Una Città231 / 2016
Maggio-Giugno


«Costoro destano in noi l’impressione di non sapere che questo frutto può maturare soltanto sull'humus di una società che mostri ancora un tessuto connettivo di piccole e genuine comunità e sia pervasa dalla filosofia della tolleranza, dell’accettazione liberale del valore altrui, del riguardo per il prossimo, dell'amore per il piccolo e il vario, dell’avversione per la tirannia dell’organizzazione sull’individuo e, infine, del rispetto reciproco. Come la beneficenza, il federalismo deve cominciare in casa propria. Si tratta di un principio costruttivo della società, il quale è possibile nei gradi più alti soltanto se vale anche per i più bassi, dalle unità più minuscole su fino allo Stato nella sua interezza».
Wilhelm Röpke, "La Critica Politica”, novembre 1948


I team di Pomigliano
I lavoratori Fiat e il Wcm
Intervista a Luciano Pero

Quel decimo di millimetro
Una piccola azienda calzaturiera
Intervista a Roberta Alessandri

Il Michigan e Washington
Sulle elezioni americane
Intervista a Fabrizio Tonello

Solo chi fa le pulizie viene pagato
Un centro sociale autogestito da anziani
Intervista a Dino Barbieri

Il viaggio di WorryBoy
Sulla depressione
Intervista a Elsbeth Van Der Poel

Quelle piccole cose
Sul concetto di "recovery”
Intervista a Marit Borg

Periferie
Di Francesco Ciafaloni

Territori occupati
Foto e testi di Donato Cioli

Scuola e integrazione
Di C. Conti e F. Di Patrizio

La terra di fuoco...
Viaggio in Azerbaigian
Di Paolo Bergamaschi

La sensibilità del chimico
Sulla chimica
Intervista a Margherita Venturi

La giuria dei cittadini
Sulla sicurezza
Intervista a Fabrizio Battistelli

Novecento poetico italiano/11
La poesia di Saba
Di Alfonso Berardinelli

Lettera dal carcere. 110 e lode
Di Claudio Conte

Lettera dalla Cina. Giornalismo cinese
Di Ilaria Maria Sala

Lettera dall’Inghilterra. O Brave new world...
Di Belona Greenwood

Lettera dal Marocco. Ramadan
Di Emanuele Maspoli

Appunti di un mese

Perché sono europeo
Di Altiero Spinelli, 1958

Ricordiamo Jo Cox

La visita è alla tomba di Aleksandr Herzen


La copertina è dedicata alle periferie: cosa succede?

Che effetti ha avuto sui lavoratori l’introduzione del cosiddetto Wcm, il modello di organizzazione del lavoro adottato da Fiat? Luciano Pero ci racconta i risultati di una ricerca condotta in una trentina di fabbriche, da cui emerge l’indubbio miglioramento delle condizioni di lavoro rispetto a sicurezza, efficienza ed ergonomia, con alcune ombre legate a quello che gli operai definiscono "stress” e che forse è legato proprio al fatto che il loro lavoro non è più solo manuale, ma anche mentale. Pero ci parla anche di una sorta di rivoluzione antropologica avvenuta a Pomigliano, dove oggi gli operai, che sono gli stessi di ieri, propongono ciascuno una trentina di suggerimenti all’anno e sanno fare almeno quattro delle sei operazioni del loro team.

San Mauro Pascoli è il più importante distretto italiano di calzature di lusso. Roberta Alessandri ci parla della sua azienda, fondata dalla madre che lasciò il posto sicuro per mettersi in proprio, della sfida dell’internazionalizzazione con l’entrata nel mercato russo e però poi della crisi, delle difficoltà di chi lavora per conto terzi che difficilmente riesce a programmare perché le commesse sono giornaliere, del problema della legalità e di chi fa concorrenza coi voucher.

Torniamo a parlare di salute mentale: con Elsbeth van der Poel, artista olandese che, dopo aver sofferto fin da bambina di depressione, oggi va nelle scuole e, attraverso il disegno e la storia di WorryBoy, aiuta i più piccoli a tirar fuori i loro disagi; e con Marit Borg, terapista e ricercatrice che ci spiega il concetto di "recovery”, al centro del quale non c’è la scomparsa dei sintomi, bensì la riappropriazione di una vita sociale, dove anche le piccole cose, come un animale domestico di cui prendersi cura, possono fare la differenza.

Fabrizio Tonello ci racconta di come Trump con la sua veemenza anti globalizzazione abbia trovato eco nelle zone di antico insediamento industriale dove l’astio verso Washington e la finanza internazionale è alle stelle; un divario culturale che si acuisce in un paese all’avanguardia su tutto ma in cui il 40% della popolazione crede in Adamo ed Eva.

A cosa mai servirà una macchina grande sei miliardesimi di metro che mette in relazione due molecole, una lineare e una ad anello, facendole reagire? Ad esempio un domani potrebbe trasportare il farmaco a una cellula malata... Margherita Venturi ci parla della straordinaria ricerca del gruppo di scienziati formatosi attorno a Vincenzo Balzani, e anche di ambiente, di etica della ricerca e della "sensibilità del chimico”.

"Carissimi amici, i primi secondi immediatamente successivi al risveglio sono normali: devono passarne circa tre perché il dolore si faccia sentire. E si fa sentire eccome, man mano che mi rendo conto che il Paese ha votato per lasciare l’Unione europea e che la nostra Gran Bretagna è circondata da baratri..”. Belona Greenwood, nella sua lettera dall’Inghilterra, ci parla del suo risveglio il giorno dopo la Brexit.

"Mussolini aveva conquistato l’Abissinia sfidando la Società delle Nazioni, ed era al suo apogeo; Hitler preparava ormai apertamente le sue aggressioni; Stalin trasformava, con i suoi orridi processi, la giustizia in una beffa; ripugnanti dittature pullulavano qua e là in Europa; le cosiddette grandi democrazie cercavano volta a volta l’amicizia dell’uno o dell’altro tiranno e lasciavano che la Repubblica spagnola fosse lentamente sgozzata”. Per il reprint, pubblichiamo un testo di Altiero Spinelli intitolato "Perché sono europeo”, uscito su "Tempo Presente” nel gennaio del 1958.