Thomas Harlan è morto il 16 ottobre scorso nella clinica per malattie respiratorie di Schönau, in Bassa Baviera, dov’era ricoverato da 10 anni per enfisema polmonare. Dopo la cremazione, l’urna con le sue ceneri è stata inumata il 6 novembre nel cimitero parigino di Père Lachaise. Thomas Harlan è stato un nomade anche da morto. Nato nel 1929, alla fine della seconda guerra mondiale, Thomas fu uno dei ragazzi della "generazione del buffetto”, ai quali il Führer, nella sua ultima uscita dal bunker, aveva affidato con uno schiaffetto sulla guancia l’estrema difesa di Berlino. Quei ragazzi si dissanguarono a migliaia per un paio di settimane nel tentativo di impedire ai carri armati sovietici, ormai padroni di quattro quinti della città, di rompere l’ultimo anello di difesa del Regierungsviertel, il centro nevralgico del potere -e per permettere al Führer di farsi suicidare comodamente e senza sangue nel suo bunker. Da bambino Thomas era stato vezzeggiato da Goebbels, assiduo frequentatore di casa Harlan, che una sera capitò lì a tarda ora, dimenticando di portare un regalo al figlio di Veit che festeggiava il compleanno. Goebbels con una telefonata fece aprire il più grande negozio di giocattoli di Berlino e vi portò il piccolo Thomas perché scegliesse quello che voleva. Forse dal desiderio di sbarazzarsi dei regali ricevuti quella sera veniva la straordinaria generosità di Thomas adulto verso i suoi amici, ai quali regalava continuamente ciò che aveva di più bello.
Conclusa la battaglia per Berlino, a Thomas Harlan non occorse molto tempo per capacitarsi di quel che era successo nel mondo, in Germania, nei campi di concentramento, degli Ebrei d’Europa e a lui personalmente. Si allontanò precipitosamente dalla famiglia e dalla casa, una fuga interminabile, ma non da se stesso. Con il padre, che dapprima era stato incluso nella lista dei criminali da processare a Norimberga, e poi stralciato (insieme a Leni Riefenstahl, perché "l’arte non si processa”), Thomas ruppe ogni rapporto fin dal 1945 e nel ’48, dopo la riabilitazione ufficiale del "regista del diavolo”, fu attivo nelle proteste e nell’incendio dei cinema tedeschi che riproponevano il famigerato "Jud Süß”. Tuttavia non rinunciò al nome di Harlan, come aveva fatto qualche membro della famiglia. E quando il padre gravemente ammalato chiese di vederlo nella sua casa di Capri, Thomas andò e rimase ad assisterlo le ultime sei settimane, fino al giorno della morte (13 aprile 1964). Sperava di estorcergli una frase di pentimento o di resipiscenza, ma ottenne solo un sospiro.
Lo scrittore francese Michel Tournier nella sua autobiografia ricorda il suo incontro a Tubinga con il diciassettenne Thomas Harlan, subito dopo la guerra: "Quando arrivò a Tubinga aveva l’età e l’aspetto di Rimbaud al suo arrivo a Parigi nell’agosto del 1870. Era dominato e lacerato da tre passioni: l’amore per suo padre, la vergogna di suo padre, il forsennato desiderio di abbandonare al più presto questa Germania ancora fumante di rovine e ancora appestata dai miasmi del nazismo... Thomas scomparve poi da Tubinga altrettanto misteriosamente, quanto improvvisamente vi era comparso… seppi in seguito che insieme all’attore Klaus Kinski era andato a lavorare sotto falso nome in un kibbuz israeliano… Più tardi andò in Polonia a fare ri ...[continua]
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