27 dicembre. Barbe finte e water
Si sa che la Cina è ormai il maggior partner economico dei paesi africani. La Bbc però ora ci informa che al centro delle transazioni non ci sono solo strade, treni, miniere, ecc., ma anche articoli inattesi. Nel 2014 il piccolo Benin è risultato il maggior importatore di parrucche e barbe finte dalla Cina per un valore di circa 411 milioni di dollari. Il Sudafrica è invece il maggior importatore di mutande maschili: delle oltre 18 milioni di paia entrate nel paese, più di 16 milioni arrivavano dalla Cina. Le Mauritius hanno speso oltre 400.000 dollari in salsa di soia e hanno spedito in Cina oltre 5.000 rettili. Il Kenia si è invece distinto per aver importato otto milioni di dollari in water con relative sedute in plastica. La Nigeria, infine, nel 2014 ha importato dalla Cina 159 confezioni di spazzolini da denti per un valore di circa 9 milioni di dollari. (Bbc.com)

30 dicembre. Aria fresca
Era cominciato come un gioco: una ditta canadese, un po’ per scherzo, si era messa a vendere bottiglie d’aria fresca originaria dalle Montagne Rocciose. Solo che i cinesi non ­l’hanno affatto presa come uno scherzo. A parlarne è Jennifer Pak, del "Telegraph”.
La ditta, Vitality Air, è nata un paio d’anni fa, ma solo da due mesi ha iniziato a vendere in Cina. Nonostante costino 50 volte una normale acqua minerale, le prime 500 lattine d’aria sono andate via in quattro giorni, subito seguite da un ordinativo di altre 4.000.
A Moses Lam e Troy Paquette, fondatori della ditta, l’idea è venuta dopo aver venduto, sempre per ridere, un contenitore di plastica pieno d’aria su Ebay. Il primo è andato via a pochi centesimi. Il secondo ha fruttato un centinaio di sterline. Lì si è accesa una lampadina.
I genitori di Moses continuano a trovare il tutto assurdo e a raccomandarsi con lui di non portar via tempo al suo vero lavoro. Per questo per ora Moses continua a lavorare in una banca canadese. (telegraph.co.uk)

5 gennaio. La ricetta contro l’Isis
James Stavridis, ammiraglio statunitense, già comandante delle forze Nato, nell’ultimo numero di "Foreign Policy” spiega qual è la sua ricetta: contro un nemico che crede nella tortura, nelle sevizie, nella schiavitù sessuale, va senza dubbio rafforzato un intervento militare, fatto di intelligence, ma non basta. Ciò che davvero può fare la differenza è il cosiddetto "soft power”, che significa convincere la gente senza costringerla. Come si fa? Stavridis ha le idee chiare: ci vuole lavoro, lavoro e lavoro ("jobs jobs jobs”). Una sorta di Piano Marshall. Ovviamente, non sarà il lavoro a risolvere tutto, però la prospettiva di un impiego stabile, di una famiglia sana, di una comunità semplicemente "normale” potrebbe allontanare più di qualcuno dalla scelta radicale violenta.
Quanto costa tutto questo? Un sacco di soldi. Per creare lavoro, offrire istruzione, sanità e infrastrutture ci vogliono 200 miliardi all’anno. Se però si pensa che nella coalizione ci sono più di 60 paesi non è un obiettivo così irraggiungibile (tanto meno se si considera -e Stavridis lo considera- che durante la guerra in Iraq e Afghanistan gli Stati Uniti spendevano quasi un miliardo al giorno).

10 gennaio.  Colonia e gli algerini
Chawki Amari, sul quotidiano algerino "El Watan”, si interroga su come interpretare quanto accaduto a Colonia, dove alcuni uomini, tra cui nove algerini, hanno aggredito decine di donne tedesche. Non è così facile commentare la notizia, tanto più che in Europa sono in aumento le aggressioni alle donne musulmane. Il fatto è che le donne musulmane vengono aggredite dai non musulmani perché sono musulmane e portano il velo; d’altro canto le donne non musulmane vengono aggredite dai musulmani perché non sono musulmane e quindi portano le minigonne. Da un punto di vista medico, verrebbe da pensare che alla fine gli uomini che aggrediscono delle donne in un paese che non è il loro e gli uomini che aggrediscono delle straniere condividono la stessa malattia, commenta Amari. Sempre Amari aggiunge infine che qui siamo lontani dalla religione, siamo più dalle parti della "predazione” e che per gli algerini ci sarebbe ora un altro evento da commentare. Il recente attacco in Indonesia ha rivelato un altro lato del problema: a oltre undicimila chilometri da Algeri, due algerini sono stati trovati tra le vittime e un algerino tra i terroristi. (elwatan.com)

13 gennaio. Comfort women
Il 28 dicembre, Giappone e Corea del Sud hanno dato il ...[continua]

Esegui il login per visualizzare il testo completo.

Se sei un abbonato online, clicca qui accedere, oppure vai alla pagina Abbonamenti per acquistare l'abbonamento online.
Gli abbonati alla rivista hanno diritto all'abbonamento online gratuito!