Il progetto "Mappe della precarietà” è nato nel corso di un lavoro editoriale collettivo sulle trasformazioni del lavoro e delle società contemporanee, che ha visto coinvolte persone che, in Italia e non solo, proponevano un’analisi critica delle forme di produzione e delle politiche del lavoro contemporanee, mirata soprattutto a comprendere ed elaborare nuove pratiche di azione dei soggetti di fronte alla precarietà.
Il progetto è stato sostenuto dalla casa editrice I libri di Emil, in particolare la collana open access "Libera la ricerca”, che aveva pubblicato le nostre prime ricerche (Precarietà e innovazione nel posfordismo e Dalla precarietà lavorativa alla precarietà sociale. Biografie in transito tra lavoro e non lavoro). A questa idea editoriale, che abbiamo lanciato nel settembre del 2010, hanno risposto più di sessanta autori, individuali e collettivi, dal mondo accademico e non. Dopo due anni di intenso lavoro e di costruzione di una rete di soggetti interessati al tema della precarietà, i lavori selezionati sono stati pubblicati in due volumi. Nel primo viene offerto uno scenario ampio delle trasformazioni del lavoro e delle rappresentazioni delle esperienze della precarietà. Il secondo dedica invece particolare attenzione a come la precarietà viene vissuta dai cosiddetti knowledge workers e nelle filiere del lavoro creativo.
Possiamo dire che questo è stato l’avvio di una serie di ricerche che si sono intrecciate e hanno affrontato varie sfaccettature dei processi di precarizzazione. Il filo conduttore è quello che definiamo un "subject-oriented approach”, un approccio che si richiama alla tradizione teorica portata avanti da Ulrich Beck e Elisabeth Beck-Gernsheim, che si interroga sui rapporti tra l’individuo e le istituzioni sociali, definendo il processo di individualizzazione nella sua ambivalenza. Da un lato abbiamo cambiamenti culturali che portano a maggiori margini di libertà, dall’altro un processo sociale coercitivo che impone ai soggetti il dover farsi carico individualmente dei rischi a cui sono sempre più esposti. Vi è poi un richiamo esplicito alla tradizione dell’inchiesta sociale e della "conricerca” di Danilo Montaldi e Romano Alquati, in cui si privilegia la dimensione dialogica e la comprensione dei fenomeni attraverso l’analisi delle rappresentazioni intersoggettive e riflessive volta alla trasformazione sociale.
Nel corso degli anni sono stati organizzati diversi workshop, eventi e seminari su questi temi, che sono poi diventati dei volumi. Da Generazione precaria (2014) al lavoro collettivo Le reti del lavoro gratuito. Spazi urbani e nuove soggettività (2016), fino al testo collettivo, curato assieme ad Arianna Bove, Mapping Precariousness, Labour Insecurity and Uncertain Livelihoods: Subjectivities and Resistance, pubblicato per Routledge nel 2017. Nello stesso anno abbiamo concluso anche il progetto editoriale, curato con Maurizio Teli, Platform Capitalism e confini del lavoro negli spazi digitali, pubblicato per Mimesis. In quest’ultimo testo ci siamo poste l’obiettivo di fornire alcuni elementi di conoscenza critica sulla costruzione sociale dei nuovi confini tra lavoro e attività che emergono nella produzione di valore negli spazi digitali. Le principali domande di ricerca in questo lavoro sono state: quali fenomeni globali sottendono i mutamenti degli spazi digitali? E come si sono trasformate le soggettività che li attraversano? Che forme assume il lavoro nel cosiddetto platform capitalism e -soprattutto- che forme di resistenza e di ripensamento sociale hanno luogo o sono possibili nelle piattaforme e più in generale negli spazi digitali?
(E. Armano e A. Murgia)