Questa intervista è stata fatta all’inizio di luglio. Nell’impossibilità di aggiornarla, la pubblichiamo ugualmente perché, malgrado tutti gli avvenimenti intercorsi, non ha perso nulla della sua attualità. Anzi.

Tu che hai seguito tutta la campagna elettorale dalla Tv, che immagine ti sei fatto di Berlusconi e che idea dei motivi della sua andata al potere?
Berlusconi ovviamente non avrebbe potuto vincere le elezioni se non avesse avuto la televisione. Se fosse stato un grandissimo industriale, ma avesse, per esempio, prodotto intelaiature in alluminio e ne fosse stato anche il più grande produttore del mondo, senza avere la televisione non avrebbe ottenuto nulla e non già per la propaganda che s’è fatto, ma perché ha costruito e comunicato un modello di vita. In questo modello di vita c’è lo sport, c’è il successo imprenditoriale, capitalistico, c’è l’intrattenimento, ci sono una serie di valori in parte antiquati e in parte moderni.
Lì valgono le cose che diceva Pasolini: la sua televisione ha al centro la famiglia e nello stesso tempo tutto ciò che nel mondo cattolico c’è di ipocrita, per cui, per esempio, dal punto di vista della libertà sessuale è apertissimo, dal punto di vista del maschilismo e della soddisfazione dei maschi è apertissimo. E poi naturalmente c’è l’esaltazione del consumo e del successo che si vede dal consumo. Questo è il modello di vita che lui propone. Gli anni 50 dell’America. Il tutto adattato intelligentemente alla situazione italiana, per cui una parte della satira o degli spettacoli di informazione e di intrattenimento tengono conto che esiste un 30% di Italia che vota a sinistra..., quando parla di una polifonia dice in effetti una verità.
Ma detto questo, non c’è alcun dubbio che Berlusconi abbia scientificamente usato le televisioni di cui è proprietario per lanciare la sua immagine. Sto dicendo cose banali, mi sembra strano che qualcuno metta in dubbio simili ovvietà. Basterebbe a confermarlo quello che dissero i sondaggi, non tanto sugli spostamenti di quel che si chiama “voto conscio”, ma su quello che gli esperti di marketing elettorale chiamano “il ventre molle del mercato”, rappresentato essenzialmente dalle donne e dalle persone anziane. Ebbene, verso i primi di marzo, quando si era ancora al “testa a testa”, un sondaggio della Directa rivelò che Berlusconi stava vincendo perché il 40% delle casalinghe aveva già dichiarato intenzione di voto per Berlusconi, mentre in tutte le precedenti campagne elettorali il voto delle casalinghe rimaneva totalmente incerto fino all’ultimo giorno, in quanto molto mobile e fluttuante perché abbastanza dipendente dal marito, dalla famiglia, dal parroco. Invece lui aveva già catturato il voto di quelle persone che, però, guarda caso, passano molte ore davanti alla televisione e non hanno un’idea politica ben formata.
D’altra parte Berlusconi stesso lo affermò apertamente. Durante una convention in campagna elettorale, quando a un certo punto i regolamenti gli impedirono di fare tutto quello che avrebbe voluto fare, disse: “io a questo punto ho il 35%, calerò nei prossimi dieci giorni perché, dal momento che il mio prodotto, cioè me stesso, non è più visibile da tot milioni di persone, necessariamente calerà”.
Esattamente come vendere detersivi e improvvisamente non poter più fare pubblicità, mentre la concorrenza continua a farla...

Lui ce l’aveva chiarissimo, ha organizzato tutto in questa logica.
A Milano Italia il pubblico è appaltato ai partecipanti per disposizione del garante, quindi, mettiamo, tu dai 60 biglietti a uno, 60 biglietti all’altro, e 60 all’altro ancora. Allora si vedeva che quelli di Forza Italia erano capaci di fare quel mestiere, lo facevano professionalmente, decidevano chi si doveva sedere nella prima fila, per esempio una ragazza con delle belle gambe, chi doveva parlare e dove doveva essere seduto, ti davano i nomi di chi parlava prima. E quello che faceva questo mestiere era uno che lo faceva per il casting delle loro trasmissioni con pubblico, e poi, dopo, si rivedevano il tutto, decidevano chi era andato bene e chi era andato male, cosa dovevano fare, e le cose che a noi potevano sembrare ridicole, cioè tutti vestiti uguali, erano esattamente gli aspetti che loro volevano comunicare.
E poi erano entusiasti: volevano vincere, era un obiettivo, aziendale o quello che vuoi, sapevano che lì, se si vinceva, c’era il bonus, i candidati volevano vincere, chi organizzava sapeva che era ...[continua]

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