutte le anime religiose o etiche; che si traduceva in una indifferenza per le opinioni correnti, audace sino ad assalire le fame più inconcusse. In realtà l’audacia della sua critica dissolvente era piuttosto indifferenza e impassibilità verso le contingenze.
Nel 1916 al Congresso dei Comuni socialisti che lo rivelò a tutto il socialismo italiano, stupì per la sua completa mancanza del sentimento dell’opportunità così indispensabile per i mediocri e per le furbizie piccolo-borghesi!
[…] Non ostentava presunzioni teoriche: dichiarava candidamente di non aver tempo per risolvere i problemi filosofici perché doveva studiare i bilanci e rivedere i conti degli amministratori socialisti. E così si risparmiava ogni sfoggio di cultura. Ma il suo marxismo non era ignaro di Hegel, né aveva trascurato Sorel e il bergsonismo. È soreliana la sua intransigenza. La concezione riformista di un sindacalismo graduale invece non era tanto teorica quanto suggeritagli dall’esperienza di ogni giorno in un paese servile che è difficile scuotere senza che si abbandoni a intemperanze penose. Egli fu forse il solo socialista italiano (preceduto nel decennio giolittiano da Gaetano Salvemini) per il quale il riformismo non fosse sinonimo di opportunismo. Accettava da Marx l’imperativo dl scuotere il proletariato per aprirgli il sogno di una vita libera e cosciente: e pur con critiche non ortodosse non ripudiava neppure il collettivismo. Ma la sua attenzione era poi tutta a un momento d’azione intermedio e realistico: formare tra i socialisti i nuclei della nuova società: il comune, la scuola, la cooperativa, la lega. Così la rivoluzione avviene in quanto lavoratori imparano a gestire la cosa pubblica, non per un decreto o per una rivoluzione quarantottesca. La base della conquista del potere e della violenza ostetrica della nuova storia non sarebbe stata vitale senza giusta preparazione.
Piero Gobetti
(tratto da “Rivoluzione Liberale”, luglio 1924)
Cimitero di Fratta Polesine
Visita alla tomba di Giacomo Matteotti
in memoria

Una Città n° 275 / 2021 maggio
Articolo di Piero Gobettii
LA VISITA - GIACOMO MATTEOTTI
visita alla tomba di Giacomo Matteotti - un ricordo di Piero Gobetti tratto da "Rivoluzione liberale", luglio 1924)
Archivio
ADDIO WOJCIECH
Una Città n° 268 / 2020 luglio-agosto-settembre
Realizzata da Barbara Bertoncin, Bettina Foa
Realizzata da Barbara Bertoncin, Bettina Foa
Francesco Cataluccio ha studiato filosofia e letteratura a Firenze e Varsavia. Tra le sue pubblicazioni: Vado a vedere se di là è meglio (Sellerio 2010), 1(Sellerio 2013).
Avevi conosciuto Wojciech Karpinski negli anni Ottanta, puoi parla...
Leggi di più
LA VISITA - ARGENTINA ALTOBELLI
Una Città n° 288 / 2022 novembre
“Ecco alcune delle questioni, di cui la Società operaia aveva promosso lo studio: nel 1870 si pronunciava a favore del principio della obbligatorietà dell’istruzione primaria; nel 1872 a favore del suffragio universale; nel 1873 ...
Leggi di più
Cosa intendi dire?
Una Città n° 283 / 2022 aprile
Realizzata da Gianni Saporetti
Realizzata da Gianni Saporetti
Da “Una città” n. 78 - giugno 1999.
Di mio padre ho avuto una grandissima soggezione, anche intellettuale. Basti dire che quando facevo l’università arrivai al punto di andare a informarmi per diventare una commessa dell...
Leggi di più
L'ULTIMO DEI MAGNACUCCHI
Una Città n° 287 / 2022 ottobre
Realizzata da Carlo De Maria
Realizzata da Carlo De Maria
Il 1° ottobre ci ha lasciato Learco Andalò. Ci eravamo conosciuti intervistandolo sulla sua vicenda politica legata a quella di Magnani e Cucchi, i cosiddetti “magnacucchi”, antistalinisti eretici e fuoriusciti del Pci; era un fedel...
Leggi di più
UNA "PICCOLA AGORA'"
Una Città n° 259 / 2019 agosto-settembre
Realizzata da Barbara Bertoncin
Realizzata da Barbara Bertoncin
Krzysztof Czyzewski, è presidente della Fondazione “Borderland” (Pogranicze) e direttore del Centro “Borderland of Arts, Cultures and Nations”, con sede a Sejny, in Polonia, che in questi anni ha dato vita a un centro di doc...
Leggi di più