Sono venuta in Germania nel ’73-’74, avevo appena finite le medie. Mio padre, se ben ricordo, era emigrato un anno dopo la mia nascita. Noi allora abitavamo in campagna. Ricordo che il papà arrivava una , due volte l’anno... Mi ricordo valigie che profumavano di banane, di cioccolata, di caramelle. Arrivava, stranamente, quasi sempre di notte e la mattina c’erano queste valigie che non bisognava toccare assolutamente, perché era lui che voleva distribuire le cose. Sicuramente non venne in Germania da solo. Non gliel’ho mai chiesto, ma non è mai stato un tipo intraprendente e non credo che sia partito di sua iniziativa: “adesso vado via, a guadagnare il pane per la mia famiglia...”. Deve essere successo qualcosa, come ho sentito da altri emigrati di quell’epoca: in quegli anni c’erano degli accordi fra la Germania e l’Italia, la Germania chiedeva mano d’opera e in cambio dava non so che cosa... Io so di molte persone alle quali arrivava un contratto di lavoro, sì, glielo ficcavano in tasca: “vieni pure, c’è lavoro...”. Immagino che possa essere successo così.
Io di quegli anni ricordo soprattutto gli arrivi e le partenze, i pianti, situazioni molto tragiche, drammatiche, soprattutto quando mio padre portò su il più giovane dei nostri fratelli. Ecco, lì mi ricordo molto bene i pianti per ore, queste valigie che si prepara-vano, una tensione indescrivibile. Così per dieci anni fino al 1970. Poi ricordo la tensione che si è creata in famiglia per il fatto che mio padre fece capire che non aveva più voglia di starsene in Germania. Fra l’altro non aveva nemmeno raggiunto l’età pensionabile e lui non era il tipo che, se tornava in Italia, poteva andare a guadagnarsi da vivere. Più o meno lo avremmo dovuto mantenere. Una tragedia!
Tua madre era mai venuta in Germania?
Deve essere venuta per un’occasione particolare, forse per un ricovero, ricordo delle foto..., non per il semplice piacere di venire a trovare il marito.
Avevate una situazione molto disagiata a casa?
Sì, estremamente. Ma tutto è relativo. Io so che non potevamo permetterci certe cose... C’era la tradizione di fare il corredo e se si spendeva qualcosa si spendeva per il corredo delle figlie. La nostra situazione era misera, considerando il fatto che mia sorella, che ha un anno più di me, ha fatto solo la quinta elementare e dopo è andata a fare le pulizie in casa di professori e un’altra mia sorella più grande e l’ultimo dei miei fratelli guadagnavano qualche lira girando a vendere bevande: l’aranciata, ecc... Mio padre mandava il minimo indispensabile, non bastava neanche a lui quello che guadagnava. Non è stato il padre che ha fatto i sacrifici come tanti al-tri. Insomma, aveva posto delle condizioni del tipo: “o venite voi o me ne torno io”. Noi eravamo rimasti in cinque a casa (deve essere stato nel ’72). Lui tornò, doveva aver usufruito del diritto di rientrare nel proprio paese, con la disoccupazione, per cercare lavoro. In quel periodo, durato mesi, è stato tutto il tempo a casa. Era chiaro che la nostra famiglia doveva fare il sacrificio di andare via, non c’era altra soluzione. Alla pressione di mio padre era chiaro che bisognava andare. Non so se a mia madre sia mai passato per la mente di venire, ma mio padre non voleva stare solo.
Come vivevi la lontananza da tuo padre quando era emigrato?
Io mi sono resa conto di avere un padre quando sono venuta in Germania, perché prima era solo una persona da temere. Quando c’era qualcosa che non andava, anche banale, mia madre diceva: “quando viene tuo padre poi facciamo i conti!”. Avevo il terrore, ecco il mio rapporto.
Chi ha deciso che tu venissi qui?
Io stavo facendo la seconda media quando mia madre e tre dei miei fratelli vennero in Germania. Io e la mia sorella più giovane rimanemmo da una sorella più grande. Noi eravamo troppo giovani ed evidentemente non eravamo considerate ancora mano d’opera..., oppure... non so, non l’ho mai chiesto. Comunque, in primavera ci fu il matrimonio della sorella di mia cognata. Considerando che la mia famiglia era in Germania, la mia sorella grande faceva le veci dei genitori, e mi portò a questo matrimo-nio. Lì ho incontrato il mio primo amore. Quando si seppe di questa storia mia sorella non volle problemi e responsabilità e quindi fui presa e portata qui in Germania. Io avevo capito che si veniva su a passare le vacanze e non avevo assolutamente realiz-zato che tutto fosse calcolato. E così mi sono trovata qui, in una frazione di Ludwigshaf ...[continua]

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