Io ero stato ferito il 22 ottobre del 2000. Un mese dopo, il 16 novembre, mentre ero ancora in ospedale, ricevetti una telefonata: mio padre mi comunicava che Yousef era morto, colpito alla testa da un soldato israeliano […].
Dopo sei mesi dalla morte di mio fratello arrivò un’altra telefonata. Era di un israeliano, un ebreo, che mi raccontava di come suo figlio fosse stato preso e ucciso da Hamas. Aggiunse che voleva incontrarmi e parlare con me dei nostri cari perduti e del nostro futuro. Rimasi stupefatto, non potevo crederci: un israeliano a cui noi palestinesi avevamo preso e ucciso un figlio voleva parlare con me, un palestinese. Con tutti i pericoli connessi a una simile visita. Gli risposi che era il benvenuto. E così vennero. C’era Roni Hirshenson, che aveva perso due figli, uno in un attentato e l’altro suicidatosi dopo aver perso il miglior amico a Gaza, e altre tre persone.
Entrarono a casa nostra, si sedettero, e cominciarono a raccontare la loro storia. C’era tutta la mia famiglia, mia madre, i miei fratelli, le nostre mogli, e man mano che sentivo i loro racconti cominciai a piangere: anche tra gli israeliani c’era qualcuno che soffriva e che capiva la nostra sofferenza.
Poi cominciarono a raccontarci di Parents’ Circle, di queste famiglie palestinesi e israeliane colpite da gravi lutti, e della riconciliazione e della pace eccetera. Io davvero non potevo crederci: avevamo ucciso i loro figli e loro venivano qui a dirci che tutto questo succedeva a causa dell’Occupazione, che i coloni ci impedivano di vivere e che noi non eravamo colpevoli... . È stato così che sono entrato nell’associazione.
Ali Abu Awad

Nel 1982, quando era già in procinto di lasciare l’esercito, era andato a trascorrere qualche giorno nel Negev con gli amici. Si stavano divertendo moltissimo, era venerdì sera, erano seduti attorno a un fuoco a ridere, scherzare, bere birra, quando arrivò una telefonata: "i criminali libanesi si stanno muovendo”. Sapevano di dover conquistare il Castello Beaufort... Era una collina dalla quale negli anni Settanta i palestinesi avevano sparato. L’82 però era stato uno degli anni più tranquilli, c’era stato un accordo con il governo israeliano per un cessate il fuoco... Invece improvvisamente gli israeliani cominciarono quella guerra sanguinaria contro il Libano. Era il 6 giugno 1982 e la prima notte Raz, assieme a cinque amici e al comandante dell’unità, venne ucciso.
Posso dire che da quel momento la mia vita è stata stroncata. Non è più la stessa vita e io non sono più la stessa persona... Puoi trovarti davanti a una bellissima fotografia, essere a Parigi, con un bellissimo panorama e improvvisamente iniziare a piangere perché tuo figlio non potrà vedere tutto questo, non potrà guardare il mare, né ascoltare la musica... Andava pazzo per quella che definiva la "buona” musica, i Dire Straits, aveva anche cercato di convincermi, "hanno tutti fatto il conservatorio!”...Due giorni dopo la morte di Raz mi venne proposto di incontrare il padre di uno dei combattenti palestinesi che l'aveva ucciso. Accettai. "Siamo entrambi genitori infelici”. Raz aveva ucciso dei palestinesi e dei palestinesi avevano ucciso lui. "Siamo entrambi vittime di questo assurdo conflitto”.
Yaakov Guterman
Tratto da "Per mano. Per mano dell’altro, per mano con l’altro”, edizioni Una città, 2005