Simona Pognant, 30 anni, vive a Borgone Susa, in provincia di Torino, dove fa il vigile del fuoco volontario e l’assessore, tiene poi un corso di Sociologia come assistente universitaria presso il Politecnico di Milano.

Credo sia cominciata da piccola, sai quando ti chiedono cosa vuoi fare da grande: allora, la ballerina, l’astronauta, l’archeologa e il pompiere. Poi però mi spiegavano che il pompiere non lo potevo fare. Solo gli uomini potevano.
Qualche anno fa, però, i vigili del fuoco hanno smesso di essere un corpo militare, per cui anche le donne potevano entrare.
Nel frattempo, essendo il distaccamento proprio di fronte a casa mia, non mi ero mai stancata di guardarli; dai vetri li osservavo sempre quando ricevevano istruzioni. Insomma, a un certo punto, il capo distaccamento mi ha detto: guarda, se vuoi diventare vigile del fuoco volontario ora puoi farlo. Così ho fatto un corso di tre mesi a Torino, il sabato e la domenica mattina, dalle 8 alle 13; erano comprese anche 60 ore in un distaccamento con le esercitazioni sui mezzi; completato il corso ho fatto l’esame di teoria e pratica, e sono diventata un vigile del fuoco volontario.
Noi abbiamo una selettiva, dei cercapersone, per cui quando c’è bisogno i nostri cercapersone suonano, andiamo in distaccamento e vediamo cos’è successo. Comunque non lavoriamo quasi mai da soli, salvo quando c’è qualcosa di poco conto, incendio sterpaglie, cassonetti, altrimenti ci muoviamo sempre con i vigili permanenti che per quanto ci riguarda sono quelli di Susa; a volte lavoriamo anche con altri distaccamenti volontari, perché da noi, in Val di Susa, c’è una lunga tradizione di volontariato nei vigili del fuoco, nel senso che quasi ogni paese ha il suo distaccamento; il nostro è nato nel 1872, si chiamavano “guardiafuoco”.
Abbiamo alcuni mezzi, un’autobotte, un’Aps, questi camion che si vedono in giro e due campagnole; alcune cose le abbiamo comprate noi, perché è un po’ strana la situazione dei vigili del fuoco volontari, infatti spesso ci accusano: “Voi non siete volontari perché prendete i soldi tutte le volte che uscite”, e in effetti dal momento in cui scatta la selettiva fino a quando finiamo l’intervento veniamo pagati dal ministero. E allora molte volte c’è questo conflitto coi permanenti, perché ci dicono che è il nostro secondo lavoro, che poi, per carità, per qualcuno effettivamente diventa un secondo lavoro. Qui però avendo un distaccamento piccolo in un paese piccolo la nostra politica è stata di decidere di lasciare tutti i soldi che guadagniamo con gli interventi in distaccamento. Insomma firmiamo gli assegni e poi li lasciamo lì. Così siamo riusciti anche a comprare una campagnola, dell’attrezzatura, giubbotti salvagente, il carrello per andare a spegnere gli incendi in montagna… Che comunque, poi non è che facciamo tutti questi interventi, a volte arriviamo a 500 mila lire al mese… Devo dire che come distaccamento, nel nostro piccolo, siamo contenti; l’unica cosa è che così diventa difficile avere dei giovani, perché in effetti nel momento in cui si lavora, perché lavori di giorno, di notte, e però non si guadagna, beh, non è molto appetibile come proposta…

A me piace. Come funziona? Quando sono a casa ho sempre il cercapersone acceso, sia di giorno che di notte, anche quando sono in Comune, loro lo sanno che se suona io lascio la giunta, il consiglio comunale, lascio tutto e vado. Anche di notte, anzi la notte contano molto su di me, perché abitando di fronte in un minuto, un minuto e mezzo, vado a rispondere, per cui diventa comodo per tutti. Così quando chiamano, partiamo, arriviamo lì… in teoria la squadra è formata da 5 persone, così quando arriviamo a 5 usciamo; se poi c’è qualcosa di particolarmente grave, arrivano altri mezzi di supporto, l’autobotte, la campagnola, dipende dall’intervento.
Ogni tanto, quando sono in zona, tengo comunque il cercapersone acceso, così poi mi capita di fare delle corse pazzesche, e magari certe volte riesco a prendere la partenza, altre volte invece sono già usciti, e va bene così, perché vuol dire che c’era la squadra perché comunque poi i tempi sono quelli. Ora sono quasi cinque anni che sono lì e ho già fatto un po’ di tutto, incidenti stradali, incendi boschivi, incendi abitazione, anche l’alluvione del 2000 purtroppo…
Insomma, io mi trovo bene, l’unica cosa è che essendo l’unica donna, nel mio distaccamento… diciamo che nella cintura di Torino ci sono abbastanza donne; in val di S ...[continua]

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