Leena Dallasheh, araba israeliana della Galilea, laureata in giurisprudenza alla Hebrew University di Gerusalemme, specializzata negli aspetti legali relativi ai ‘Diritti Umani’, è una militante di Ta’ayush.

Puoi spiegare che cosa fa la tua organizzazione, Ta’ayush?
Ta’ayush è stata fondata nell’autunno scorso quando la gente ha cominciato a capire che è fatale dover vivere insieme. Siamo persone, arabi ed ebrei, che credono che le cose possano e debbano essere diverse, che entrambi i popoli, ebrei e arabi, possano vivere qui in pace. Il significato di Ta’ayush è ‘vivere insieme’; noi ci crediamo: i due popoli hanno entrambi il diritto di vivere qui, e di andare avanti uniti, cercando di combattere l’odio, cercando di stabilire un nuovo futuro per noi e i nostri bambini; un futuro limpido, dopo tutti questi giorni cupi che stiamo vivendo.
In questa prospettiva, noi cerchiamo di rendere le cose più facili, di far star meglio la gente che sta malissimo, di mostrare, in tutti i modi possibili, ma soprattutto praticamente, ossia facendo delle cose, che ebrei e arabi possono vivere insieme.
Siamo un gruppo di israeliani, arabi ed ebrei, impegnati ad aiutare la gente che soffre e a dimostrare a tutti che possiamo intenderci. Possono cercare di ostacolarci, e non perché facciamo qualcosa di sbagliato, ma perché non piace quello che diciamo e che facciamo, ma non ci fermeranno; la nostra dichiarazione politica è che qui ci può essere la pace, che palestinesi e israeliani non sono nemici; sono i leader e le loro opinioni a renderli nemici.
Gli insediamenti, che tanto odio hanno portato nella gente, dovrebbero essere smantellati. Alla fine questa fase si chiuderà. Per questo stiamo cercando di accelerare la fine delle violenze e delle sofferenze per entrambe le parti.
Di solito andate soltanto nei villaggi in Israele o anche nei territori occupati?
Lavoriamo sia nei villaggi all’interno d’Israele, all’interno della cosiddetta ‘Linea Verde’ (i confini del ‘67, Ndr) sia all’esterno; per esempio svolgiamo delle attività a Dar el Hanum, un villaggio arabo nel nord d’Iraele, in Galilea, un villaggio di cui il governo non riconosce l’esistenza, quindi non ha strade, né acqua ed elettricità. Noi ci siamo andati, li abbiamo aiutati a costruire una strada all’interno del villaggio e un asilo nido.
Altro esempio: abbiamo lavorato in due villaggi, Ein Naquba e Ein Rafa, in territorio israeliano, vicino, a nord-ovest di Gerusalemme, e là abbiamo ricostruito una scuola.
La nostra attività è molto articolata: ci siamo uniti alle dimostrazioni in Israele nell’anniversario di un anno dall’intifada e anche per i tredici arabi israeliani uccisi dalla polizia durante le dimostrazioni dell’Ottobre 2000. Il nostro obiettivo è vivere insieme all’interno d’Israele, fra israeliani e arabi, perciò cerchiamo di coinvolgere entrambe le parti.
E’ pericoloso per i cittadini israeliani andare nei territori occupati?
No, è pericoloso quando ci vai da nemico, come occupante, come soldato, o come colono. Coi miei colleghi ebrei sono stata nella parte meridionale di Hebron alcune volte, e siamo stati all’interno di Ramallah; siamo andati a visitare il presidente Arafat assediato, per affermare che siamo per i negoziati, che Arafat ha il diritto di negoziare e che non sta al governo di Israele scegliere chi può negoziare. Siamo andati dappertutto e siamo stati sempre ben accolti; molti si sono mostrati apertamente contenti di vederci. Insomma, non è pericoloso a condizione che tu non vada come un occupante.
Se vai in pace e tratti i palestinesi come popolo che merita d’essere libero e d’avere il proprio Stato e sostieni che bisogna mettere fine all’occupazione, sarai più che benvenuto. Arabi ed ebrei non sono nemici: è l’occupazione che ha creato questa situazione.
Quanti siete? E dove siete presenti in Israele?
Siamo un’associazione di circa 1500 persone diffusa in Israele. C’è un gruppo ancora ristretto di attivisti, il Forum Group, che organizza e partecipa a tutti i tipi di operazioni. Alcuni sono a Gerusalemme, circa 40-50 attivisti; altri a Tel Aviv, 70-80 attivisti; ci sono poi due nuovi gruppi di attivisti, uno a Haifa e uno a Be’er Sheva, di 30-40 persone ciascuno. Gli altri sono sostenitori che partecipano ad alcune delle nostre azioni.
Qual è la differenza tra sostenitori e attivisti?
Gli attivisti sono coinvolti nell’organizzazione, decidono gli obiettivi, sono impegnati in tutte le attività dell’associazio ...[continua]

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